Monti è «soddisfatto» del voto. Ma allora chi ha perso?

Il premier incontra i suoi parlamentari

Alle elezioni puntavano al 20, si sarebbero accontentati del 15, ma si sono fermati al 10 per cento. Nella prossima legislatura gli esponenti di Scelta Civica speravano di essere decisivi, ma il movimento di Mario Monti rischia di essere ben poco determinante. Eppure il presidente del Consiglio è entusiasta. Dopo aver incontrato i suoi deputati e senatori, a ora di pranzo il Professore parla con la stampa. Una piccola pausa in una giornata ricca di appuntamenti: questo pomeriggio proseguirà il vertice con la ridotta pattuglia parlamentare. Un faccia a faccia per decidere le strategie e organizzare il partito che nascerà.

Difficile che stamattina Monti e i suoi abbiano stappato lo spumante. Eppure l’analisi delle recenti elezioni è curiosamente positiva. «Confermo la soddisfazione per i risultati raggiunti» esordisce Monti parlando in una sala strapiena di giornalisti e operatori tv. I montiani puntavano al 20 per cento? Macché. «Dopo la famosa discesa in campo di Berlusconi nel 1994 – spiega il premier – non ricordiamo una accumulazione di voti simile. Circa tre milioni, raccolti in cinquanta giorni». Insomma, quasi un record. Peccato che alla breve campagna elettorale debbano essere aggiunti i lunghi mesi in cui buona parte della squadra di Monti è stata al governo.

La celebrazione prosegue. «Il contesto ci fa apprezzare particolarmente il risultato – continua il presidente del Consiglio – I principali partiti hanno perso milioni di voti. Mentre la nostra offerta ha incontrato una risposta molto pronta». Voti giovani, soprattutto. Come ci tiene a sottolineare il premier. Con lui ci sono alcuni dirigenti di Scelta Civica. Andrea Olivero, il ministro Andrea Riccardi. In perfetto stile Cinque Stelle il neo deputato Andrea Romano ne approfitta per fotografare i cronisti accalcati nella piccola sala conferenze.

Mario Monti non parla di vittoria elettorale. Almeno questo. Ma conferma la bontà dell’intuizione politica della sua “salita” in campo. I centristi avevano capito prima degli altri le difficoltà di un «bipolarismo conflittuale». Da qui «la critica aspra e radicale all’offerta dei partiti tradizionali». Poco male se in realtà i voti di protesta contro i “partiti tradizionali” siano andati al Movimento Cinque Stelle. Mentre Scelta Civica ha di fatto cannibalizzato gli alleati dell’Udc e di Fli. Il risultato è comunque più che positivo. Tanto che Monti non nasconde un po’ di stupore. Positivamente colpito dall’esito delle urne, «dopo che il governo ha preso misure molto pesanti e non particolarmente popolari».

Finiti i festeggiamenti, il premier passa ad analizzare la situazione attuale. Rispondendo, disponibile, alle domande dei giornalisti. Le soluzioni all’attuale crisi istituzionale? È ancora presto per indicare un percorso: «La nostra posizione sarà oggetto di esame nella riunione del pomeriggio. Non vorrei dare indicazioni prima di aver ascoltato i neo colleghi». Di certo l’offerta avanzata stamattina da Bersani durante la Direzione del Pd non scalda il premier. Commentando gli otto punti programmatici proposti dal segretario democrat, Monti ammette di non essersi ancora fatto un’idea. «Il tema è molto sottile, delicato, importante. Vorrei leggere bene quei punti». 

Domani Monti avrà modo di parlarne direttamente con Bersani, che si recherà a Palazzo Chigi per un confronto in vista del vertice europeo del 14 marzo. Il giorno dopo toccherà a Silvio Berlusconi. Mentre probabilmente non ci sarà alcun incontro con Beppe Grillo. Ad oggi – ammette Monti – il leader del Movimento Cinque Stelle non ha ancora risposto al suo invito. 

Il Professore lascia intendere che la soluzione alla difficile fase post elettorale potrebbe essere un governo di larghe intese. D’altronde nessuna delle forze politiche uscite da queste elezioni, neppure quella che si è più affermata, il M5S, «appare lontanamente in grado di risolvere i problemi». Pur sottolineando più volte il ruolo fondamentale del presidente della Repubblica, Monti ricorda che anche «nella metà del novembre del 2011 l’Italia sembrava ingovernabile. Oggi, a differenza di allora, non ci sono da affrontare acute crisi finanziarie e credo che la difficoltà di trovare accordi tra le forze politiche possa essere minore di allora».

Di certo se l’alternativa fosse un governo antieuropeista e contrario a proseguire la strada delle riforme iniziata dall’attuale esecutivo, «sarebbe preferibile tornare al voto». E Matteo Renzi? In caso di nuove elezioni la leadership del sindaco di Firenze potrebbe spingere Monti a un accordo con il centrosinistra? Il presidente del Consiglio non risponde. Ammette che durante l’incontro di ieri a Palazzo Chigi ci sia stato un confronto con Renzi sull’attuale situazione del Paese. Dopotutto «ho spesso contatti con esponenti significativi del mondo politico e sociale». Ma sul futuro preferisce non dare risposte. «Sono quesiti molto interessanti, ma prematuri. Parte delle risposte dipendono da decisioni di un altro partito». 

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