Il tornioLe parole della crisi dalla A alla Z

Alfabeto dei tempi difficili

Autosufficienza parlamentare: Ottenuto il pre-incarico, dopo le consultazioni Pier Luigi Bersani dovrà tornare al Quirinale e dimostrare di avere i numeri. Facendo due conti, al Senato il Pd ha 106 seggi ai quali si aggiungono i 12 del Gruppo Misto (6 senatori sono di Sinistra e Libertà), i 10 delle Autonomie (tra questi i senatori del Psi). Si arriva al numero di 128, ancora largamente inadeguato a ottenere un’autosufficienza parlamentare. La maggioranza assoluta (la metà più uno) dei componenti dell’assemblea è il 158: irraggiungibile per la coalizione di centrosinistra, senza «pescare» in altri gruppi parlamentari. Da qui il rischio di andare a sbattere contro un muro.

Bicamerale per le riforme: dopo le Bicamerali fallite, un nuovo tentativo. Ma per il momento non c’è accordo nemmeno sul nome. Dovrebbe essere una «Convenzione» aperta a tutte le forze rappresentate in Parlamento, che si occupi di modificare la legge elettorale, di ridurre il numero dei parlamentari e di scardinare il bicameralismo perfetto istituendo una Camera delle autonomie. Uno strumento parlamentare, come la leggendaria Bicamerale di Massimo D’Alema del 1997, a sua volta figlia delle commissioni Bozzi e Jotti-De Mita. Tutti tentativi naufragati miseramente. Lo sa bene D’Alema, giunto vicinissimo all’accordo, quando poi Berlusconi mandò tutto all’aria.

Cambiamento: Bersani ha proposto un governo «di cambiamento», un governo che faccia «alcune cose semplici che gli Italiani ci chiedono». Tutto sta a vedere di quali Italiani si parla.

Declino economico: siamo di fronte al più difficile tornante della storia economica repubblicana. Sono 6,7 milioni le persone in Italia in grave difficoltà economica, che non sono in grado di affrontare una spesa imprevista di 800 euro, non possono riscaldare adeguatamente casa, sono in arretrato con i pagamenti dell’abitazione o non riescono a fare un pasto a base di proteine ogni due giorni. E intanto il Pil scende ancora: nel 2012 è calato del 2,4% e 5 imprese su 6 temono di fallire entro fine anno.

Effetto di spiazzamento (anche detto «crowding out effect»): termine mutuato dal gergo finanziario per indicare l’ingresso di un operatore molto importante. Nel caso specifico, strategia intentata da alcuni per tentare di attrarre consensi per la formazione del futuro esecutivo.

Fondo salva stati (anche detto «European Financial Stability Facility»): si tratta di un fondo messo in opera dagli Stati facenti parte della zona euro, insieme al Fondo Monetario internazionale, per far fronte ai possibili problemi finanziari degli stessi Stati. Molti hanno sottolineato l’insufficiente dotazione dello stesso fondo, il nostro paese ha finora negato ogni possibilità di farne ricorso. Finora.

Governicchio/1: termine fortemente dispregiativo che indica la ricerca di una maggioranza raccogliticcia con la quale presentarsi al Capo dello Stato. Ma le più rilevanti perplessità nell’uso di tale termine riguardano i contenuti programmatici e la composizione del governo in formazione. Circolano alcune candidature eccellenti – come quella di Fabrizio Saccomanni al Tesoro e di Mario Monti agli Esteri – e alcuni nomi altisonanti come Milena Gabanelli, Roberto Saviano, don Luigi Ciotti.

Grecia/2: paese storicamente poco incline al rispetto di criteri di serietà finanziaria, tanto che dal momento ormai lontano dell’indipendenza fino a oggi si è sostanzialmente trovato in una situazione di dissesto quasi permanente. Di certo, non un esempio da seguire. 

Haircut: espressione, che significa letteralmente «taglio dei capelli», anch’essa mutuata dal linguaggio finanziario. Indica un’azione, sotto varie possibili forme, di ristrutturazione del debito di uno Stato. Operazione più che mai necessaria.

Inciucio: termine di provenienza dialettale e con una forte componente onomatopeica che indica una combinazione sottobanco, un mettersi d’accordo di nascosto tra fazioni formalmente avversarie, attuato, anche con mezzi ed intenti poco leciti, in una logica di spartizione del potere. Termine particolarmente gradito alle nuove forze entrate in Parlamento con le ultime elezioni per distinguersi dai «partiti storici» e ribadire il «contenuto etico» della novità da essi stessi introdotta nel sistema politico.

Larghe intese: indicazione che giunge in queste ore da chi ha avuto la responsabilità di governo nella passata legislatura, che ripete come un mantra «o governo della concordia, le larghe intese, o il voto». Non senza un prezzo da pagare. «Siamo pronti a un governo di larghe intese, ma vogliamo il Colle, perché la sinistra non può prendersi tutto».

Moral hazard (tradotto con «rischio morale o comportamento opportunistico»): comportamento di chi, essendosi assicurato contro il rischio, non prende più precauzioni contro tale rischio, nascondendo anche alle controparti la reale consistenza dell’alea. Pratica caratterizzata da un estremo cinismo, con l’intento di capitalizzare sulla crisi e lucrare vantaggi elettorali dalla generale delegittimazione degli schieramenti, ignorando completamente l’interesse generale a solo vantaggio della propria parte politica.

Neoliberismo: ideologia dominante negli ultimi decenni, almeno nei paesi occidentali e che predica la riduzione al minimo dell’intervento dello Stato in economia, le liberalizzazioni, la deregolamentazione anche nel settore finanziario, le privatizzazioni, con il convincimento che il mercato, lasciato a se stesso, è in grado di risolvere in ogni caso i problemi meglio dell’intervento pubblico. Se ne parlava prima delle elezioni, vista l’attuale congiuntura il ricorso a tale termine, sia a favore che contro, non va più di moda.

Ocse: Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, il cui capo economista e vice segretario generale Pier Carlo Padoan potrebbe entrare nella squadra di governo di Bersani come Ministro dell’Economia. Ha dichiarato qualche giorno fa: «Nessun rischio contagio da Cipro per l’Italia. Ma ora dopo la bocciatura del piano di salvataggio e del prelievo forzoso bisognerà trovare una soluzione diversa».

Piano B: ad alcuni non è ancora venuto in mente, altri lo considerano praticamente già fallito e sono alla ricerca del cosiddetto piano C.

Quantitative easing: politica delle banche centrali dei vari paesi usata normalmente in momenti difficili. Consiste nell’immissione di nuova moneta all’interno del sistema economico realizzata attraverso la sottoscrizione e l’acquisto di titoli pubblici. Da lunedì, con le borse sempre più sul filo del rasoio, se ne tornerà probabilmente a parlare.

Responsabilità: di fronte alla «missione impossibile» di formare un esecutivo, gli appelli al senso di responsabilità si moltiplicano. Finora inascoltati. Si andrà probabilmente a finire, come amava dire Ignazio Silone, che «noi siamo responsabili anche per gli altri».

Sistema o rischio sistemico: ovvero il timore che le difficoltà in un determinato punto del sistema possano innescare una crisi generale, o di sistema, per le interconnessioni di una singola istituzione con il resto del sistema stesso. Fase già ampiamente superata.

Too big to fail/1: si dice di quelle aziende o istituti troppo grandi per essere lasciate fallire e che quindi, in caso di crisi, devono essere salvate per evitare che la loro chiusura comporti danni molto rilevanti al resto del sistema finanziario e dell’economia. E’ il modo con cui ci stanno guardando dall’estero in queste ore.

Troika/2: trio costituito dal Fondo Monetario Internazionale, dall’Unione Europea e dalla BCE che gestisce le crisi finanziarie dei paesi europei in difficoltà. Attualmente operativo a Cipro, ma con una sorprendente rapidità di intervento anche in altri contesti.

Unione Europea: O Unione degli Stati europei. «Il caso italiano preoccupa più di tutti», ha dichiarato il premier uscente Mario Monti dopo il summit di Bruxelles dello scorso 14 marzo. Ma – dicono le fonti d’agenzia – era «consapevole» che si trattava probabilmente della sua ultima apparizione a un vertice Ue.

Vendita allo scoperto (anche detto «Short selling»): indica la pratica di vendere delle azioni senza averne la proprietà, sperando di ricomprarle più tardi ad un prezzo inferiore, realizzando così un profitto. Altra pratica caratterizzata da un estremo cinismo, estremamente diffusa fra forze politiche vecchie e nuove.

Zombie: espressione che fa riferimento alle numerose imprese acquisite prima dello scoppio della crisi utilizzando un alto livello di indebitamento. Con un successivo valore di mercato inferiore a quello dei debiti contratti, sono diventate in sostanza dei cadaveri viventi, degli zombie appunto. A proposito della mossa europea relativa al prelievo forzoso a Cipro, c’è chi ha fatto notare che il default è solo questione di tempo, l’Italia è già praticamente uno zombie.
 

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