L’appuntamento è per lunedì pomeriggio alle 18. Quando a Largo del Nazareno si riunirà la Direzione nazionale del Partito democratico. Il destino politico di Rosy Bindi, Beppe Fioroni, Anna Finocchiaro e altri dirigenti democrat si deciderà allora. Nella sede del Pd gli oltre 200 componenti dell’organismo dovranno approvare il regolamento delle primarie per i parlamentari. Le norme della competizione elettorale che deciderà i prossimi aspiranti deputati e senatori. Ma dovranno anche decidere il futuro dei dirigenti più “anziani”.
Lo Statuto del Pd è piuttosto chiaro. L’articolo 21 – in tema di incandidabilità e incompatibilità – spiega che la candidatura in Parlamento è preclusa a chi ha già «ricoperto detta carica per la durata di tre mandati». Una recente interpretazione della norma prevede che il limite sia fissato dopo quindici anni di servizio (non necessariamente tre legislature). Tra Camera e Senato, sono a rischio “rottamazione” una ventina di parlamentari. Molti nomi celebri della politica italiana e qualche esponente meno noto. Secondo lo Statuto, sarebbe preclusa la rielezione alla presidente Rosy Bindi, all’ex premier Massimo D’Alema, al capogruppo a Palazzo Madama Anna Finocchiaro. Ma anche a Walter Veltroni, Giovanna Melandri, Pierluigi Castagnetti, Beppe Fioroni, Franco Marini, Marco Follini, Livia Turco.
C’è un’eccezione. Il comma 8 dell’articolo 21 spiega che la Direzione nazionale può accettare eventuali deroghe al regolamento. Serve il voto favorevole della maggioranza assoluta dei componenti (120 voti). Nessun automatismo, però. La deroga deve essere giustificata da una relazione che chiarisca «il contributo fondamentale» che l’interessato potrà offrire al partito nella prossima legislatura. Insomma, per essere ricandidato ognuno dei dirigenti di più lunga militanza parlamentare deve fare un’apposita domanda. E deve anche motivarla.
Molti dei diretti interessati si sono già fatti da parte. Lasceranno le Camere. È il caso dell’ex titolare della Salute Livia Turco (in Parlamento dal 1987). Hanno già assicurato che non chiederanno alcuna deroga Pierluigi Castagnetti e Giovanna Melandri. Stessa sorte per Veltroni e D’Alema, che hanno annunciato il proprio ritiro lo scorso autunno. Quando la campagna “rottamatoria” di Matteo Renzi era più intensa. L’ultimo a farsi da parte, in ordine di tempo, è stato Mimmo Lucà. Leader dei Cristiano Sociali, siede a Montecitorio da poco meno di vent’anni. Con una lettera al segretario Bersani, qualche ora fa ha annunciato di non voler ricandidarsi alle prossime elezioni. “Largo ai giovani”.
L’ex presidente del Senato Franco Marini non ha ancora deciso. Nelle prossime ore valuterà se chiedere una deroga o meno. Ma c’è anche chi la richiesta l’ha già scritta. È Cesare Marini, entrato al Senato nella XII legislatura. «La deroga l’ho già chiesta – racconta – Ho inviato una lettera, tanto al partito sanno chi sono. Conoscono la mia storia». Rosy Bindi ha assicurato che farà la stessa cosa. Altri, come il deputato Francesco Tempestini, prendono tempo. Alla Camera dal 1983 al 1994, il parlamentare romano è tornato a Montecitorio quattro anni fa. «Credo che lunedì non si deciderà nulla – racconta – Temo che ci vorrà qualche giorno in più per chiarire tutti gli aspetti regolamentari».
Non farà alcuna domanda, invece, la presidente dei senatori Pd Anna Finocchiaro. Questo non vuol dire che la dirigente siciliana rinuncerà al Parlamento. Deciderà cosa fare lunedì, in base al regolamento che sarà adottato dalla Direzione. Il segretario Pierluigi Bersani ha fatto capire che una parte dei seggi sarà riservata a un elenco di nomi selezionati dal partito. Si parla di circa il 20 per cento, rispetto ai 400-500 posti in palio. Assegnati a personalità esterne, parlamentari di cui il segretario non vuole privarsi, e magari qualche volto noto.
In realtà non è stato ancora chiarito nulla. Di questo e delle altre regole delle primarie si discuterà lunedì. Gli argomenti da chiarire sono numerosi. «Non è escluso che la riunione possa essere aggiornata a martedì mattina» spiegano dal partito. Intanto la corsa al listino bloccato è già partita. «Ma è meglio diffidare dai nomi che sono usciti in questi giorni sui giornali – si racconta – Di questi dettagli non si è ancora discusso». Alla fine il segretario sembra intenzionato a concedere la deroga a tutti coloro che ne faranno richiesta (anche se resta decisivo il voto della Direzione). A quel punto, però, i dirigenti più anziani potrebbero essere costretti a conquistarsi un posto in lista correndo alle primarie. Nel partito sono in tanti a pensarla così. «Se il segretario è stato legittimato dalle primarie – dicono – lo possono fare anche loro».