E alla fine Diego Della Valle ha deciso di prendere carta e penna per scrivere al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, sulla questione Rcs, comprando qualche paginetta su quei giornali italiani di cui denuncia il rischio restrizione di libertà di opinione: «Presidente Napolitano, abbiamo bisogno di sentire la Sua voce», inizia così la lettera con cui l’imprenditore chiede «una voce forte, al di sopra delle parti e della massima autorevolezza». E poi: «Sarebbe necessario che noi tutti, il gruppo che io rappresento, la Fiat, Intesa e Mediobanca, invece di rafforzare le nostre posizioni, facciamo un passo indietro e lasciamo completamente l’azionariato di Rcs liberandolo così da tutte le vecchie polemiche e da tutte le dietrologie di ogni tipo». La cosa che colpisce è che non è solo la tanto vituperata (da Della Valle e altri suoi colleghi) politica, ma anche la finanza e gli imprenditori, arrivati ad un certo punto, a tirare per la giacca il vecchio presidente: i partiti salendo al Colle implorandolo perchè si ricandidasse al Quirinale; Della Valle perchè battesse un colpo sulla disfida di via Solferino. A che titolo, poi, non è dato sapere. Certamente non a nome del popolo italiano, che più che pensare ai destini di Rcs, cerca più prosaicamente di arrivare a fine mese. Ma allora perché Della Valle lo fa? Ah, saperlo…