Sicilia, nascerà la strana alleanza Pdl-Renzi-Crocetta?

Le larghe intese in salsa siciliana

All’indomani della fuoriuscita dei democratici dalla maggioranza di Rosario Crocetta, «il Pd non si sente più vincolato ad appoggiare la giunta», ma il governatore rivoluzionario non ne vuol sapere di abbandonare Palazzo d’Orleans, sede della Presidenza della Regione. Chiuso da 24 ore in conclave con i suoi fedelissimi – su tutti il senatore Beppe Lumia – il presidente della Regione starebbe lavorando ad un piano alternativo, un piano che gli consentirebbe di governare almeno per altri sei mesi. Poi si vedrà. «È iniziato il mercato delle vacche», sbottano dalla sede regionale del Pd. Del resto, è la vulgata che impazza nei corridoi di Palazzo dei Normanni, «una maggioranza alternativa si troverà in un paio di minuti…». «Basta andare a bussare alla porta del Pdl..», scherza un parlamentare regionale di lungo corso.

Ecco perché proprio da stamane l’ex sindaco di Gela si rivolge all’intero Parlamentino: «Collaborerò con tutto il Parlamento. Come ho sempre fatto, oltre gli steccati, sebbene il mio partito non l’abbia capito fino a giungere a questa scelta irresponsabile». Così in Sicilia si riapre la stagione delle cosiddette “geometrie variabili”, come già fece nella precedente legislatura il re di Granmichele Raffaele Lombardo. Nella terra del doroteismo “senza se e senza ma” anche un ex comunista come Rosario Crocetta guarda al modello “Letta” perché altrimenti la crisi siciliana potrebbe avere ripercussioni anche sul governo nazionale.

Da Palazzo Chigi avrebbe ricevuto mandato di trovare una sintesi fra il Pd e il governatore il sottosegretario alla Giustizia Giuseppe Beretta, che è anche componente della direzione regionale dell’isola. Beretta è l’emissario di Letta, spetterà a lui “far ragionare” il segretario regionale Lupo e il capogruppo all’Ars Antonello Cracolici. Da via Arenula viene inviato un messaggio distensivo che ha i seguenti contenuti: «È necessario ripartire dal merito, da un confronto sulle tante emergenze che affliggono quotidianamente le siciliane e i siciliani, per rilanciare l’azione di governo e continuare sulla strada del cambiamento».

Ma il segretario regionale Giuseppe Lupo non intende compiere passi indietro perché «il Presidente Crocetta ha rotto con il Pd per dar vita al Megafono, e questo non è accettabile: siamo stati esclusi da ogni scelta e da ogni confronto», rilancia questo pomeriggio dalla sede regionale di Via Bentivegna. Semmai, fanno notare a Linkiesta, la partita siciliana si intreccia con le vicende cogressuale del Pd.

Anche in questo caso, come già succede a livello nazionale, le posizioni delle truppe del primo cittadino di Firenze cozzano con quelle della maggioranza dei democrat siciliani. Nonostante in passato i due Renzi e Crocetta non siano andati d’amore e d’accordo. Emblematico fu lo scontro in una puntata di Ballarò quando il governatore appena eletto attaccò aspramente il sindaco di Firenze: «Vuoi rottamare gente con una storia migliore della tua, avresti rottamato anche Pio La Torre. La politica è una cosa seria».

Ma oggi i toni sono cambiati, e i due si corteggiano a vicenda. Infatti, il parlamentare regionale Fabrizio Ferrandelli, approdato da qualche mese fra i renziani, si esprime in queste ore prendendo le distanze dal gruppo Pd all’Ars, ed è più che convinto che si debba continuare a sostenere il governo di Rosario Crocetta: «Necessario ricostruire le ragioni dello stare, e ricucire una rottura che non fa bene ai siciliani e preparare tempi nuovi. Unità serve, non divisioni e contrapposizioni, per riportare il Pd ad essere protagonista del cambiamento».

Il fronte renziano è compatto attorno al presidente della Regione, e i quattro parlamentari di rito renziano non faranno mancare l’apporto. A loro si aggiungerebbe anche il franceschiniano Anthony Barbagallo, in virtù dell’avvicinamento del Ministro per i Rapporti con il Parlamento al sindaco di Firenze. In realtà dietro questo “tatticismo” delle truppe del rottamatore ci sarebbe un accordo stipulato sotto traccia fra il governatore Crocetta e Renzi in persona in cambio del sostegno del primo al congresso nazionale. In questo modo Renzi potrebbe contare sulla rete di contatti che il governatore Crocetta avrebbe costituito in questi dieci mesi da governatore, e avrebbe un assessore in giunta.

Ma non è finita. Perché le larghe intese comprenderebbero una compagine “anomala” che andrebbe dai renziani alle truppe di Saverio Romano, fino a giungere a pezzi di Pdl.

In queste ore il governatore Crocetta sarebbe in contatto con il coordinatore regionale del Pdl, Giuseppe Castiglione. I due, confermano da più parti, sono in ottimi rapporti, e il sottosegretario all’Agricoltura avrebbe gradito alcune nomine, come quella di Benito Infurnari a Commissario della Provincia di Agrigento. E non è un caso che proprio oggi Vincenzo Vinciullo, parlamentare regionale berlusconiano, proponga un “patto istituzionale” tra i partiti con la stesura di alcuni punti di programma ben precisi con l’obiettivo di “salvare la Regione dal default. Sulla stessa lunghezza d’onda anche Totò Cordaro, fedelissimo dell’ex Ministro dell’Agricoltura Saverio Romano, che chiede al governatore «di individuare una agenda di priorità». Tuttavia, come mormorano a Linkiesta a taccuini chiusi, il fronte crocettiano si potrebbe addirittura allargare anche ai parlamentari vicini all’ex governatore Raffaele Lombardo.

Ad ogni modo ci vorranno alcuni giorni prima che lo scenario si definisca. Nel frattempo il governatore incassa il congelamento delle dimissioni dei quattro assessori in quota Pd. Ma Luca Bianchi, assessore all’Economia voluto fortemente da Stefano Fassina e Pier Luigi Bersani, domani si recherà a Roma per comprendere quali siano «le aspettative del partito nazionale» sull’affaire Sicilia. E se il Nazareno gli chiedesse di fare un passo indietro Bianchi non aspetterebbe un solo secondo.
 

Twitter: @GiuseppeFalci

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