Viva la FifaCessione dell’Inter in arrivo: da Moratti a Thohir

L'indonesiano investirà 300 milioni

Aggiornamento (19 settembre) Il presidente dell’Internazionale Massimo Moratti e Erik Thohir si sono incontrati a Parigi, dove hanno limato gli ultimi dettagli. Siamo davvero a un passo del cambio di proprietà: il magnate indonesiano sta per diventare il nuovo azionista di maggioranza dei nerazzurri. Mancano ancora le firme, che dovrebbero arrivare la prossima settimana. Al rientro a Milano, Moratti ha confermato il possibile ingresso di altri soci indonesiani legati a Thohir. Inoltre non ha dichiarato, ma fatto capire, che molto probabilmente non manterrà la carica di presidente, mentre la famiglia Moratti resterà nel board nerazzurro.

Già a maggio 2013 si parlava dell’acquisito di una quota della società nerazzurra compresa tra il 40 e il 49 per cento. In piena estate, però, Thohir avrebbe alzato l’asticella, puntando dritto al 75% della “Beneamata”. A Moratti resterà il 23% e alla Pirelli l’1,6 per cento. Si sarebbe in attesa delle fideiussioni a garanzia del completamento dell’operazione. Un impegno, quello di Thohir, da 300 milioni di euro e che cambierà in maniera radicale l’attuale modello di business del club per ora ancora nelle mani di Massimo Moratti. La nuova gestione si baserà su tre punti fondamentali: risanamento del bilancio nell’ottica del Fair play finanziario, la risoluzione della questione stadio e una più aggressiva strategia di marketing per rilanciare il brand Inter.

Chiariamo subito: Moratti è in sostanza costretto a vendere la sua Inter. Il presidente che ha speso oltre un miliardo di euro dal 1995 per assicurarsi i vari Ronaldo, Vieri e Ibrahimovic non può più usufruire dei ripianamenti da parte della Saras, che ha chiuso il 2012 con perdite per 90 milioni: la cessione delle quote dell’azienda di famiglia ai russi di Rosneft rientrano nell’ottica di risanamento dei conti e non consentono più le siringhe di denaro al boccheggiante bilancio nerazzurro. Un bilancio che, nonostante i recenti miglioramenti, ha chiuso ancora in rosso. Nel 2012 l’Inter ha chiuso con un passivo di 77 milioni di euro, contro una forbice compresa tra i 50 e i 60 con cui si dovrebbe chiudere l’esercizio di quest’anno. Da registrare l’impegno di Moratti, che in due anni ha ridotto di 80 milioni le spese alla voce ingaggi, ma allo stesso tempo il fatturato ai minimi storici: 170 milioni di euro al netto delle plusvalenze (44 milioni). Stando alle ultime indiscrezioni, Moratti dovrebbe incontrare Thohir a Londra per ratificare un accordo che servirà prima di tutto a ripianare i debiti dell’Inter, scoperta con le banche per circa 80 milioni, stando ai dati del 2012.

Non solo. A pesare in negativo sulle entrate dell’Inter c’è stata la mancata partecipazione alla Champions League. Nella quale i nerazzurri non hanno giocato nella scorsa stagione e che non disputeranno nemmeno nella prossima. Con conseguente danno economico. Non prenderne parte significa perdere almeno 30 milioni di euro l’anno. Ma, più si prosegue nella competizione e maggiori sono gli incassi. Sommando i risultati sportivi al cosiddetto market pool (gli introiti dei diritti tv del mercato di ogni singolo Paese), Juventus e Milan si sono portati a casa rispettivamente 65 e 51 milioni di euro. E con questo trend tecnico ed economico, il divario con i top club europei è destinato ad allargarsi.

Secondo “Forbes”, l’Inter vale attualmente 400 milioni di euro. Una dato che la colloca al 14° posto tra i club di calcio di tutto il mondo. Ecco spiegato l’assegno che Thohir è pronto a staccare. Inizialmente. Perché dopo i buchi da coprire, bisogna tirar fuori altri soldi. Sopratutto se si vuole guadagnare, anche con il calcio. Thohir è un magnate che vuole fare profitti in un business come il calcio che tradizionalmente non è fatto per ingrossare il portafogli, semmai a svuotarlo. E vuole faro sfruttando l’esperienza acquisita negli ultimi anni con il soccer Usa. Thohir ha investito 50 milioni di dollari per l’acquisto della squadra dei Dc United, club di Washington (oltre ai 20 tirati fuori per la squadra di basket dei Philadelphia 76ers), anche se la gestione seguita all’acquisto sta seminando qualche malumore tra i tifosi della squadra della capitale Usa. Il magnate indonesiano aveva promesso investimenti per un nuovo stadio e per il rafforzamento della rosa durante il calciomercato, ma fino ad ora non si è visto nulla di tutto ciò: pare che Thohir preferisca restare in Indonesia, delegando tutto o quasi a persone di sua fiducia.

Probabile sia stata questa lontananza del magnate dai propri affari a far desistere Moratti dal vendere fino ad ora, oltre che per una questione affettiva. Ma il piatto piange ed è arrivata l’ora di cedere. E di cambiare il modello di business nerazzurro. Il nuovo corso di Thohir muoverà su due cardini. Il primo è quello legato allo stadio. Due sono gli scenari che la nuova società già soprannominata “Moratthohir” (l’attuale proprietario dovrebbe mantenere la carica di presidente) si troverà di fronte: stadio di proprietà ex novo e il cosiddetto “quarto anello”, ovvero l’ammodernamento dell’area attorno San Siro. Un bivio di fronte al quale lo stesso Moratti si è mosso senza un vero e proprio indirizzo preciso. Fino a qualche mese fa sembrava orientato a regalare ai nerazzurri una nuova casa. Per questo, aveva avviato trattative con i cinesi della China Railway Construction Corporation, pronti a rilevare il 15% del club con l’intenzione di investire nella nuova struttura di proprietà. Sembrava tutto fatto, con tanto di foto di rito.

Poi i cinesi si sono tirati indietro e Moratti ha puntato sulla seconda opzione, quella del “quarto anello”. Si tratta, in sostanza, di avviare una partnership con il Milan per creare un’area commerciale da sfruttare attorno allo storico impianto del “Meazza”, inglobando l’area del trotto. Ma qui la questione è complicata. Il progetto, di cui a Palazzo Marino si parla da anni (lo stadio è di proprietà comunale), ha creato incomprensioni recenti tra l’amministratore delegato rossonero Adriano Galliani e il vicesindaco di Milano Ada Lucia De Cesaris: il primo ha presentato il progetto basato su negozi, ristoranti e spazi verdi nell’area dell’ippodromo, confinante con lo stadio. De Cesaris ha però risposto che «tali idee sono sconosciute all’Amministrazione comunale e mi sembrano ben lontane dal progetto di riqualificazione che il Comune ha iniziato a discutere con gli operatori dell’ippica per il trotto, con Snai e la città». Una situazione di stallo che potrebbe convincere Moratti a far traslocare l’Inter nei prossimi anni, con l’appoggio di Thohir. Il quale come detto vuole fare i “danè”: se Inter e Milan spendono 8 milioni all’anno per San Siro solo di affitto per guadagnarne circa 25, con lo stadio di proprietà gli introiti salirebbero per i nerazzurri a 80.

E poi c’è da vincere il derby del merchandising. Da questo punto di vista, il Milan vince alla grande. Alla voce introiti del settore commerciale, i rossoneri sono in vantaggio: 85 milioni incassati contro i 42 dei “cugini”. E l’Indonesia, patria di Thohir, è destinata ad essere il nuovo campo dove si giocherà la partita del merchandising tra le due squadre di Milano, vestite Adidas (Milan) e Nike. Perché in Indonesia la presenza del Milan è ben assestata, mentre l’Inter lo scorso anno si è concentrata sulla Cina indossando la seconda maglia da gara rossa, colore simbolo di Pechino. Ora si sposterà verso Giakarta. Non è un caso che i nerazzurri abbiano appena rinnovato con la Nike per 5 anni: incasseranno 18 milioni a stagione. Una cifra che sarebbe lievitata anche grazie all’imminente ingresso nell’Inter di Thohir. La casa del “baffo” avrebbe già pianificato una campagna pubblicitaria di grande spessore nel sud-est asiatico per promuovere il marchio del “biscione”. Una campagna che farà da sfondo ai futuri tour della squadra in Indonesia, al pari di quanto già fanno in Asia i club inglesi da tempo, oltre al Real Madrid, che negli anni di Beckham si faceva vedere spesso in Giappone. Su questo punto c’è da parlare con la Lega Calcio, socntrarsi se necessario. Vedremo.

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