L’inchiesta sulle tangenti per lavorare in Rai dovrebbe far riflettere il governo di Enrico Letta. Ci vorrebbe un bel dossier, nuova moda di questo esecutivo, per una televisione pubblica che costa ai cittadini uno sproposito tra canone e un rosso in bilancio che viene spalmato sul nostro debito pubblico.
Che forse sia giunto il momento di privatizzarla? Del resto Pietro Di Lorenzo, ex presidente della società di produzione tv Ldm, che ha fatto scattare la procura ha spiegato molto bene come funziona il sistema della tv pubblica. Ha lavorato con la Rai per anni, producendo fiction come «Il Capitano» con Alessandro Preziosi o programmi d’intrattenimento come «I Raccomandati» e «Ciak… si canta!». Insomma conosce bene i meandri di Saxa Rubra.
Ai magistrati ha raccontato questo: «Agli inizi di settembre 2006 il capostruttura di Raiuno Giampiero Raveggi delegato per la vigilanza sui programmi prodotti dalla Ldm comunicazione Spa chiese a Pietro Di Lorenzo ”in prestito” dei soldi (5000 euro)», si legge nell’esposto firmato da Di Lorenzo, assistito dall’avvocato Alessandro Diddi: «Ben presto egli si accorse che il Raveggi non voleva un prestito ma somme di ben altra portata nonché una serie di ”favori” da elargire a persone a lui vicine. Di Lorenzo rifiutò sdegnosamente la proposta di tangente di 100mila euro e da quel momento la Ldm è stata sottoposta ad una serie di vessazioni».
Di questo scontro si sarebbe occupato anche l’allora direttore pro tempore di Rai uno Fabrizio Del Noce e «furono informati anche il Direttore generale Claudio Cappon e la Direttrice pro tempore delle risorse televisive (oggi presidente ndr) Lorenza Lei. La Rai dispose un auditing nell’ambito del quale il sottoscritto fu ascoltato e confermò tutto alla commissione etica», ma non accadde nulla. Speriamo adesso succeda qualcosa, soprattutto a livello di governo.