Crocetta deve scegliere e inguaia i democratici

Aut aut al governatore della Sicilia

Alla fine Rosario Crocetta, governatore «rivoluzionario» della Sicilia, dovrà decidere: o militare nel Pd, o ne “il Megafono”, la sua lista. Non esistono alternative, i due progetti politici risultano essere «incompatibili». La commissione nazionale di garanzia, riunita ieri pomeriggio al Nazareno, sede del Partito democratico, e presieduta da Luigi Berlinguer, ha esaminato attentamente i ricorsi arrivati dall’isola, uno da Partinico, uno da Trapani, e uno dalla provincia di Enna, ispirato dall’ex senatore Vladimiro Crisafulli. «Non risultano esistere intese o accordi fra il Pd e il Megafono, che possano consentire agli iscritti del Pd di far parte di altri movimenti politici o agli eletti  di aderire a gruppi consiliari diversi dal Pd stesso», recita il documento della commissione. Insomma per il governatore siciliano “Saro” non ci sono alternative: dovrà porre fine al progetto de “il Megafono”, se davvero, come continua a ripetere da settimane, intende candidarsi alla segreteria di Largo del Nazareno. Altrimenti «abbandoni il Pd, e faccia del Megafono un partito politico a tutti gli effetti».

Di fatto, stando alla storia dell’ultimo anno, il Megafono è un partito politico, composto da circoli e militanti. Tutto inizia un anno fa durante una direzione regionale del Pd in un noto albergo palermitano, l’Hotel San Paolo Palace, quando Crocetta rompe gli indugi e si candida alla presidenza della Regione «per salvare l’isola dagli sprechi e dal malaffare». Da quel giorno prende forma il progetto de “il Megafono”. Un progetto studiato da Crocetta e dal senatore democratico Beppe Lumia, la mente del sistema crocettiano. L’obiettivo del nascituro progetto politico è quello di allargare il fronte dell’elettorato, e magari, perché no, riuscire a conquistare pezzi di elettorato di centrodestra.

Ecco perché in occasione delle regionali, quelle che incoronano l’ex sindaco di Gela, è facile trovare all’interno delle liste civiche de il Megafono personaggi politici come Nello Di Pasquale, ex sindaco di Ragusa, e fino al 2011 berlusconiano di ferro. È il core business del duo Crocetta&Lumia, imbarcare uomini di rito berlusconiano, o vicini all’ex governatore Raffaele Lombardo, o ex cuffariani come l’ex parlamentare del Pid (Popolari di Italia Domani, costola dell’Udc) Pippo Gianni. In questo contesto il partitino di Crocetta si muove: riesce ad ottenere il 6.5% su base regionale, supera lo sbarramento per accedere all’Assemblea regionale siciliana, e costituisce un gruppo parlamentare indipendente dal Pd all’Ars. Sembra fatta. «Alle politiche saremo in doppia cifra», filtrava dal quartier generale del Megafono di Caltanissetta. Il capoluogo al centro dell’isola è riferimento strategico del movimento di Crocetta. Lì si svolgono le riunioni che anticipano le elezioni politiche del 2013. Ed è lì che Crocetta lancia la candidatura di Beppe Lumia come capolista al Senato della lista de “il Megafono”.

Da via Bentivegna, sede regionale del Pd, iniziano a sospettare. Del resto, secondo lo statuto dei democratici, uno come Beppe Lumia, con quattro legislature alle spalle, non si dovrebbe candidare. Ma gli viene chiesto dall’amico “Saro” per lanciare “il Megafono”. “Beppe” è l’uomo ombra del governatore, l’anello di cucitura con il mondo degli industriali, e con i poteri forti dell’isola. Nonostante la campagna elettorale di fatto alternativa a quella del Pd, alla politiche del febbraio scorso il movimento di Crocetta conferma il risultato delle regionali, non oltrepassando il 6.5 per cento. Ad ogni modo, mormorano alcuni deputati regionali, «l’obiettivo principale è stato raggiunto: Lumia è nuovamente senatore».

Il modesto risultato delle politiche rispetto ad alcuni sondaggi che avrebbero quotato “il Megafono” in doppia cifra, non fa tramontare i sogni e i progetti crocettiani. Perché di lì a poco si terranno le amministrative in centinaia di comuni dell’isola. E “il Megafono” non si può lasciar scappare un’occasione del genere. Il governatore presenta le liste praticamente ovunque, mobilita gli assessori della giunta regionale per sostenere il Megafono. E in alcuni casi, come nell’ennese e nel ragusano, addirittura candida uomini alternativi a quelli del Pd. Da Palermo i democratici levano gli scudi: «Crocetta rema contro il Pd». Volano gli stracci. Partono i ricorsi indirizzati alla segreteria di via Sant’Andrea della Fratte, alla Commissione nazionale di garanzia dei democratici. Tonino Russo, ex parlamentare dei democratici, pubblica su facebook le prove che Crocetta starebbe costruendo un partito alternativo: «un modulo di iscrizione dove versare le quote e il richiamo a un successivo tesseramento». Un altro dato che fa inalberare sopratutto gli ex ds siciliani, che vorrebbero più rappresentanza all’interno del governo regionale. Il cerchio si chiude con il responso di ieri della Commissione di garanzia: o dentro, o fuori.

Un diktat che passa la palla al governatore. adesso spetterà all’ex comunista la prossima mossa. Già pochi minuti dopo la decisione della Commissario è partito al contrattacco: «Il Pd sta invitando, in pratica, a discutere di questo rapporto. E noi discuteremo». Come? Non è dato sapere, ma per l’ex sindaco di Gela si è aperta una prateria. Del resto, mormorano dirigenti locali del Pd, «lui ha il cerino in mano della trattativa. Adesso ci saranno i congressi e i vertici nazionali e regionali dovranno necessariamente concertare con il governatore di una grande regione come la Sicilia». Chi lo conosce dice a Linkiesta che «reciterà la parte della vittima e inizierà ad occupare tutti gli spazi televisivi a disposizione». Sempre se non strappi «definitivamente» dal Pd. «Ormai tutto è possibile», stando ad un collaboratore del governatore. D’altronde, basta leggere le dichiarazioni Crocetta a Il Fatto Quotidiano dove descrive un Pd isolano distrutto dai capibastone e dal correntismo: «In Sicilia c’è il tesseramento del Pd bloccato da 4 anni. Le tessere sono in mano sempre agli stessi notabili». Ma le vicende sulla formazione professionale, che vedono coinvolto un big del Pd siciliano come Francantonio Genovese, rappresentano una carta vincente che di certo uno Crocetta non si lascerà sfuggire: «È assurdo che dinanzi a tante questioni morali e tanti scandali che hanno visto in parte coinvolto anche il Partito Democratico si stia ancora a parlare di Megafono sì Megafono no. A me interessano la Sicilia e i siciliani». Poi si vedrà, se non sarà la segreteria del Pd, potrebbe essere la leadership del centrosinistra. 

Twitter: @GiuseppeFalci 

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