«Noi non conosciamo ancora il programma che Bersani proporrà per le primarie. Ma se Bersani non compierà questa scelta Bersani perderà le primarie». La scelta alla quale fa riferimento Pietro Ichino, uno dei “montiani” del Pd, è la seguente:«Noi riteniamo che non si possa tornare indietro rispetto l’agenda Monti».
Sabato mattina, siamo nella capitale, a pochi passi da Montecitorio. Al Tempio di Adriano si riunisce la corrente del Pd, che caldeggia l’agenda Monti oltre il 2013. Il convegno, promossa da alcuni esponenti democrat, fra i quali Enrico Morando, Pietro Ichino, Giorgio Tonini e Marco Follini, ha come titolo:«100 di queste riforme: il Pd e l’agenda Monti oltre il 2013». Un’idea che ha preso consistenza in queste ore, sopratutto dopo l’affermazione di Mario Monti a New York:«Se si creeranno le circostanze…».
E anche se fuori dal Tempio, si discute del “fenomeno” Matteo Renzi: «Se continuerà così prenderà il 70%. Tutti quelli che sono qui sosterranno Matteo. È vero al momento non si sbilanciano, fingono di essere neutri». Dentro si evita di parlare o di evocare il sindaco di Firenze. Bocche cucite, ma diversi sorrisi, ogni qualche volta i cronisti fanno riferimento a Renzi. «Il punto non è “Renzi sì, o Renzi no“ – dicono – il punto è “agenda Monti sì, agenda Monti no».
Alle 10:30 non si è ancora al gran completo. I primi ad arrivare sono Pietro Ichino, Enrico Morando e Marco Follini. Poi a ruota tutto gli altri: Salvatore Vassallo, Paolo Gentiloni a braccetto con Giorgio Tonini, Ivan Scalfarotto, Claudio Petruccioli, Stefano Ceccanti, Roberto Giachetti, Andrea Sarubbi. Ci sono anche alcuni ospiti fuori dal recinto del Pd: il montezemoliano Andrea Romano, la rutelliana Linda Lanzillotta e il futurista Benedetto Della Vedova. La cosiddetta “agenda Monti” va oltre i confini centrosinistra cui siamo stati abituati in questi anni. Potrebbe comprendere pezzi di Fli, Italia Futura, ma anche pezzi di Pdl. «Il nostro obiettivo da qui all’elezioni – dice a Linkiesta Andrea Sarubbi – è l’elettorato incerto. Ad esempio, i voti di centrodestra valgono il doppio». Ed è questo il motivo per cui i “montiani del Pd” avrebbero scelto il sindaco di Firenze, l’unico in grado di sfondare “nell’elettorato incerto”, e quindi anche a destra.
Alle 11:00 inizia la kermesse. Presiede il dibattito: Marco Follini «perché mi è stato chiesto da Morando», dice. Fra i big il primo ad intervenire è Salvatore Vassallo, esperto di sistemi elettorali. Un suo studio dimostra «che nessuna delle ipotesi di riforma del sistema elettorale di cui si sta discutendo, nemmeno la più maggioritaria, porterebbe, con l’attuale offerta politica, una maggioranza coesa ed autosufficiente. Questo potrà avvenire solo con un’offerta politica nuova, capace di attrarre cioè gran parte dell’elettorato “montiano” oggi disperso. Personalmente credo ci si possa arrivare, attraverso le primarie, con il successo della candidatura di Matteo Renzi».
Il senatore Giorgio Tonini, secondo fra i big ad intervenire, non parla mai di Matteo Renzi ma fissa le tappe del futuro del Pd:«Io sono per il Pd che dice: sono orgoglioso di aver sostenuto Monti. Se il Pd non accetterà in maniera seria l’agenda Monti finirà che qualcuno la farà dopo le urne. La linea su cui sembra attestato il Pd porta la sconfitta». E se la linea su cui sembra attestato il Pd è quella di Bersani, che dialoga con Vendola, e vuole stravolgere la riforma delle pensioni di Elsa Fornero. A questo punto appare chiaro che Tonini si orienterà su Renzi. Ma ancora è presto per dirlo:«Vedremo, non abbiamo un’idea comune. Quando sarà, se ci saranno le primarie, ci penseremo», dirà poi lo stesso Tonini a Linkiesta a margine della kermesse.
Ma fra i relatori c’è anche chi come Claudio Petruccioli la pensa diversamente:«La formula dell’agenda Monti mi sembra che abbia successo. L’agenda Monti significa non raccontare balle. Questa è la sintesi su cui c’è la convergenza di molti italiani». Anche se, continua Petruccioli, «questa agenda Monti senza Monti è una presa in giro». Paolo Gentiloni fa un appello “ai riformisti, ai liberal democratici”:«A questi soggetti spetta un compito complesso: costruire un programma, una leadership e una maggioranza politica in grado di sostenere l’agenda Monti. I quindici che propongono l’iniziativa di oggi hanno posizioni diverse, ma hanno una posizione comune: chiedere coerenza sull’agenda Monti. Vi sembra poco?».
Intervento dopo intervento sembra prendere forma l’idea di poter sostenere Matteo Renzi alle primarie del prossimo 25 novembre. I montiani del Pd potrebbero sciogliere la riserva fra qualche giorno. «Le primarie al massimo saranno utili per trovare un vicepremier», scriveva stamane il Foglio. Ecco. L’idea sarebbe quella di proporre Mario Monti come premier, e Renzi a fare il vice. E la formula sarebbe caldeggiata anche da Pierferdinando Casini, che in queste ore si sarebbe incontrato diverse volte con Walter Veltroni. Un “Monti-bis” con Renzi vice troverebbe la convergenza anche di Fli, e dei montezemoliani di Italia Futura. «Ma prima bisognerà vincere le primarie», sussurrava oggi a Linkiesta un deputato. «Se dovessero introdurre l’albo degli elettori, e il doppio turno, come sembra prefigurarsi in queste ore, per Matteo sarà davvero difficile».