Da tempo è già un mito. La sua lotta contro Facebook, giocata sul filo del diritto alla privacy, ha sollevato entusiasmi tra i molti che detestano la creatura di Mark Zuckerberg. Lui è Max Schrems, di Vienna, ha 25 anni e studia (molto bene, a quanto sembra) giurisprudenza, arma con cui sta colpendo Facebook sul trattamento dei dati personali. Le discipline, spiega in un’intervista, sono molto diverse tra Europa e Stati Uniti. Lo ha scoperto proprio durante un soggiorno di studio alla Silicon Valley, dove la spiegazione sulla privacy era: «se non ti dicono “no”, allora si può fare». In Europa non funziona così. Schrems comincia subito a studiare il caso, e da lì comincia la sua guerra in difesa della privacy.
I risultati che ha ottenuto non sono da poco: ha messo in piedi un sito, Europe vs. Facebook, con ventimila adesioni. Il suo scopo è riuscire a raccogliere i fondi necessari per sostenere le spese legali contro il gigante di Zuckerberg. Si parla di 300mila euro. Tutto per una denuncia da parte sua: Facebook non rispetta le norme europee sulla privacy. Lo ha scoperto nel modo più semplice possibile: com’era suo diritto, ha richiesto al social network il dossier di tutti i suoi dati personali conservati da Facebook. Gli sono stati inviati 1222 pagine di post, messaggi privati, status e conversazioni. Alcuni erano stati cancellati, ma Facebook li aveva tenuti lo stesso, contro ogni regola. Nello sfogliare e pagine, Scherms intuisce che si può fare di più.
Da quel momento ha scoperchiato il vaso di Pandora. Schrems farà altri 22 rilievi: profili chiusi di cui Facebook conserva ancora i dati, condizioni di utilizzo al limite della frode, raccolta di informazioni all’insaputa degli utenti. La sua battaglia contro il riconoscimento facciale funziona, e in Europa non viene applicata. Insomma, anche se Dublino ha interesse a mantenere buoni rapporti con Facebook, l’attacco di Schrems preoccupa Zuckerberg. Adesso, la denuncia, e entro fine anno il tribunale dovrà esprimersi. Intanto, per chi volesse scoprire cosa Facebook sa di lui, deve solo seguire le indicazioni illustrate nel suo sito. Un Davide contro Golia, lo hanno chiamato. E lui non sembra intenzionato a tirarsi indietro. Se la sentenza gi darà ragione, farà giursiprudenza e dovranno adeguarsi anche eBay e Google. Insomma, sarebbe una “sentenza-Schrems”, e diventerà storica.