La «soppressione» del ministero dell’Agricoltura (dove adesso siede la pidiellina Nunzia De Girolamo). Del parte della competenze legislative al ministero per lo Sviluppo Economico e quelle più specifiche al ministero delle Politiche Comunitarie. È quanto chiede una proposta di legge la Lega Nord di Roberto Maroni a Montecitorio, firmata dai deputati Davide Caparini, Gianni Fava e Gianluca Pini e presentata il 27 maggio.
Una «bomba» che rischia di creare polemiche nel settore agricolo, già messo in difficoltà dalla crisi economica, come pure in quello politico, con la possibilità che anche in altri partiti (Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo in primis) si possa ragionare sull’approvazione di un provvedimento che potrebbe far rientrare più di un miliardo di euro nelle casse dello Stato. È infatti di 1.377.635.106 miliardi di euro la previsione di bilancio del 2013 che diminuirà nel 2015 di appena (?) 300 milioni . Del resto, il dicastero è uno più antichi della Repubblica Italiana. Lo volle Camillo Benso conte di Cavour nel 1860.
«Ma adesso il ministero non è altro che un postificio per offrire prebende, che non fa altro che intralciare le competenze sul settore che spettano in primis all’Unione Europea e poi alle regioni. Da abolire non ci sarebbe solo il ministero ma anche le commissioni Agricoltura di camera e senato che negli ultimi anni non sono servite a niente» tuona Gianni Fava, assessore all’Agricoltura di regione Lombardia che da tempo va rivendicando l’esclusiva da parte dell’amministrazione regionale di sedere al tavolo con le istituzioni europee. Certo, fa impressione che un partito come la Lega Nord, che ha avuto nell’ultima legislatura il ministero con l’attuale governatore del Veneto Luca Zaia, voglia adesso far chiudere i battenti a un ente gigantesco, con otto dipartimenti e nove enti collegati, con migliaia di dipententi.
La lista è lunga, dal Dipartimento delle politiche europee e internazionali e dello sviluppo rurale (Dipeisr articolato in due Direzioni Generali) al Dipartimento delle politiche competitive, della qualità agroalimentare e della pesca (Diqpi – articolato in tre Direzioni Generali), da Corpo Forestale dello Stato (Cfs) al Reparto Pesca Marittima del Corpo delle Capitanerie di Porto. E poi ci sono gli enti collegati. Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura (Agea); Buonitalia S.p.A.; il Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in agricoltura (Cra); l’Istituto Nazionale di Economia Agraria (Inea); l’Istituto di Servizi per Mercato Agricolo Alimentare (Ismea); l’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (Inran); l’Ente Nazionale Risi; l’Istituto Sviluppo Agroalimentare S.p.A. (Isa); l’Agenzia per lo Sviluppo del Settore Ippico (Assi).
Se la proposta di legge dovesse essere approvata, parte dei dipendenti dovrebbe passare sotto lo Sviluppo Economico. Del resto, «la legge Bassanini», si legge nel testo «prevedeva il trasferimento alle regioni e agli enti locali di tutte le funzioni amministrative che non devono essere esercitate unitamente a livello centrale con l’obiettivo di realizzare il “federalismo amministrativo”, la razionalizzazione e la redistribuzione delle competenze dei ministeri, nonché il riordino e la riorganizzazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri, con struttura di indirizzo e coordinamento delle politiche del Governo e la completa delegificazione in materia di organizzazione dei Ministeri».
Non solo. Di fatto «la riforma Bassanini conservò il Ministero limitando, però, le sue competenze all’ambito agricolo, alimentare, ma soprattutto di rappresentanza degli interessi unitari dell’Italia in seno all’Unione europea, al fine di evitare la perdita dei fondi della Pac (Politica Agricola Comune)». Nel 2012 il ministero è finito pure in un’inchiesta della magistratura soprannominata «Centurione» dove sarebbe emerso un diffuso sistema «di corruzione radicato». Tra gli arrestati ci fu pure Giuseppe Ambrosio, ex direttore generale del Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura, capo della segreteria del sottosegretario Franco Braga ed ex capo di gabinetto dei ministri Zaia e Galan. A finire indagati furono in 37.
@ARoldering