Grillini in movimento: Rodotà divide il Pd? Viva Rodotà

Mailbombing del Pd a favore del giurista, che accetta di essere il candidato cinque stelle

Milena Gabanelli ha sciolto la riserva: resterà giornalista. Sarà il giurista Stefano Rodotà il candidato grillino per la presidenza della Repubblica. Il Movimento 5 stelle intanto si pone la questione in termini più metodologici che politici. Ormai una consuetudine, almeno per il gruppo parlamentare, visto che ieri Beppe Grillo è stato più ficcante del solito. Il leader ha aperto alla collaborazione con il centrosinistra previo voto del candidato grillino al Quirinale. Ma soprattutto ha ammesso di valutare la carta di Stefano Rodotà come potenzialmente divisiva per il Partito democratico.

Il punto è che Pd e Pdl sembrano essere ancora lontani da quell’accordo che avrebbe lasciato le mani libere ai parlamentari stellati, sicuri di votare un candidato di bandiera e non avere possibilità di inserirsi nella corsa. Ma in caso di partita aperta, Grillo sa di non poter pagare lo scotto di rimanere sostanzialmente ininfluenti in una congiuntura che li vedrebbe nuovamente determinanti. Così le carte si mescolano e, al di là di quel che dice il leader nella sua tre giorni friulana, il gruppo parlamentare ha iniziato a fare il punto della situazione.

La forma è quella consueta: una riunione fiume di oltre quattro ore, scioltasi definitivamente poco prima della mezzanotte di ieri. Nella quale non si è presa alcuna decisione formale. Nessun voto ha sancito quella che per ora sembra comunque essere la linea della maggioranza del gruppo: si voterà ad oltranza il proprio candidato. Tra i più netti il senatore piemontese Carlo Martelli, il deputato Manlio Di Stefano e la sua collega Dalila Nesci. «Anche se quest’assemblea deciderà diversamente a maggioranza io continuerò a votare Gabanelli. Ce lo impongono le nostre regole», ha detto quest’ultima. Ma fatto salvo alcune posizioni ultra-ortodosse, la divisione tra i “fedeli alla linea” e i dialoganti non è emersa netta come in passato.

Questo soprattutto perché anche i pasdaran stellati come Alessandro di Battista e Roberto Fico hanno convenuto su un punto sollevato da alcuni eletti: qualora ci siano concrete possibilità di far eleggere uno dei primi classificati alle quirinarie, occorrerà valutare seriamente il da farsi.

«Alcuni dei membri della linea intransigente stanno iniziando ad usare la testa, e questo è un buon segnale», spiega un deputato considerato “dissidente”. Quattro senatori sono arrivati a chiedere di sottoporre i primi tre o quattro nomi della rosa delle quirinarie agli altri partiti, affinché potessero sceglierne uno. Proposta bocciata. Forse un passo del genere non è ancora maturo, ma la disponibilità a valutare le concrete possibilità di sganciarsi dall’ipoteca del voto online, se qualcun altro tra i nomi votati dal web avesse buone chance di vittoria, è un passo importante per l’evoluzione delle dinamiche del Movimento. Quel qualcuno, ovviamente, risponde al nome di Stefano Rodotà.

Potrebbe essere solo una manovra di disturbo, ma ieri alcuni deputati renziani hanno avvicinato i grillini: «Certo che se sceglieste di votare Prodi e Rodotà magari potremmo farlo anche noi…». E un loro collega Democratico chiacchierando in Transatlantico spiegava: «È un nome che circola anche al Nazareno». Insomma, un governo di cambiamento no, ma magari un presidente di cambiamento si potrebbe fare.

Lo stesso Grillo aveva suggerito che in caso di rifiuto di Gabanelli – Gino Strada ha già rifiutato – si sarebbe arrivati inevitabilmente a Rodotà. I grillini potrebbero dunque condizionare la partita del Colle in modo sensibile. Ma proprio per questo su di loro sono aumentate le pressioni: un altro caso-Grasso sarebbe letale. Per questo la discussione sull’eventuale espulsione di Marino Mastrangeli, senatore reo di partecipare a troppi talk-show, proposta ieri da Vito Crimi, è stata rimandata alla prossima settimana. Ora c’è da fare un presidente. 

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