Più di seimila scuole italiane sorgono in aree a forte rischio idrogeologico. Un dato preoccupante, tanto più se analizzato il giorno dopo la tragedia che ha colpito la Sardegna. Eppure le associazioni che denunciano la vicenda hanno lanciato da tempo l’allarme. La Camera dei deputati ha persino avviato una indagine conoscitiva sulla situazione dell’edilizia scolastica in Italia. Ed è proprio dalla documentazione presentata presso la commissione Cultura di Montecitorio che emerge una realtà inquietante. È il caso del rapporto presentato in Parlamento due mesi fa dall’Ance, l’associazione nazionale costruttori edili. «Gli edifici situati nelle aree a rischio sismico – si legge nei dati allegati all’audizione svolta il 18 settembre scorso – sono circa 24.073, mentre 6.251 si trovano in aree ad elevata criticità idrogeologica».
Le scuole a rischio sono ovunque. «Nelle regioni del Sud, dove si concentra il maggior numero di edifici scolastici a rischio sismico, le scuole in pericolo sono 10.835 (il 45 per cento del totale a rischio)». Ma il problema dell’edilizia scolastica attraversa geograficamente l’intera penisola. «Per quanto riguarda il rischio idrogeologico – continua il documento agli atti della commissione Cultura – nelle regioni del Nord Est gli edifici a rischio sono 1.879 (30 per cento), nel Sud 1.876 (30 per cento), nel Nord Ovest (1.401 (22 per cento), nel Centro 1.156 (18 per cento) e nelle isole 127 (2 per cento)».
Per fotografare lo stato delle scuole italiane, è utile consultare un altro documento presentato lo stesso giorno a Montecitorio. Sono i dati di Legambiente relativi al rapporto “Ecosistema scuola 2012”, anche questi depositati in commissione durante l’audizione. «Attraverso la nostra indagine – si legge – denunciamo da tempo la vetustà delle nostre scuole, che per quasi un 60 per cento sono state costruite prima dell’entrata in vigore della normativa antisismica, per un 34,2 per cento si trovano in aree a rischio sismico, per un 10,7 per cento in aree ad alto rischio idrogeologico e che quasi per un 36 per cento necessita di interventi di manutenzione urgenti».
Il dato è confermato dallo Studio Ance-Cresme, disponibile anche a Montecitorio. «Oltre la metà del parco edilizio scolastico è stato realizzato prima del 1974, data di entrata in vigore delle prime normative antisismiche». Ma delle quasi 40mila scuole di competenza comunale, una buona parte risale a molto prima. Più di un edificio scolastico su dieci è stato realizzato tra il 1900 e il 1940. E c’è anche un 5 per cento costruito prima del 1900. Insomma, sui quasi 8mila edifici scolastici di competenza dei comuni capoluogo di provincia, solo il 7 per cento è stato costruito negli ultimi venti anni.
Il rapporto di Legambiente denuncia senza troppi giri di parole la presenza di «edifici vecchi e ancora carenti sul fronte delle certificazioni. Meno del 60 per cento risultano possedere quello di agibilità, attestante la sussistenza delle condizioni di sicurezza, igiene, salubrità, risparmio energetico degli edifici e degli impianti in essi installati, solo il 34,5 per cento di prevenzione incendi».
Un problema evidente dal punto di vista della sicurezza. «La verifica sulla vulnerabilità sismica è stata realizzata solo sul 27,5 per cento degli edifici e rispetto ai soli comuni che dichiarano di trovarsi in area a rischio sismico (zona 1 e 2) solo il 32,4 per cento degli edifici risulta aver ricevuto tale verifica». «Il governo – denuncia l’Ance – ha indicato in circa 15mila edifici pubblici per l’istruzione la quota di strutture che presentano urgente necessità di rilevanti interventi di manutenzione straordinaria per la messa in sicurezza, per 10mila dei quali è già stata ipotizzata la demolizione. Si tratta di circa un terzo dell’attuale patrimonio». Interventi necessari, ma impegnativi. Per la sola messa in sicurezza delle scuole oggi esistenti servirebbero circa 13 miliardi di euro, stando alle cifre fornite dalla Protezione civile.
L’aspetto particolare della questione? I finanziamenti ci sarebbero anche, ma spesso restano solo sulla carta. Secondo il rapporto dell’Ance «circa 1,2 dei 2,3 miliardi di euro stanziati dallo Stato nel corso degli ultimi dieci anni per la riqualificazione delle scuole, rimangono ancora da attivare». Si tratta di più della metà dei fondi previsti, il 53 per cento. Risorse per cui «devono ancora essere espletate le procedure di selezione delle imprese che devono eseguire i lavori di ristrutturazione degli edifici».