Due anni fa Napolitano premiava Assad. Oggi il governo chiede la restituzione dell’onorificenza

Due anni fa Napolitano premiava Assad. Oggi il governo chiede la restituzione dell’onorificenza

L’11 marzo 2010 il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano conferiva al presidente siriano Bashar al-Assad l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone al merito della Repubblica Italiana. Oggi il governo chiede ufficialmente al Quirinale di revocare per indegnità quel riconoscimento. Una ricompensa «eccezionalmente conferita per altissime benemerenze» acquisite verso la Nazione nel campo delle lettere, delle arti, dell’economia e nell’espletamento di cariche pubbliche e di attività svolte a fini sociali, filantropici e umanitari, nonché per lunghi e segnalati servizi nelle carriere civili e militari.

Nessuna forzatura da parte dell’esecutivo di Mario Monti. È la legge n.178 del 1951 che stabilisce l’iter. «Salve le disposizioni della legge penale – si legge all’articolo 5 – incorre nella perdita dell’onorificenza l’insignito che se ne renda indegno. La revoca è pronunciata con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta motivata del Presidente del Consiglio dei ministri, sentito il Consiglio dell’Ordine».

A chiedere un intervento del governo contro il capo di Stato siriano è Palazzo Madama. Oltre sessanta senatori, in rappresentanza di tutti i gruppi parlamentari, hanno presentato oggi un’interpellanza urgente al governo. Un impegno presentato in Aula dal senatore radicale Marco Perduca. Nel suo intervento il parlamentare ripercorre il dramma della popolazione siriana, vittima della guerra civile in atto nel Paese mediorientale e della «brutale repressione» del governo di Damasco. «Ecco, le decine di migliaia di persone morte in questi mesi e quelle che in questi minuti stanno subendo bombardamenti, talvolta anche ad opera di armi non convenzionali, come le bombe a grappolo, credo meritino questo gesto simbolico da parte del nostro Paese».

Per una volta centrodestra e centrosinistra sono d’accordo. La questione è spinosa. E non riguarda solo la politica. In Aula il senatore Pdl Domenico Gramazio racconta il disagio di uno dei tanti italiani che negli anni ha ricevuto un riconoscimento dal Quirinale. Si chiama Bruno Frasca, nominato Cavaliere al Merito della Repubblica nel 1992. «Gradirei sapere a che punto si trova l’operazione parlamentare per richiedere al Quirinale – così la lettera che Gramazio legge al Senato – la revoca dell’onorificenza a suo tempo conferita al Presidente siriano. Nel caso la revoca non venisse effettuata, mi troverei costretto a rinunciare alla mia onorificenza per non condividere con un criminale che insanguina il suo Paese la mia decorazione».

Ad assicurare l’impegno del governo è il sottosegretario agli Affari Esteri Staffan De Mistura. «Credo che oggi il Senato possa essere fiero di quel che ha fatto – ha spiegato a Palazzo Madama – Posso annunciarvi che il governo ha revocato per indegnità l’onorificenza di cavaliere di Gran Croce». Tra qualche giorno, con ogni probabilità, la misura sarà effettiva. «Come voi sapete – ha spiegato ancora il rappresentante della Farnesina – ci sono alcune regole del gioco da rispettare. Devono passare venti giorni perché l’altra parte possa in qualche maniera obiettare. Ho l’impressione però che l’altra parte non abbia argomenti da usare né il tempo per farlo. In quanto impegnata in altre cose».