C’è un teatro che potrebbe chiudere, in quella che un tempo era soprannominata la “Milano del Sud”. Non un teatro qualunque, ma “il teatro”, ovvero il Teatro Massimo “Vincenzo Bellini” di Catania. A rendere pubblica la notizia un’interrogazione parlamentare di Sel, depositata pochi giorni fa a Montecitorio. I parlamentari del partito di Nichi Vendola lamentano che «alla luce dei tagli ai fondi e alle assunzioni a settembre del 2013 il Teatro Massimo “Vincenzo Bellini” rischia di non poter riaprire, per l’impossibilità di programmare il cartellone lirico-sinfonico, togliendo alla città di Catania e alla Regione Siciliana una delle più antiche e importanti strutture di riferimento culturale». In virtù di ciò chiedono «se il ministro interrogato non ritenga opportuno agire nella direzione dell’aumento del Fondo Unico dello spettacolo». Fin qui l’interrogazione.
Ma la chiusura del Teatro Bellini è una storia che parte da lontano. È una storia legata alla passate gestioni, e, per l’appunto, a quella dell’avvocato Antonio Fiumefreddo, nominato sovraintendente nel 2008 dall’allora governatore della Regione siciliana Raffaele Lombardo, di cui era anche legale. Le assunzioni del teatro sarebbero aumentate esponenzialmente nel corso degli anni fino ad arrivare ai 300 dipendenti di oggi. Oltretutto si sarebbero verificati fenomeni di assenteismo sfociati in un’inchiesta della Procura della Repubblica di Catania, reati che sarebbero stati commessi tra il 2007 e la fine del 2009. Circa 70 dipendenti sono stati destinatari di un avviso di conclusione indagine per truffa aggravata, rei di aver timbrato il cartellino senza essere al lavoro. Mentre altri avrebbero segnato ore di straordinario senza essere presenti. Ma i dipendenti del Comune non ci stanno, e si difendono sostenendo che ci sarebbe stato un accordo sindacale grazie al quale sarebbero state consentite loro ore di straordinario forfettario per ogni spettacolo extra-cartello. Chi dirà la verità? Lo scopriremo nei prossimi anni. Di certo – mette nero su bianco l’interrogazione di Sel – «nel 2012 la Regione Siciliana ha destinato al Teatro Massimo “Vincenzo Bellini” di Catania oltre 16 milioni di euro e questi fondi sono stati utilizzati esclusivamente per il pagamento degli stipendi di circa 300 lavoratori e lavoratrici». Ma sui “famosi” 300 lavoratori tocca fare una precisazione. Gli assunti nel settori amministrativo sarebbero «solo 21», e dovrebbero essere in pianta organica 56. L’orchestra è di 71 elementi, e potrebbero essere 103. Mentre il coro dovrebbe essere composto da 93 unità, ma da anni sono rimasti «57 a causa di prepensionamenti e tagli». Ciò per quanto riguarda gli organici. Il resto dei lavoratori, una cifra importante se pensiamo che si debba arrivare a 300, riguardano decine su decine di contratti che rinnovano di anno in anno. Punto.
Passiamo ai tagli che si sono registrati nel corso dell’ultimo decennio. Il teatro risulta finanziato per l’85% dalla Regione Siciliana, e per la restante parte dal Fus (Fondo unico per lo spettacolo). Nel corso degli ultimi anni Palazzo dei Normanni ha decurtato esponenzialmente i fondi da destinare al Massimo Bellini. Fondi che dal 2006 sono passati da 21 milioni di euro agli 11,76 milioni di euro dell’anno in corso. E nel 2012, come si legge in un documento redatto dalla Sovraintendenza e indirizzato a Palazzo d’Orleans, «la Regione rispetto all’esercizio precedente avrebbe stanziato 4.540.000,00 in meno». Una cifra che il governatore Crocetta avrebbe promesso di poter recuperare, «qualora quei 4 milioni non fossero serviti alla Sanità». «Ma come? – si lamentano dal sindacato – Un presidente non dovrebbe mai incappare in un’affermazione del genere». Del resto proprio durante la campagna elettorale per le amministrative, quelle che hanno ri-incoronato Enzo Bianco sindaco di Catania, Rosario Crocetta diceva: «Ci rendiamo conto che ci sono le elezioni e qualcuno invece di informarsi preferisce fare campagna elettorale, ma i catanesi devono stare tranquilli perché il Bellini, come tutti gli altri teatri siciliani, attraverso la nuova programmazione regionale, avrà a disposizione molti più fondi che nel passato». Una dichiarazione che i lavoratori del Teatro ricordano, e gli rinfacciano. E oggi, racconta un sindacalista a Linkiesta, «abbiamo chiesto all’assessore Michela Stancheris un incontro ma ma non abbiamo ricevuto una risposta».
Crocetta prende tempo e l’assessore Stancheris resta in silenzio. In queste ore Palazzo d’Orleans si sarebbe trasformato in un fortino in virtù degli attacchi che starebbe ricevenendo Crocetta per i molteplici dietrofront. E a nulla serviranno i 500 mila euro che la Regione dovrebbe stanziare al Bellini nella rinnovata “ex-Tabella H”, all’interno della quale ci saranno tutti i finanziamenti ad enti ed associazioni. Un ddl che Palazzo dei Normanni approverà nei prossimi giorni.
In sostanza se lo scenario non dovesse mutare il Teatro Massimo Bellini sarà costretto a chiudere i battenti. E non importerà più di chi sarà la colpa del fallimento. Sprechi, malagestione, o taglio dei fondi: ciò arricchirà i libri di storia. A quel punto, come scrive il documento redatto dalla Sovraintendenza, «l’ente sarebbe costretto ad annullare parte del cartello artistico con la conseguenza di dovere: restituire quota parte degli abbonamenti già incassati, parte del contributo concesso dalla Stato per l’attività programmata, e, infine, corrispondere comunque le ingenti penali previste nei contratti sottoscritti con gli artisti». E pensare che soltanto quest’anno si era registrata una maggiore presenza manifestatasi in oltre 1.700 abbonamenti in più rispetto ai due anni.
Twitter: @GiuseppeFalci