«Quando ho detto agli amici che mi ero licenziato mi hanno preso per pazzo. Non hanno capito che sarei stato pazzo a rimanere». Federico ha 35 anni, tre figli e fino allo scorso ottobre era responsabile degli acquisti in una filiale della catena Libraccio a Milano. Duemila euro al mese ma una situazione lavorativa «con molte pressioni, soprattutto da esercitare sugli altri dipendenti, dove non c’era più possibilità di crescita». Poi la svolta. «Dopo 15 anni passati in librerie tradizionali avevo ormai imparato tutto il possibile e così ho deciso di iniziare a lavorare per me». Da tre mesi vende libri usati in rete, soprattutto su eBay, e non è affatto pentito.
Acquista intere biblioteche e raccolte, scovandole tramite annunci online o con i più tradizionali cartelli “compro libri” esposti nei principali mercatini dell’usato di Milano e provincia, tra cui quello di Piazza Diaz, appena dietro il Duomo. Viene contattato dai possibili venditori, spesso persone che li ricevono in eredità, da un parente defunto per esempio, che si disfano della propria biblioteca in caso di trasloco o che semplicemente arrivano ad avere troppi volumi.
Dopo il primo incontro inizia a fare le valutazioni, e se ci si accorda sul prezzo, ritira direttamente i libri, al ritmo di 3/4 a settimana, stipandoli poi a casa sua. «Al momento la mia famiglia e io conviviamo con circa 7mila volumi: sono sugli armadi, nei cassetti, ma è bello così. Sembra di vivere in libreria».
Un’intraprendenza che paga, visto che negli ultimi tempi alla domanda «arrivi alla fine del mese» è quantomeno inusuale sentirsi rispondere «sto guadagnando troppo». Sulla compravendita dei libri infatti viene appicato un regime di Iva “speciale”, quello del margine: si paga solo per la prima cessione ed è a carico dell’editore, anche se poi ricade sul consumatore finale, quindi riguarda solo il libro nuovo e non l’usato. In tre mesi Federico ha ricavato dalle vendite online tra i 7 e gli 8mila euro, tanto che a breve aprirà la partita Iva per proseguire nell’avventura come venditore professionale. Al momento nessuna intenzione di affittare un negozio: «Per 50 metri quadri in una zona semi-centrale della città chiedono anche 3.000 euro al mese, che diventano 10.000 in zona Buenos Aires – continua- meglio uno spazio virtuale, che invece ha una platea infinita».
Se il mercato del libro nuovo langue – i dati Istat del 30 dicembre scorso confermano che nel 2012 sono stati pubblicati poco più di 59mila volumi, -7,3 % rispetto all’anno precedente – l’usato sembra non risentire della crisi. «È un mondo parallelo che negli ultimi anni sta continuando a crescere – spiega Federico – . Più proposta c’è e più si acquista: io riesco a vendere anche 50 titoli in un giorno». Una tenuta confermata dal successo della primo Salone Internazionale del libro usato, organizzato il 23 e 24 novembre scorso a Milano dalla prestigiosa libreria antiquaria Malavasi e dalla sua “succursale” in rete, Maremagnum.com. Circa 150 espositori e oltre 10.000 presenze totali, tra cui molti giovani. «Un terzo dei visitatori aveva meno di 40 anni – conferma Sergio Malavasi, curatore del Salone e titolare della libreria – e anche le vendite sono andate bene».
Che l’online fosse lo sbocco naturale per il mercato del libro usato, raro e d’antiquariato, Malavasi l’aveva capito già nel 1995: come risposta alla crisi che rischiava di far chiudere la libreria fondata dal padre nel 1940, ha creato www.maremagnum.com, dove è possibile trovare quasi tutti i titoli italiani in commercio, ma principalmente i volumi antichi e i fuori catalogo. «Sul nostro sito si possono consultare i cataloghi di oltre 400 librerie italiane minori e di 200 all’estero, per un totale di oltre 8 milioni di titoli». E gli ordini non mancano: «Sono oltre 200 al giorno», conferma.
Quello del libro usato è quindi un settore vitale, nel quale però non ci si improvvisa. Il lavoro si può sempre inventare ma la competenza è alla base della riuscita. Federico lavora su due filoni: tutto quello che è in catalogo viene solitamente venduto alla metà del prezzo di copertina, mentre gli altri volumi vengono valutati singolarmente. E qui è “il mestiere” che fa la differenza. Al contrario di quanto si possa pensare, comprare è la cosa più difficile: fare le valutazioni richiede tempo e molta attenzione ed è qualcosa che si impara in anni di esperienza. «Non è detto che un volume dell’800 valga tanto», spiega. Eppure è proprio questa la parte del lavoro che ama di più. Entrare nelle case delle persone, rimettere in circolazione opere fuoriuscite dai circuiti tradizionali e riscoprire piccoli tesori. Proprio come gli è successo qualche giorno fa, ritirando in via della Moscova, a Milano, mille cataloghi d’arte di un collezionista ottantaseienne. «Li aveva raccolti nel corso di tutta la vita ma per un problema alla vista non poteva più leggerli e ammirali- racconta – . Saperli ancora a casa gli faceva quasi male ed è stato un sollievo per lui vendermeli».