L’avvio da parte dell’Antitrust di un’istruttoria volta a verificare se il Gruppo Fs abbia abusato della propria posizione dominante per favorire Trenitalia, ostacolando Ntv, ha portato all’attenzione pubblica il problematico processo di liberalizzazione del trasporto ferroviario passeggeri.
Ma in quello merci, per il quale l’apertura alla concorrenza è iniziata diversi anni prima, la situazione è anche più complessa e chiama ancor di più in causa precise (non)scelte politiche volte a preservare lo status quo ante e la posizione dominante dell’azienda di Stato, l’ultima delle quali, determinante, assunta (peraltro in modo surrettizio, tanto che se n’è avuto notizia solo da pochi giorni) dal sedicente liberalizzatore Governo Monti.
Ciò che infatti fino a poco tempo fa era per le aziende ferroviarie private solo un timore, sembra ora divenuto realtà: lo Stato ha sottoscritto un nuovo contratto di servizio universale con Trenitalia Cargo per il periodo 2009-2014, senza effettuare alcuna gara e senza alcuna trasparenza, ragion per cui FerCargo, l’associazione delle imprese ferroviarie private, ha deciso insieme a una decine di sue associate, di adire la giustizia, presentando lunedì scorso un ricorso al TAR del Lazio.
Facciamo un passo indietro. Il contratto di servizio universale – il sistema con cui lo Stato contribuisce economicamente all’effettuazione dei servizi ferroviari merci laddove il mercato, per scarsa redditività, sceglierebbe di non operarne – era da tempo nel mirino dei newcomer privati. Fino alla vigenza del regime monopolistico, Trenitalia Cargo riceveva sovvenzioni per i suddetti servizi sulla base di un contratto con lo Stato scaduto alla fine del 2006, dopodiché si è andati avanti per proroghe. Nel frattempo è andato crescendo il peso delle imprese ferroviarie private (oggi responsabili di circa il 30% del traffico in termini di treni-chilometro), che, radunate nell’associazione FerCargo, hanno cominciato a mettere in discussione tale modello principalmente sotto due punti di vista: da una parte la contestazione che il servizio realmente offerto da Trenitalia non corrisponda, per difetto, a quanto previsto dal contratto, dall’altra la considerazione che per il futuro, essendosi intanto sviluppato un mercato concorrenziale, la sovvenzione di servizi di interesse pubblico debba essere messa a gara.
Sul tema erano anche partiti a fine 2012 diversi esposti e diffide inviate a Corte dei Conti, Antitrust, Autorità di Vigilanza sui Contratti Pubblici (AVCP), Ministero dei Trasporti e Ministero dell’Economia. Ciononostante e malgrado il fatto che l’Europa con l’elaborazione della Direttiva 34 e del IV Pacchetto Ferroviario abbia intrapreso nettamente la strada di una maggiore apertura del mercato ferroviario, il nuovo contratto sarebbe stato sottoscritto. Condizionale d’obbligo, perché in realtà è impossibile avere notizie ufficiali al riguardo, tanto dal Ministero dei Trasporti quanto da Trenitalia.
Tuttavia, oltre ad alcune evocative frasi pronunciate da Mauro Moretti, numero uno di FS, alcuni mesi fa, esistono due indicazioni documentali piuttosto attendibili al riguardo: la prima è una delibera del 6 marzo dell’AVCP, in cui, a latere di un’istruttoria riguardante la richiesta di Trenitalia di esenzione dall’obbligo di svolgimento (attivo) di gare d’appalto, si spiega che il servizio universale “è svolto da Trenitalia sulla base di un contratto di servizio che disciplina i ‘servizi di trasporto merci di interesse nazionale sottoposti a regime di obbligo di servizio pubblico’ per il periodo 2009-2014. Il contratto, sottoscritto in data 3.12.2012, è in corso di perfezionamento”. La seconda è la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del 9 maggio di una Delibera del CIPE (Governo Monti) del 21 dicembre 2012, con cui si esprime “parere favorevole in ordine alla proposta di ‘Contratto relativo ai servizi di trasporto merci di interesse nazionale sottoposti a regime di obbligo di servizio pubblico per il periodo 2009-2014’”.
Quest’ultimo documento, inoltre, enumera i contributi ricevuti da Trenitalia Cargo negli ultimi anni: 110,8 milioni di euro nel 2009, 128 nel 2010 e 128,3 nel 2011. E certifica come il CIPE abbia deciso per il rinnovo contrattuale a dispetto della consapevolezza che “la Commissione Europea ha in corso una indagine conoscitiva sull’intervento finanziario assicurato dal contratto di servizio in esame, volta a verificare la sussistenza di aiuti di Stato”; tanto che il nuovo contratto “subordina, per il periodo successivo al 3 dicembre 2012, l’erogazione dei servizi e il pagamento dei corrispettivi alla necessità di dare attuazione alla eventuale decisione che la Commissione dovesse adottare in materia”. Come dire: invece che svoltare verso una vera liberalizzazione, assegniamo intanto i fondi a Trenitalia, poi, se Bruxelles avrà da eccepire, vedremo come venirne fuori.
Da qui la decisione di FerCargo e di una decina di sue associate di percorrere la via giudiziaria, sviluppando entrambe le ragioni di contestazione del sistema del contratto di servizio universale affidato a Trenitalia: “Il ricorso è contro il silenzio e l’inerzia serbata da Ministero dei Trasporti e Ministero dell’Economia in relazione alle richieste di FerCargo di attivare i poteri di controllo sull’effettivo espletamento dei servizi universali da parte di Trenitalia fino al 3/12/2012” spiega Giovanni Caputi, avvocato dello Studio Legale Stajano che ha curato il ricorso. “Inoltre il ricorso è contro eventuali, sconosciuti, atti di aggiudicazione del servizio universale a Trenitalia per il periodo successivo al 3/12/2012; di tali atti vi è traccia in una delibera CIPE, che però sostiene che il contratto sarebbe in corso di perfezionamento: visto che non è chiaro cosa voglia dire e se nel frattempo questo perfezionamento vi sia stato, abbiamo ritenuto prudenziale presentare ricorso”.
La violazione configurata secondo FerCargo è quella dell’art.30 del Codice degli appalti, che recita: “La scelta del concessionario deve avvenire nel rispetto dei principi desumibili dal Trattato e dei principi generali relativi ai contratti pubblici e, in particolare, dei principi di trasparenza, adeguata pubblicità, non discriminazione, parità di trattamento, mutuo riconoscimento, proporzionalità, previa gara informale a cui sono invitati almeno cinque concorrenti, se sussistono in tale numero soggetti qualificati in relazione all’oggetto della concessione”. Trenitalia ha scelto di non commentare.