Portineria MilanoCivati incastra Renzi e il Pd sul caso Cancellieri

Sfiducia

Vale la pena di ripensare alla storia del «Gatto con gli Stivali» per capire i movimenti interni al Partito Democratico in vista delle primarie dell’8 dicembre, ma soprattutto in previsione del voto sulla mozione di sfiducia presentata dal Movimento Cinque Stelle contro il ministro di Grazia e Giustizia Annamaria Cancellieri. Perché tra i due figli che hanno ricevuto mulino e casa di campagna in eredità, ce n’è un terzo che avrà ricevuto solo un gatto, ma rischia di ribaltare i giochi, mettendo in crisi sia il primo che il secondo. Il riferimento fiabesco è a Giuseppe “Pippo” Civati, ex consigliere regionale lombardo, deputato, outsider e spauracchio sia per Matteo Renzi sia per Gianni Cuperlo. Mentre l’attenzione è tutta sulla sfida a due tra il sindaco di Firenze e il candidato d’apparato democrat, in una guerra di cifre quotidiana, dalle retrovie incombe proprio Civati, il terzo incomodo o anche quello che potrebbe sparigliare le carte. 

Del resto alcuni sondaggi danno il candidato lombardo quasi appaiato a Cuperlo. Come l’ultimo dell’house organ democratico Europa, con Civati al 12,3% e l’uomo di Massimo D’Alema al 14,5 per cento. Renzi ormai veleggia intorno a percentuali bulgare, intorno 70 per cento. Con la possibile uscita di scena di Gianni Pittella, alla fine della conta nei circoli, i punti di distacco potrebbero assottigliarsi. I numeri sono diversi a seconda delle fonti, quindi da prendere con le molle. Ma c’è un casus belli su cui cuperliani e renziani potrebbero naufragare, ovvero la vicenda Cancellieri, che l’attuale segretario Guglielmo Epifani difese nemmeno una settimana fa. E che rischia di fare il paio sulla difesa a spada tratta del Pd di Angelino Alfano, ministro dell’Interno, travolto dal caso Shalabayeva. L’inchiesta della procura di Torino sullo scandalo Fonsai aggiunge ogni giorno nuovi particolari sul rapporto tra il Guardasigilli, la famiglia Ligresti e la scarcerazione della figlia di Salvatore Ligresti, Giulia. La Repubblica, quotidiano di proprietà di Carlo De Benedetti, “prima tessera Pd” e neo elettore di Renzi, continua a regalare ogni giorno nuovi particolari. Civati è stato tra i primi a chiedere le dimissioni della Cancellieri, mentre Cuperlo ha fatto buon viso a cattivo gioco, ascoltando le parole del ministro in aula ma non calcando più di tanto sulle dimissioni. 

A tempi sfasati è invece intervenuto Renzi che se in un primo tempo aveva chiesto un “timido” passo indietro alla Cancellieri, poi ha in parte fatto arretrare le truppe, facendo cadere la mano pesante solo durante trasmissione Servizio Pubblico di Michele Santoro. «Mi pare quella di Renzi un’affermazione un pò troppo facile che peraltro non gli ho sentito fare così nettamente nei giorni scorsi» gli replicò piccato l’ex segretario Pierluigi Bersani. In questa chiave, con Cuperlo e Renzi così ancora legati a tempi alterni alle sorti del governo di Enrico Letta, l’unico battitore libero rimane Civati. Il neodeputato può contare su una ventina di parlamentari. Ma adesso c’è chi si domanda cosa faranno i più di duecento onorevoli renziani nel giorno della mozione contro la Cancellieri. «E lì vedremo per davvero se stanno con Renzi solo per il congresso oppure per l’elettorato del Pd», spiega un dirigente di prima fascia che assiste in queste ore allo sgretolamento del partito di via del Nazareno, tra le bordate di D’Alema contro Renzi fino alla rinuncia di Romano Prodi a partecipare alle primarie. 

Sul fronte Cancellieri, il gatto con gli stivali Civati è “chiaro”. «Chiedo, per prima cosa, che il gruppo del Pd voti questa decisione al suo interno» scrive Civati sul suo blog. «Siccome, oltre a me, anche Renzi ha fatto capire di volere le dimissioni del ministro, e siccome lui conta su una larga schiera di deputati (i ‘suoi’ e i fassiniani, i veltroniani, i lettiani, i franceschiniani che lo sostengono), è probabile che la decisione passi. Altrimenti ci troveremmo di fronte al solito equivoco», conclude. E l’equivoco inizia già a delinearsi. 

«Si deve pronunciare il gruppo e si deve votare. Poi la decisione si rispetta», dice per esempio Ernesto Carbone, uno che fu tra i primi a uscire allo scoperto chiedendo al ministro di lasciare. E in difficoltà appaiono  anche molti giovani deputati, entrati alla Camera con le primarie. Come Alessia Morani, tra le renziane dell’ultima ora. «Voto con il Pd, ma Cancellieri deve dimettersi», ha spiegato oggi in un videoforum con la Stampa, facendo capire che di decisioni al momento non se ne sono ancora prese. Perché di là dalla speranza di Civati, non è detto che l’assemblea dei deputati decida la sfiducia: basti pensare all’ultima vicenda dell’elezione di un nuovo membro dell’Agcom, tra la candidatura di Antonio Sassano, sostenuta dai renziani, contro quella di Antonio Nicita. Roberto Speranza, il capogruppo, convocherà la riunione all’inizio della prossima settimana.

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