Per uscire dalla palude Napolitano faccia De Gaulle

Quando la classe politica andò a Canossa

L’Italia di oggi come la Francia del maggio 1958? Probabilmente sì. Allora l’Esagono viveva una delle sue più gravi crisi politico-istituzionali. La Costituzione della Quarta Repubblica (praticamente coeva a quella attuale italiana del 1948) dimostrava tutti i suoi limiti con la continua caduta di esecutivi; l’Algeria fremeva e i “tintinnare di sciabole” da parte dei militari insofferenti della situazione che si stava vivendo nella colonia (senza per questo dimenticare i mal di pancia dei “pied noir”) portavano la temperatura politica oltre i livelli di guardia. Il Paese era in un angolo e per uscire la classe politica di allora andò a “Canossa” o meglio a Colombey Le Deux Eglises terra dell’autoesilio de “L’Homme qui fut la France”.

De Gaulle nauseato dalle pastette partitocratiche che già si erano presentate all’orizzonte nell’immediato dopoguerra aveva lasciato la politica attiva e si era ritirato in campagna in attesa che il giorno della chiamata arrivasse. E arrivò. Così è oggi l’Italia il nostro Colombey Les Deux Eglises si è vissuto con l’implorazione corale delle principali forze politiche acché Giorgio Napolitano non lasciasse il Colle più alto. E così è stato. La condanna senza appello di una classe politica incapace e ottusa si è avuta palese con il discorso che il Capo dello Stato ha pronunciato alle Camere riunite in occasione del suo re-insediamento con la patetica scena masochista dei continui, scroscianti applausi volti a sottolineare le giuste rampogne che il vecchio uomo di sinistra tirava ai presenti.

Ma Napolitano – come De Gaulle- ha avvisato i presenti. E i suoi silenzi di questi giorni devono far riflettere. Il Capo dello Stato è uomo attento, preciso, rispettoso ma non per questo assente dal richiamo e dal monito. Un sommesso invito: faccia come il Generale nel maggio 1958. Formi un Comitato Consultivo ! (abbiamo già avuto l’esperienza dei dieci saggi, è un importante precedente) che abbia al centro il Consiglio di Stato e che sia composto dai più autorevoli costituzionalisti e amministrati visti italiani. Eventualmente inviti qualche –degno- rappresentante politico e dia loro trenta giorni di tempo. Obiettivo la stesura della nuova Carta Costituzionale. Con l’attuale Parlamento è una partita persa. I profili dei leader politici attuali non sono neanche fotocopie stinte dei padri costituenti.

La definizione “volare alto oltre il proprio interesse” non gli appartiene, non è nel loro DNA. Qualcuno griderebbe all’alto tradimento e all’attentato alla Costituzione o alla presentazione plastica del “Piano di Rinascita Democratica” di piduistica memoria? Fesserie da pseudo – conservatori. Napolitano ha un’età che lo pone fuori da queste ambizioni e quindi accuse. Ha un pedigree democratico inattaccabile. Il suo sarebbe un autentico gesto di amor di Patria. Permetterebbe all’Italia di uscire dalle secche. Dopo un mese il testo del Comitato verrebbe trasmesso al Governo (ovvio che del Comitato farebbe parte il Presidente del Consiglio e il Ministro delle Riforme) e quindi alle Camere per un’approvazione da entrambe le Camere a “pacchetto chiuso”. Prendere o lasciare per poi passare a un voto referendario.

La Francia in un mese – nel 1958 – è riuscita a voltare pagina, a darsi un nuovo “élan”, uno slancio che l’ha portata ad avere la più bella Costituzione moderna. Certo François Mitterrand allora non mancò di gridare al “colpo di Stato permanente” ma si è visto com’è andata. Il “Fiorentino” è stato uno dei più autentici interpreti della Costituzione degaulliana e l’ha plasmata alla sua “vision d’Etat”. Non a caso un fortunato libro di Alain Duhamel venne intitolato “De Gaulle- Mitterrand la marque et la trace”.

E Letta? Come allora, occorre un Michel Debré che aiuti Napolitano in questa difficile e autenticamente rivoluzionaria fase politico-istituzionale. Il Premier ha la preparazione e lo stile che lo fa apparire quasi un enarca di casa nostra. Il Governo diventerebbe ancora più del “Presidente” e il suo ruolo di guida dell’esecutivo ne avrebbe autentico giovamento. Ora occorre uno sforzo, che solo un autentico “King George” può compiere.

Twitter: @edoardocaprino

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