Chissà se Giorgio Napolitano è più infastidito per l’assenza di alcuni ospiti o per la presenza di qualche imbucato. Perché lo strappo istituzionale consumato da Movimento Cinque Stelle e Lega Nord è inedito e umiliante. Mai nessuno si era rifiutato di salire al Colle per le consultazioni. Ma è il faccia a faccia con Silvio Berlusconi che rischia di rovinare la giornata al presidente della Repubblica.
Sul calendario del Quirinale l’incontro con il Cavaliere è fissato per le 18.30. Raccontano che dietro le quinte si sia cercato fino all’ultimo di scongiurare l’antipatico rendez vous. Magari limitando la delegazione di Forza Italia ai soli capigruppo, come accadrà con quella del Partito democratico attesa subito dopo nello studio alla vetrata. Niente da fare. Riconquistata la scena, Silvio Berlusconi non ha alcuna intenzione di volersi fare da parte. Il rischio è che nel colloquio con il capo dello Stato – o peggio durante il successivo incontro con i giornalisti – il Cavaliere torni a sfidare il Colle.
I motivi di acredine non mancano, a partire dalle ultime indiscrezioni sul ruolo del presidente nella crisi dell’ultimo governo Berlusconi. Le indiscrezioni del libro di Alan Friedman, quei colloqui riservati con Mario Monti. Solo ieri sera durante un comizio in Sardegna il Cavaliere è tornato a denunciare «il colpo di Stato del 2011». E chissà, magari durante le consultazioni al Colle chiederà al suo interlocutore qualche dettaglio sul presunto «vertice tra la più alta carica dello Stato, i vertici dell’Anm e del Pd da cui è partita una strategia di distruzione messa in atto in mille modi». Vuoi vedere che il Cavaliere non tiri fuori la storia della sua decadenza da parlamentare? È da questa estate che l’ex premier se la prende con Napolitano, accusandolo di avergli negato la grazia per rancore personale.
Sarà un pomeriggio stressante per Napolitano, questo è certo. Non tanto per l’esito delle consultazioni: il finale degli incontri al Quirinale ormai è chiaro a tutti (come il nome del nuovo presidente del Consiglio). Il fastidio di trovarsi di fronte il Cavaliere, potrebbe essere pari solo all’imbarazzo per la richiesta di impeachment presentata pochi giorni fa dal Movimento Cinque Stelle. I grillini almeno non se li troverà davanti. Più che una soddisfazione, un altro turbamento. Con la decisione di disertare provocatoriamente le consultazioni al Colle, Beppe Grillo ha trasformato la crisi di governo in un atto di sfiducia nei confronti del presidente. Peggio, di disconoscimento del suo ruolo di garante. «È il suo canto del cigno – spiegava ieri a Montecitorio il capogruppo dei grillini Federico D’Incà – la volontà di mettere la firma sulla situazione storica del Paese». Per dirla con le parole più dirette di Grillo, «Napolitano darà il via al rito delle consultazioni che dovrebbe per decenza risparmiarci – così sul suo blog – Un’immensa presa per il culo, il Presidente a vita riceverà le delegazioni dei partiti che rilasceranno all’uscita del Quirinale le solite frasi condite di ipocrisia ormai insopportabile».
Magra consolazione al Colle. Almeno il rifiuto del Movimento Cinque Stelle è arrivato in tempo per depennare i grillini dalla lista degli ospiti. Con la Lega Nord non si è riusciti a fare altrettanto. La delegazione del Carroccio è stata ufficialmente convocata al Quirinale per le 17, ma non arriverà mai. Sempre più all’inseguimento dei Cinque Stelle, il segretario Matteo Salvini aveva proposto al cerimoniere del Quirinale un incontro irrituale. Forse troppo. A nome del partito si sarebbero presentati a Roma, assieme ai capigruppo, il sindaco di un comune terremotato, un presidente di provincia di montagna e un presidente di Regione. Ovviamente il Colle ha rispedito al mittente l’ipotesi di sfilata, suscitando il rifiuto della Lega Nord. Di fronte all’ennesima mancanza di rispetto, in serata Napolitano non ha potuto fare altro che esprimere «stupore e rincrescimento».
Qualche anno fa essere convocati al Quirinale era il sogno di ogni politico. La partecipazione alle consultazioni? Il coronamento di un sogno. La Terza Repubblica ha archiviato anche questo ambito rito istituzionale. Che i tempi siano irrimediabilmente cambiati lo dimostra il coordinatore di Fratelli d’Italia Guido Crosetto. «Le consultazioni – ha chiarito nel pomeriggio di ieri il responsabile del movimento di destra – rappresentano una liturgia antica che oggi assomiglia troppo a una farsa». La delegazione del partito salirà al Quirinale poco prima di mezzogiorno, ma solo per «rispetto delle istituzioni». Almeno questo.