L’universo, la politica e un asteroide di nome Hack

Animalista e vegetariana sin da bambina

Ecco come Giorgio Dell’Arti e Massimo Parrini nel loro Catalogo dei viventi, 2009, Marsilio, raccontavano Margherita Hack, morta il 28 giugno a Trieste a 91 anni

• Firenze 12 giugno 1922. Astrofisica. Prima donna a dirigere un osservatorio astronomico in Italia. Professore emerito di Astronomia nell’Università di Trieste, accademico dei Lincei. «Fare scienza è come andare a caccia dell’assassino, con lo scienziato nei panni dell’investigatore».
• «Fulgida figura di astrofisica, donna di granitica fattura, autonoma, indipendente, incarnazione del libero pensatore» (Maria Luisa Agnese).
• Da ragazza si cimentò con successo nel salto in lungo e nel salto in alto (e voleva diventare radiocronista sportiva): «Si era tutti nazionalisti, si andava alle adunate, si faceva sport, ci si divertiva un mondo. Sono stata fascista fino al 1938, fino al giorno in cui entrarono in vigore le leggi razziali».
• «Non sono stata un Einstein. Non ho fatto grandi scoperte. Ho portato, nel mio campo, un contributo al progresso della scienza. E l’ho fatta conoscere soprattutto ai giovani, che sono molto interessati e contenti di imparare qualcosa. Son riuscita a mettere su una scuola di ricercatori molto bravi. Ho fatto fare un salto di qualità all’Osservatorio astronomico di Trieste, che ho diretto per oltre 20 anni». «Nel 1957, durante un lungo soggiorno a Berkeley, in California, avevo fatto delle ipotesi per spiegare le caratteristiche di una stella unica nel suo genere, Epsilon Aurigae, ma per verificare queste ipotesi avrei dovuto osservarla nell’ultravioletto, inaccessibile da Terra. Quando nel gennaio 1978 fu lanciato Iue, il mio primo programma di osservazione fu Epsilon Aurigae. Ricordo che ero alla stazione dell’Esa a Villafranca del Castillo vicino a Madrid da cui si comandava il satellite e aspettavo con ansia guardando lo schermo del computer. Se la mia ipotesi era giusta sullo schermo doveva apparire lo spettro ultravioletto, altrimenti lo schermo sarebbe rimasto vuoto. Dopo qualche minuto cominciarono ad arrivare i fotoni ultravioletti e la strisciolina luminosa che avevo predetto».
• «Tra le sue ipotesi più affascinanti, l’idea di un universo che si espande “a grappolo” e l’ammissione che la vita potrebbe essersi sviluppata anche in altri luoghi dello spazio» (Chiara Vanzetto che nel 2006 ha pubblicato per Editoriale Scienza L’universo di Margherita).
• È sposata (dal 1944) con Aldo De Rosa (che la chiama Marga): «Complementare in tutto, lei atea lui cattolico, lei una scienziata lui un letterato (“un’enciclopedia vivente che consulto in continuazione”), lei del tipo aggressivo e lui pacioso, “imprevedibile, timido, sognatore, come un extraterrestre, il mio opposto”. Si sono conosciuti da bambini, a Firenze, dove lei abitava profeticamente in via Centostelle. “Io avevo 11 anni e lui 13, ci incontravamo ai giardini pubblici. Giocavamo a guardie e ladri, noi s’era sempre i ladri. Facevamo anche grandi tornei di palla e corse di resistenza. Ci arrampicavamo sugli alberi, e io lo battevo sempre”. La loro frequentazione si interrompe per dieci anni: il padre di Aldo, commissario di polizia, viene trasferito, prima all’Aquila, poi a Palermo. “Ci siamo ritrovati all’università e a dire il vero ci eravamo piuttosto antipatici. Si leticava sempre, non mi ricordo poi com’è finita che ci siamo innamorati e addirittura sposati”» (Laura Laurenzi).
• Il marito: «“Margherita lo diceva sempre che del matrimonio non c’era bisogno. Secondo me però è un impegno che si deve prendere. Lei non voleva, ho dovuto combattere un po’. Siamo andati in chiesa la mattina molto presto, quando non c’era nessuno. Un po’ si vergognava”. La prima cosa che gli è piaciuta di lei? “Che era straniera. Lei si sente fiorentina, ma il padre era svizzero. Mi ha colpito fin da quando l’ho incontrata da bambino: era energica, si arrampicava sugli alberi meglio di me, giocava a palla e non si arrendeva mai. Mi piaceva la forza che riusciva a esprimere”. Lei non ha voluto figli e lui l’ha assecondata: “Se glielo avessi chiesto non si sarebbe rifiutata, ma avevo capito che non le sarebbe piaciuto, anche fisicamente. E nemmeno a me sarebbe piaciuto vederla col pancione. Per me lei è sempre stata come Giovanna d’Arco: combattiva, un po’ maschile, mai civettuola”» (Enrica Brocardo).
• «Noi i figlioli non si volevano. C’è chi è portato e chi non è portato: io non sono portata. Da ragazza poi mi dava molta noia tutta quella propaganda di Mussolini secondo cui le donne dovevano fare figlioli per forza, e anche tanti. Oggi c’è molta retorica attorno alla maternità. Io preferisco i gatti».
• Vivono a Trieste, in una casa con un giardino «da sempre non curato», con un cane e tre gatti.
• Sul suo aspetto trasandato: «Mi piaceva vestirmi bene, anche se sempre in modo molto semplice. Truccarmi no, al massimo avrò messo qualche volta un po’ di rossetto. Ma se i capelli non mi stavano come volevo io pativo molto. Poi m’è passata. A 18 anni ho smesso di badarci».
• Coautrice del brano Questo il mondo del cantautore Stefano Pais, nel 2006 fu esclusa da Sanremo Giovani: «La mia esperienza musicale si chiude qui e continuerò a non guardare il Festival, che trovo di una noia mortale».
• Nota anche per le sue attività non strettamente scientifiche e in campo sociale e politico, dal 1989 è garante scientifico del Cicap (associazione che da anni si batte per dimostrare l’infondatezza di qualsiasi previsione astrologica), dal 2002, è presidente onorario dell’Unione degli atei e degli agnostici Razionalisti; dal 2005 è iscritta all’associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica. Nel 2005 eletta nel Consiglio regionale lombardo con il Pdci, cedette il seggio a Bebo Storti. Nel 2006 capolista alla Camera del Pdci in Friuli (senza essere eletta). Nel 2007 votò alle primarie del Pd, ma ribadì: «Sono un po’ più a sinistra». Nel 2008, dopo la batosta subita alle politiche dalla Sinistra-l’Arcobaleno, fu tra i cento che firmarono per il recupero non solo e non tanto della falce e martello, quanto del comunismo.
• È vegetariana.
• Alla domanda in tv di Lilli Gruber: «Lei crede in Dio?» rispose secca: «No». Ha poi spiegato: «Non c’è né Dio, né l’aldilà, né l’anima. Quello che noi chiamiamo anima è il nostro cervello. Non credo nella vita dopo la morte e tanto meno credo a un paradiso in versione condominiale, dove rincontrare parenti, amici, nemici, conoscenti. Non mi soddisfa. Certo, può essere consolatorio: un po’ come credere alla Befana…».
• Ha firmato l’appello per la fine dell’embargo ad Hamas.
• Nel 2006 ha raccontato la sua vita e i suoi studi in L’universo di Margherita (Editoriale Scienza). Da ultimo ha pubblicato Così parlano le stelle – L’universo spiegato ai ragazzi (Sperling & Kupfer, 2007, scritto con Eda Gjergo) e Il mio zoo sotto le stelle (Di Renzo Editore, 2007) scritto con l’amica animalista Bianca Pauluzzi.
• Eda Gjergo è una donna appassionata di scienze, che le scrive lettere da quando aveva 11 anni. A novembre 2007 ha mandato sua madre Tatiana ad aiutare i De Rosa-Hack: lui s’era rotto un femore cadendo in giardino, lei s’era messa tre by pass. Margherita: «Non si poteva andare avanti più a far da soli».
• Un sogno nel cassetto? «Sogni no. Ormai ricerca non se ne fa più perché non ci sono fondi; mi diverte scrivere, fare conferenze e divulgazione scientifica» (la Repubblica).
• In suo onore è stato intitolato l’asteroide 8558 Hack.
 

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