Marò, le autorità indiane snobbano la nostra missione

La delegazione italiana a Nuova Delhi

Nessun vertice ufficiale, né incontri informali. La delegazione parlamentare italiana che ha incontrato i fucilieri di Marina bloccati a Nuova Delhi non è riuscita a vedere i rappresentanti delle istituzionali locali. I presidenti delle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato avevano provato ad attivare i canali diplomatici, invano. E a nulla è servito il tentativo di coinvolgere il gruppo interparlamentare di amicizia Italia-India. Nel breve viaggio appena concluso i nostri rappresentanti hanno incontrato i marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Hanno ricevuto i diplomatici di oltre venti paesi europei e hanno fatto visita all’ambasciatrice americana. Ma nessuno dei sedici parlamentari ha potuto confrontarsi con la controparte indiana. Quasi imbarazzante la motivazione. Il Parlamento di Nuova Delhi era chiuso in occasione della 65esima festa della Repubblica. Le autorità locali? Troppo impegnate con le celebrazioni per incontrare i nostri rappresentanti.

«È oggettivamente incomprensibile quanto accaduto alla nostra delegazione parlamentare in India – si lamentava stamattina la portavoce di Forza Italia alla Camera Mara Carfagna – Il ministero degli Esteri italiano dovrebbe chiarire, fino in fondo, i motivi per i quali nessuno è stato in grado di garantire ai deputati e senatori degli incontri con gli esponenti delle istituzioni indiane per discutere della vicenda che riguarda i marò». I parlamentari reduci dalla missione preferiscono non sollevare troppe polemiche. «Sembra che il governo indiano si comporti in questo modo spesso e volentieri – racconta qualcuno – in passato non ha ricevuto neanche i membri del congresso americano». 

Si sottolineano gli aspetti positivi del viaggio. La solidarietà ai nostri due militari, soprattutto. «Del resto la missione era stata organizzata proprio con quell’obiettivo, in programma non c’era alcun incontro con le autorità locali» confermano al Senato. Non solo. La missione è servita per dare all’estero un’immagine di unità delle nostre forze politiche. Senza considerare l’ulteriore pressione sul governo di Nuova Delhi (proprio oggi il presidente del Consiglio Enrico Letta ha ha sollevato la questione durante la visita Bruxelles, incontrando la solidarietà dei nostri partner europei).

Ma certo il comportamento delle autorità indiane non è stato particolarmente apprezzato. Per usare un eufemismo. «La festa della Repubblica è chiaramente un pretesto», racconta il grillino Daniele Del Grosso, volato in India con la delegazione. La sensazione di molti è che i parlamentari asiatici abbiano deliberatamente snobbato la nostra delegazione. Un incontro quantomeno scomodo, vista la prossima campagna elettorale e la vicina decisione della Corte Suprema indiana sul capo di imputazione per i nostri militari.

All’ambasciatore italiano che aveva contattato alcuni rappresentanti indiani, sarebbe stata data la disponibilità per un incontro la prossima settimana. «Quasi una presa in giro, considerato che saremmo ripartiti nel giro di un paio di giorni» spiega Del Grosso. Nessun politico e nessun giornalista. I presenti raccontano la totale assenza della stampa indiana alla conferenza stampa organizzata al termine della missione. Disinteresse alla vicenda, come ipotizza qualcuno, o un mancato invito da parte dei nostri diplomatici?

Intanto è giallo sul viaggio di ritorno. Il parlamentare pentastellato racconta: «All’aeroporto ci hanno fermato almeno mezz’ora per i controlli. Situazione piuttosto irrituale, visto che eravamo in partenza con un volo di Stato». Altri presenti negano: «Nessuna polemica, si è trattato solo di normali procedure». Il deputato di Scelta Civica Andrea Causin ammette: «Non ho mai preso un volo di Stato, non mi sembra sia accaduto nulla di anomalo. Una cosa però mi ha colpito: prima di imbarcarci è stato effettuato un controllo dei nostri passaporti. Forse per verificare che le fotografie corrispondessero ad ogni passeggero». Le autorità indiane temevano un rimpatrio clandestino dei nostri marò? «Non credo» dice l’esponente di Fratelli d’Italia Edmondo Cirielli, anche lui in India. «Ma è vero, le procedure sono state più formali del solito. Evidentemente la nostra presenza non era gradita: vuole dire che abbiamo raggiunto il nostro obiettivo».