Nelle sezioni elettorali sono assicurati ingressi separati alle donne. Ai candidati è fatto divieto di regalare cibo e vestiti, almeno nella settimana che precede le elezioni. La segretezza del voto? Può essere garantita dalle schede elettorali, che devono essere sigillate con la saliva. Non siamo ai primi del Novecento, ma in Italia. Oggi. Anacronismi di una legge di quasi sessant’anni fa, scampati chissà come alle successive revisioni. Disposizioni curiose, scovate dal deputato leghista Matteo Bragantini e portate all’attenzione della commissione Affari costituzionali di Montecitorio.
«Va bene legiferare su preferenze, soglie di sbarramento e premi di maggioranza – racconta il parlamentare – ma forse dovremmo occuparci anche di ripulire l’intera disciplina da norme ormai chiaramente superate». L’esponente del Carroccio ne fa una battaglia di modernità. In Aula presenterà una serie di emendamenti per “depurare” il testo unico delle leggi elettorali n.361 del 1957 dai provvedimenti legati a un’altra epoca.
«Ad esempio andrebbero cancellate tutte le parti che riguardano il pretore», continua Bragantini. Non ha tutti i torti, considerato che la figura giuridica è stata soppressa da quasi un ventennio. Alcune disposizioni fanno sorridere. È il caso del primo comma dell’articolo 42. «La sala delle elezioni deve avere una sola porta di ingresso aperta al pubblico, salva la possibilità di assicurare un accesso separato alla donne». Galanteria elettorale? «Chissà, forse si trattava di una estrema forma di cortesia. Oggi di sicuro non ce n’è più bisogno» racconta il leghista.
L’articolo 58 si occupa di normare le operazioni di voto. Dopo aver scelto un simbolo, «l’elettore deve poi piegare la scheda secondo le linee in essa tracciate – si legge – e chiuderla inumidendone la parte gommata». Alzi la mano chi ha mai leccato la scheda elettorale prima di riporla nell’urna. Al malcapitato non potrà neanche essere offerto qualche suggerimento. «Di queste operazioni – prescrive la norma – il presidente gli dà preventive istruzioni, astenendosi da ogni esemplificazione». Insalivare sì, ma da soli.
Ma la legge si occupa anche dei possibili casi di corruzione. «Chiunque – si legge all’articolo 95 – nella settimana che precede la elezione e nelle giornata della elezione effettua elargizioni di denaro, generi commestibili, oggetti di vestiario e altri donativi, a qualsiasi titolo, è punito con la reclusione da tre a cinque anni». Passi la mazzetta di banconote. Ma sono proprio quelle donazioni di cibo e vestiario che riportano con nostalgia a un’altra Italia. Indietro di oltre mezzo secolo.
L’articolo 110 punisce gli elettori che rubano le matite fornite al seggio. Chi non le riconsegna sarà soggetto a «un’ammenda da lire 1000 a lire 3000». Con il cambio di oggi è quasi più convenente che fare acquisti in cartoleria. Su tutti questi provvedimenti rischia presto di abbattersi la mannaia di Bragantini. «In commissione molti colleghi mi hanno dato ragione – racconta – In Aula presenterò alcuni emendamenti per semplificare l’intera disposizione. Vediamo chi mi seguirà».