Imprese e burocraziaLa via crucis di Esselunga per aprire a Roma

Burocrazia nel carrello

Quello tra burocrazia e tasse è un mix letale in tempo di crisi: dall’ultimo rapporto di Unioncamere emerge che il saldo tra aperture e chiusure di imprese nel trimestre estivo è pari a +12.934 unità, il dato più basso in assoluto degli ultimi dieci anni. A pagarne le spese sono soprattutto le pmi, ma nel computo degli utenti insoddisfatti dello Stato figurano anche i big, le cui spalle larghe sono chiamate a sopportare pesi di varie misure. Esselunga è il colosso italiano della grande distribuzione, un Walmart tricolore forte di 144 superstore in sei regioni, 20.000 dipendenti e un fatturato da 6,8 miliardi di euro con una quota di mercato che supera il 10%. Il signore dei carrelli si chiama Bernardo Caprotti, ha 88 anni, è il dominus battagliero che ha fatto la guerra tanto alle Coop rosse quanto ai suoi figli, estromessi dall’azienda e poi incontrati in tribunale.

In fatto di ostacoli e burocrazia Esselunga vanta un campionario di cicatrici emblematiche. Ne parla lo stesso Caprotti al Corriere della Sera: «Per realizzare un punto vendita occorrono mediamente da otto a quattordici anni, ma per Legnano ventiquattro». Eppure il record lo detiene il cantiere di Galluzzo, a sud di Firenze. Lì nel 1971 fu acquistata un’area per costruire un ipermercato Esselunga che oggi, dopo quarantadue anni, non ha ancora visto la luce. La via crucis toscana segna tappe e tempi talmente estenuanti da sembrare una barzelletta: quindici anni per ottenere il cambio di destinazione d’uso del terreno, tre anni per l’approvazione del piano guida, quattro per il piano urbanistico esecutivo e altri tre per il permesso di costruire. Il d-day? Nel 2014, pare.

«Siamo un’impresa al 100% italiana – scrive Caprotti – e come tale un’impresa che deve difendersi dalla pubblica amministrazione in tutte le sue forme e a tutti i suoi fantasiosi livelli ogni giorno che Dio comanda». A luglio ha fatto discutere un blitz di Inail, Asl, Direzione provinciale del lavoro, Inps, Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza e Guardia Forestale al cantiere del superstore Esselunga di NovaraUn normale controllo, se non fosse per i venti ispettori impiegati a identificare le trenta persone che lavoravano, così come le 75 pagine di verbale stilate «per un badge lasciato a casa». In questi anni Caprotti ha più volte puntato il dito contro i presunti legami tra giunte rosse e Coop che avrebbero ostacolato l’apertura dei superstore Esselunga nelle regioni del centro Italia. Ne è nato il libro “Falce e Carrello”, best seller foriero di strascichi giudiziari e ribalta mediatica in giro per la penisola. Ma la linea gotica della grande G si assesta ad Arezzo: da lì in giù non c’è più traccia di supermercati Esselunga.

Nessun avamposto nemmeno nella Capitale dove i sondaggi del retailer alimentare lombardo sono partiti anni fa, con carte e progetti puntualmente riposti nel cassetto per i dinieghi più o meno velati da parte delle amministrazioni comunali. Nel 2005 i giornali sussurrano l’imminenza dello sbarco Esselunga, ma è nel 2010 che squillano le trombe. L’intenzione di aprire punti vendita a Roma non è più un’indiscrezione: su internet i siti specializzati diffondono gli annunci per la ricerca di personale della grande S. L’input mediatico parte dallo stesso Caprotti che, a margine del conferimento della laurea honoris causa in Architettura alla Sapienza, spiega: «Roma è una città speciale, perché o è verde o è un monumento o è già costruita e se ti capita un terreno iniziando a scavare magari trovi una villa romana, come ci è accaduto nell’unico tentativo che abbiamo fatto». Nonostante le difficoltà, il patron stende la road map per lo sbarco nella Capitale: «Fra un anno iniziamo i cantieri e tra circa un altro anno e mezzo si arriverà alla realizzazione di due o tre super-store a Roma e dintorni». La macchina pare ben oliata e a inizio 2012 Esselunga acquista spazi pubblicitari sui quotidiani nazionali con cui lancia il reclutamento del personale: «Per i nuovi supermercati di Roma e provincia Esselunga sta cercando cento giovani diplomati o laureati».

Da lì in poi nella Capitale rimbalza un silenzio surreale condito da qualche appunto politico simile al veto. Come quello dell’ex sindaco Alemanno che imposta le sue campagne elettorali per il Campidoglio contro «lo strapotere della grande distribuzione», mentre Ignazio Marino, anche lui prodigo di rassicurazioni per i commercianti al dettaglio, rinvia la questione: «Vediamo prima cosa serve e in seguito decideremo». A far chiarezza ci pensa, al solito, Bernardo Caprotti che nella lettera inviata al Corriere chiosa: «A Roma i nostri urbanisti si sono recati 2.000 volte in dodici anni nel tentativo di superare ostacoli di ogni genere, per incontrare adesso il niet del nuovo sindaco del quale si può dire soltanto che è un po’ “opinionated”». 

Dalle parole del capo il rallentamento delle operazioni sembra netto. In ballo c’è il progetto dell’ipermercato Esselunga all’Infernetto, ieri palude e oggi quartiere residenziale tra l’EUR e Ostia. Qui è stato distribuito casa per casa il dvd de “Il Mago di Esselunga”, cortometraggio promozionale della catena di supermercati girato da Giuseppe Tornatore con un cammeo di Caprotti stesso nella veste di fornaio. Distribuito in cinque milioni di copie ai clienti Esselunga, il mini-film aziendale è arrivato nelle cassette delle lettere dei residenti per annunciare lo sbarco romano della grande S, finora sconosciuta al pubblico capitolino. Eppure sono stati in molti a lamentarsi, dai commercianti ai comitati di quartiere: oltre ai problemi di traffico urbano e concorrenza , gli abitanti denunciano che la cattederale di cemento Esselunga possa danneggiare l’area dell’Infernetto, già fragile ed esposta a rischio idrogeologico, lo stesso che in un’alluvione del 2011 provocò una vittima.

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A inizio 2012 piomba un’interrogazione parlamentare del senatore Idv Elio Lannutti per «stabilire l’impatto che la struttura provocherebbe al delicato equilibrio idrogeologico della zona». Il progetto Esselunga sembra impantanarsi tra ritardi e incidenti procedurali. Salta fuori pure che il Comune non avrebbe richiesto il parere vincolante del Consorzio di bonifica Tevere e Agro Romano per verificare il rischio idrogeologico sul parco commerciale. Da lì una sequela di rimpalli istituzionali fino ad oggi, dove finalmente si intravede una schiarita. Al telefono con Linkiesta, dall’ufficio stampa Esselunga fanno sapere: «Tutto quello che è stato pianificato va avanti, compreso il progetto dell’Infernetto. La maggior parte degli intoppi era dovuta ai cambi delle giunte di Comune e Regione, ragion per cui si è stati costretti a ripartire da zero e a prendere contatti coi nuovi interlocutori».

Il peggio sembra passato. «Sono stati sottoscritti i patti territoriali e prosegue l’iter per la realizzazione del superstore Esselunga tenendo conto di tutte le esigenze manifestate dal territorio». In più dal quartier generale milanese spiegano che a Roma «è prevista un’altra apertura tra via Prenestina e viale Palmiro Togliatti, qui la fase urbanistica è stata completata a e a breve partirà quella edile». Due ipermercati sono in procinto di alzare le serrande nel perimetro comunale. Intanto nell’area “Lavora con noi” del sito internet Esselunga le uniche posizioni aperte nel Lazio risultano quelle relative al punto vendita di Aprilia (Latina), la cui inaugurazione è attesa nel 2014. Qui nascerebbe il primo avamposto della grande S nel Lazio, preludio dell’atteso sbarco romano. «Un segnale importante per noi – dicono dall’azienda – utile a farci conoscere e a sondare la clientela regionale, sempre che non emergano imprevisti dell’ultim’ora». In questi casi la prudenza non è mai troppa.

Twitter: @MarcoFattorini

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