”Che differenza c’è tra Martini e la Englaro?”: la polemica sul web, il parere degli esperti

”Che differenza c’è tra Martini e la Englaro?”: la polemica sul web, il parere degli esperti

In queste ore di tristezza per tutti coloro che credenti o meno, hanno amato e seguito il Cardinale Carlo Maria Martini, Arcivescovo di Milano dal 1979 l 2002, divampa in rete una discussione sulla morte del Cardinale.

Malato di Parkinson da molti anni, si era aggravato dopo l’ultima crisi di metà agosto, fino a entrare nella fase terminale della malattia, questa mattina. Il cardinale secondo quanto riferito dal suo medico «non è più stato in grado di deglutire nulla, ed è stato sottoposto a terapia parenterale idratante. Ma non ha voluto alcun altro ausilio: né la peg, il tubicino per l’alimentazione artificiale che viene inserito nell’addome, né il sondino naso-gastrico. È rimasto lucido fino alle ultime ore e ha rifiutato tutto ciò che ritiene accanimento terapeutico».

Il dibattito nasce proprio da qui: perché al Cardinale Martini è stato concesso di rifiutare l’accanimento terapeutico, mentre fu negato a Eluana Englaro? Il dottor Giovanni Zaninetta medico presso la Casa di Cura “Domus Salutis” spiega a Linkiesta che in realtà si tratta di due situazioni nettamente differenti, che non possono essere messe a confronto. «Innanzitutto nel caso del Cardinale, non si è trattato di rifiutare una terapia che in qualche modo poteva tenerlo in vita, ma ha semplicemente accettato il decorso della sua malattia, che in progressivo peggioramento, non poteva essere in alcun modo fermata». «Il caso di Eluana fu ben diverso», continua Zaninetta «perché la sua situazione era stabile e accettare di sospendere le cure significava compiere un’azione che avrebbe portato alla fine della sua vita».

Il Cardinale Martini sarebbe morto anche se avesse accettato di mettere il sondino naso gastrico, perché l’alimentazione era un aspetto puramente marginale rispetto alle sue condizioni di salute, e quest’azione non ha avuto alcun effetto sulla sua vita. Nel caso della Englaro invece sospendere l’alimentazione significava porre fine direttamente alla sua vita con quell’azione.

È questa la differenza sostanziale tra eutanasia e accanimento terapeutico. La prima, che sia passiva o meno (non c’è distinzione secondo il dottor Zaninetta) interviene direttamente sulla vita di una persona, ponendone fine; mentre quando si rifiuta l’accanimento terapeutico, si prende semplicemente atto che non c’è più niente da fare, che non c’è alcun intervento che può cambiare la situazione e si accetta la morte. «Come chiunque dovrebbe fare, perché in questi casi accanirsi con le cure è assolutamente inappropriato. La Chiesa su questo è assolutamente d’accordo, come si legge dal Documento della Dottrina della Fede del 1980, che su questo argomento è chiarissima».

«Il caso di Eluana poi, fu particolarmente complicato da interpretare» prosegue Zaninetta «e non si può risolvere in poche righe». Si è discusso parecchio infatti sull’alimentazione che la teneva in vita, che se considerata come alimentazione vera e propria, non poteva essere sospesa, perché in tal caso si rientrava nell’eutanasia; mentre come alimentazione artificiale era considerata al pari di una terapia ed era quindi sospendibile su volontà del paziente. Altro fattore che distingue i due casi. Il Cardinale Martini è stato lucido fino alla fine ed e ha potuto decidere se proseguire con le cure o meno, mentre Eluana purtroppo non era in grado di intendere e volere e sulle sue volontà non si sapeva niente di certo, né c’era alcun documento scritto.
 

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