Tasse su tasse, il vero filo rosso dei governi italiani

Fisco e ipocrisie

Purtroppo non si esce mai dal circolo vizioso. Quanto in Italia si deve abolire una tassa lo si fa sempre mettendone un’altra, magari indiretta ma sempre vessatrice. Mai tagliando le spese. Il governo di Enrico Letta, nonostante la retorica degli anni passati sulle mitiche e miracolistiche spending review, non sfugge alla specialità della casa dunque domani abolirà la rata di dicembre dell’Imu come vuole Berlusconi, probabilmente in due tempi, aumentando però la tassazione su giochi e alcolici. Togli da una mano (due miliardi) e rimetti con l’altra. D’altronde siamo il paese campione del mondo di accise.

Una decisione che arriva a valle di un consiglio dei ministri che ieri ha deciso l’assunzione in grande stile di circa 50mila precari della Pa che nemmeno i governi della Prima repubblica. Scelta paradossale in un paese che ha visto schizzare tasse e spesa pubblica negli ultimi 15 anni. Evidentemente in Italia è più importante ingrossare le fila del pubblico impiego (peraltro senza alcun criterio meritocratico, cosa di cui ci sarebbe estremo bisogno) che ricavare risorse per tagliare le tasse su imprese e lavoro. È questione di scelte, ci mancherebbe. Si abbia almeno il coraggio di ammetterlo, invece che continuare con la retorica del “non ci sono soldi.” I soldi, quando si vuole, quando qualcuno è più uguale di altri, si trovano…

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