Com’era facilmente prevedibile le primarie del 29 dicembre per la selezione dei parlamentari non hanno suscitato lo stesso interesse della precedente consultazione del 25 novembre scorso per la leadership del centrosinistra. Ieri si è votato in nove regioni (Piemonte, Liguria, Lombardia, Alto Adige, Umbria, Abruzzo, Molise, Campania, Calabria), un totale di 6mila seggi e 50 mila volontari. La stima che arriva da Largo del Nazareno, sede nazionale del Partito Democratica, parla di un milioni di elettori di centrosinistra, ovvero almeno un sostenitore su tre è tornato o tornerà a votare (nelle altre regioni si voterà oggi dalle 8 alle 21) dopo il doppio turno delle primarie nazionale.
Passando in rassegna i primi dati che arrivano dai comitati elettorali sparsi in tutto lo stivale, salta agli occhi il livello di partecipazione delle regione Lombardia. Gli elettori che si sono recati ai seggi sono stati decisamente di più di quanti se ne aspettassero gli stessi organizzatori. «Sono stati 100mila i lombardi alle urne è stata una grande giornata di partecipazione», spiega il segretario regionale del Pd, Maurizio Martina. Un dato positivo, se si pensa che due settimana fa in occasione delle primarie per la selezione del candidato governatore vinte da Umberto Ambrosoli, si recarono 150 mila votanti.
A Milano sono andate alle urne circa 33.815 elettori. Nelle provincia del capoluogo lombardo, a circa metà spoglio, i più votati risultano il quarantenne Matteo Mauri, vicino a Filippo Penati, la giovane Lia Quartapelle, l’ex ministro per le pari opportunità del governo Prodi, Barbara Pollastrini ed Emanuele Fiano.
A Bergamo esce clamorosamente sconfitto lo spin doctor di Matteo Renzi, Giorgio Gori. Con 89 seggi su 101 scrutinati, Gori raccoglie il 13% dei consensi. Di certo, come riferiscono a Linkiesta a notte fonda, l’ex direttore di Canale 5 sarà comunque in lista per le politiche ma in una posizione che rispecchierà l’ordine di preferenze ottenute alle primarie e dunque fortemente a rischio.
Mentre nelle provincia di Monza l’ex rottamatore Pippo Civati risulta essere il più votato. E all’una e quarantotto Civati scrive sul suo blog per ringraziare gli elettori:«Sono 5503 le persone che devo ringraziare, ma in realtà so che sono molte di più. E auguro loro di godersi questo momento, perché nonostante la data improbabile, e alcune cose che si potevano fare meglio, è importante notare finalmente che sono stati candidati dai cittadini i prossimi parlamentari. E che un po’ dappertutto ci sono sorprese, e ‘salti’ che nessuno si aspettava di vedere. Sono felice soprattutto di questo: che si sia capito, finalmente, perché abbiamo rotto le scatole per anni con questa proposta, e che ora se ne vedano i risultati. Ora vado a letto, pensando a chi si cimenterà domani con la sfida che abbiamo vissuto oggi in Lombardia, alle tante donne che candideremo, alle giovani e ai giovani che avranno accesso al Parlamento». Ad ogni modo in tutta la Lombardia sono i trenta-quarantenni i veri vincitori delle primarie del Pd. A Lecco stravince la ventisettenne Veronica Tentori, a Pavia Alan Ferrari (37) e Chiara Braga (33) a Como.
Nell’altra regione del Nord, il Piemonte, si registrano all’incirca 55 mila votanti. Ma il dato, che dovrebbe far riflettere i vertici del Pd, è quello della provincia di Torino. Lo scorso 25 novembre si recarono ai seggi 100mila elettori del centrosinistra, oggi, stando ai dati diffusi dalla sede torinese del Pd, si parla di circa 23mila votanti. E la bassissima affluenza premia i candidati del territorio. I risultati finali consegnano un risultato che vede in testa l’ex Ministro del Lavoro del Governo Prodi Cesare Damiano e il Segretario del Partito Democratico di Torino Paola Bragantini. Spicca l’affermazione di una giovane democratica, Francesca Bonomo, consigliera comunale di Barbania e animatrice parrocchiale, che raccoglie 3829 preferenze. Dal Pd torinese più che soddisfatti del risultato perché, come spiegano in una nota, «rilevante è il posizionamento delle candidate, che ottengono 4 dei primi 6 migliori risultati».
Mentre in Liguria è stata partita vera. A Genova il match più avvincente è stato quello tra il segretario regionale Lorenzo Basso, e il deputato uscente Mario Tullo. Il primo ha raccolto 4.526 preferenze, e il secondo poco sotto si è fermato a 4.474. Terza classifica la senatrice Roberta Pinotti, ministro ombra del governo Veltroni, e lo scorso inverno candidata alle primarie per il sindaco del capoluogo liguria. Sempre in Liguria, in provincia di La Spezia, si segnala l’ottima performance del responsabile giustizia del Pd Andrea Orlando, componente della segreteria di Pier Luigi Bersani, che fa il pieno nel capoluogo.
Scendendo più sud, in Campania restano da scrutinare i seggi delle isole, Capri, Procida e Ischia. A Napoli città l’affluenza ai seggi non decolla per tutto il giorno e si riprende in serata. E stando ai dati diffusi dalla segreteria provinciale del Pd, sono stati la metà degli aventi diritto al voto quelli che si sono effettivamente recati alle urne: in tutto trentamila persone circa. A scrutinio quasi ultimato, mancano circa 5/6 sezioni da scrutinare si segnala un boom del consigliere regionale Antonio Amato, dell’ex sindaco di Portici Enzo Cuomo. Tra le donne in testa Valeria Valente e Assunta Tartaglione. Confermato soltanto tre dei sette parlamentari uscenti: Luisi Bossa, Salvatore Piccolo e Teresa Armato. Fuori dai giochi la moglie di Antonio Bassolino, Anna Maria Carloni. La quale si era fatta sentire perché scaricata dalla sua area di riferimento, quella di Rosi Bindi: «Pensavo di avere il sostegno dell’area napoletana che fa riferimento a Rosi Bindi, ma di fatto non è cosi e ne sono molto rammaricata». Mentre a Salerno cadono il senatore Alfonso Andria, e il deputato uscente Antonio Cuomo. Piccola curiosità: in un seggio cittadino del Comune di Salerno si sono presentati quattro elettori di numero. Imbarazzante.
In Calabria, probabilmente la regione più bersaniana d’Italia, dove il segretario in occasione delle primarie dello scorso 25 novembre ha sfiorato in alcune province l’80%, non ci sono stati problemi per la “derogata” Rosi Bindi. Secondo quanto riferito da ambienti Pd, in provincia di Reggio Calabria la presidente del Pd supera agilmente le primarie insieme al consigliere regionale uscente Demetrio Battaglia. Da segnalare nel crotonese il risultato bulgaro del deputato uscente Nicodemo Oliviero, che ha ottenuto 8.257 preferenze sugli 8.547 voti validi.
Eppure in Calabria non sono mancate le polemiche. Mario Maiolo, consigliere regionale del Pd e candidato in provincia di Cosenza, denuncia irregolarità: «La scorretta conduzione delle primarie per la scelta dei candidati del Pd alle elezioni politiche del 24 febbraio in provincia di Cosenza (ma non solo a Cosenza) è stato l’epilogo della conduzione antidemocratica e non trasparente della federazione provinciale del Pd. Irregolarità si sono registrate nel tesseramento 2011 e 2012, nella redazione dell’Albo degli elettori, di fatto inesistente, e, quindi, indisponibile alla consultazione da parte dei candidati al pari dell’elenco dei tesserati, nella organizzazione dei seggi e nelle operazioni di voto». Insomma la guerra delle carte bollate può avere inizio.
@GiuseppeFalci