Il senso di Mediobanca per le rivoluzioni arabe

La prossima settimana il piano industriale di Piazzetta Cuccia

Una rivoluzione in Piazzetta Cuccia è attesa la prossima settimana, quando sarà presentato il piano industriale che, secondo i rumors di questi giorni, prevede una razionalizzazione delle sedi estere per concentrarsi su Londra, puntando a trasformarla in un vero e proprio hub dell’investment banking. D’altronde, soprattutto in Tunisia e Turchia, lo sviluppo fuori dai confini nazionali non ha portato fortuna a Mediobanca. Risale a fine 2010 l’impegno assieme alla Bia, controllata al 50% dalla Banque Exterieure d’Algerie e al 50% dalla Lybian Foreign Bank, a creare una banca d’investimento per posizionarsi nell’area mediterranea. Un progetto, curato dal finanziere franco-tunisino Tarak Ben Ammar, si è però arenato per via dello scoppio della primavera araba. Allo scorso novembre, invece, l’ad Alberto Nagel stava aspettando il disco verde di Bankitalia per aprire una sede in Turchia. Anche in questo caso, l’obiettivo era «sfruttare le possibilità di investment banking». Sei mesi dopo, lo scoppio delle rivolte di piazza Taksim, a Istanbul. Visti i precedenti, l’idea di puntare sulla City non sembra male. Poi nella vita non si sa mai…

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