Il Sorpasso e quel deserto a Ferragosto che non c’è più

La rubrica Genio del male

Conosciamo bene Il sorpasso, la straordinaria pellicola di Dino Risi. La conosciamo perché ha proposto un modo nuovo di girare e di “far girare” a pazza velocità le storie dei personaggi, ma anche e soprattutto perchè ha immortalato una capitale quasi “lunare” dove non trovi un tabacchi aperto e neppure la possibilità di fare una telefonata.

Altri tempi. Quelle immagini surreali che ritraggono il deserto di Ferragosto degli anni Sessanta probabilmente rimarranno uniche ed irripetibili. Tuttavia, anche se oggi le città non si spopolano più in questo modo così estremo, il film resta un ritratto di una situazione precisa dell’esistenza – quella della giovinezza, fatta di timidezze, indecisioni e continue scoperte: una giovinezza che dura poco, il tempo che va da Roberto a Bruno, cioè dai libri del giovane studente di legge alle strombettate del quarantenne alla guida della spider. Questa prospettiva sull’iniziazione tragico-comica alla vita si proietta in una nuova immagine di città che ha imboccato una fase di devastazione progressiva.

Questo nucleo urbano che sembra avere l’unica valvola di sfogo solo sulla strada delle vacanze, da Fregene all’Alto Lazio fino a Capalbio, condivide qualcosa con altri scenari omologhi: per esempio quelli di Moravia che ritroviamo quasi materialmente all’inizio di uno dei suoi Racconti romani. «Tutto mi andava male in quell’estate e, come venne Ferragosto, mi trovai a Roma senza amici, senza donne, senza parenti, solo. Il negozio dove ero commesso era chiuso per le ferie, altrimenti, dalla disperazione, pur di trovare compagnia, mi sarei perfino rassegnato a vendere i saldi estivi, mutande, calze, camicie, tutta roba andante. Così quella mattina del quindici, quando Torello mi venne a strombettare sotto la finestra e poi mi invitó ad andare con lui a Fregene, pensai: “È antipatico, anzi è odioso…ma meglio lui che nessuno, e accettai di buon grado”».

È antipatica la vita, alle volte, ma la si accetta. Certo, per il protagonista di Scherzi di Ferragosto, Torello sparirà dalla sua vita già il giorno dopo, mentre il Roberto di Risi verrà inghiottito dalle onde del mare. Ma la morale in fondo è identica: è la vita che ci presenta dei compagni antipatici proprio in momenti in cui avremmo bisogno di altre compagnie. Ma in quel preciso momento in cui il deserto è dentro più che fuori di noi, queste compagnie sono pur sempre meglio di nessuno. 

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In quell’estate fiammeggiante morì forse il boom, lì in un ultimo avventato Sorpasso. Il capolavoro di Dino Risi compie mezzo secolo esatto: il film prende forma proprio in quel ferragosto del 1962, con il deserto canicolare di Roma, con Gassman che attraversa l’Urbe svuotata, con la Città eterna trascinata insieme a tutti i suoi tipi umani lungo la “strada della vacanza”, incontro alle prime cocenti delusioni dopo la sbornia del miracolo economico. Leggi il resto

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