La guerra dell’Huffington Post ai commenti anonimi

Da settembre stop all’anonimato

Al bando i commenti anonimi a post e articoli dalla metà di settembre. Per esprimere la propria opinione d’ora in avanti bisognerà registrarsi con un nome. È questa la decisione di Arianna Huffington in persona per il suo Huffington Post. Dopo circa 260 milioni di commenti pubblicati in forma anonima, con nick name e nomi reali (con picchi di 25mila commenti in un’ora), la regina dell’editoria digitale ha scelto regolarne la pubblicazione, a causa del crescente numero di troll e frasi violente e aggressive.

Nel corso di un incontro tenutosi a Boston la Huffington ha spiegato che «la libertà di espressione deve essere data a coloro che si battono per quello che dicono e non a chi si nasconde dietro l’anonimato. Abbiamo bisogno di far evolvere una piattaforma in grado di soddisfare le esigenze di un Internet adulta». 

Non è chiaro ancora se la direttiva sarà valida per tutte le edizioni nazionali dell’Huffington Post o solo per quella statunitense. Né quale metodo il sito utilizzerà per identificare i commentatori o se seguirà l’esempio di altri siti, utilizzando gli account di Facebook o Twitter.

Al momento l’Huffington usa specifici algoritmi per la gestione dei commenti, oltre a 40 moderatori in carne e ossa. Ma sembra che non sia sufficiente. Vincerà la regina del web contro i puristi della privacy?