Interporto di Puglia, fondi Ue senza troppi controlli

Un ampliamento da 150 milioni di euro

Nelle scorse settimane l’Interporto Regionale di Puglia ha avuto un importante via libera dall’Europa. Sulla Gazzetta ufficiale europea è stato pubblicato il parere positivo rilasciato dalla Direzione generale della Concorrenza (DG Competition) sulla liceità del cospicuo piano di aiuti di Stato previsto per lo sviluppo dell’infrastruttura, con sede a Bari, che al livello societario fa capo alla famiglia di imprenditori edili baresi Degennaro.

Si tratta di un’operazione da 150 milioni di euro, che porterà da 470.000 a 700.000 metri quadrati la superficie dell’Interporto. E oltre alla ricca contribuzione pubblica (90 milioni di euro provenienti da vari stanziamenti) è previsto (e citato anche nel parere della DG Competition) il conferimento da parte di Fs Logistica e Rfi (società del gruppo Ferrovie dello Stato) a Interporto di circa 190.000 metri quadrati dell’attuale Scalo Ferruccio (Bari) adiacente all’area interportuale.

Immagini dell’Interporto regionale di Puglia (dal sito della società)

Su questa operazione, perno della sostanziosa contribuzione pubblica, regna però la più totale incertezza. Dal bilancio 2012 dell’Interporto, l’ultimo disponibile, si apprende che alla scadenza (28 marzo 2013) dell’accordo fra Fs Logistica e la stessa Interporto per l’esecuzione di quanto previsto (conferimento delle aree e ingresso di Fs Logistica nel capitale di Interporto), «è stata chiesta una proroga di sei mesi». Non solo Interporto, ma neppure il gruppo Fs ha fornito chiarimenti sulla dismissione di un bene pubblico quale lo Scalo Ferruccio: non è chiaro, quindi, se a chiedere la proroga sia stata Interporto – magari per la difficoltà a reperire, data la precaria situazione finanziaria, i 10,8 milioni di euro necessari ad acquisire l’area – o Fs Logistica; quel che è certo è che ad oggi non risulta che Fs Logistica sia entrata nel capitale di Interporto e, stando ad alcune indiscrezioni, pare anzi che il summenzionato accordo sia stato rigettato.

Non va dimenticato che il patto con Interporto era stato firmato dall’allora amministratore delegato di Fs Logistica Gilberto Galloni, il quale, uscito dal CdA della controllata di Fs nell’estate 2012, a settembre di quell’anno era diventato presidente di Barihub, controllata di Interporto deputata alla gestione dell’erigendo terminal intermodale. L’impressione, quindi, è che il nuovo ad di Fs Logistica, Marco Gosso, abbia fermato o quantomeno rivisto l’operazione decisa dal suo predecessore.

Del resto non ne mancherebbero le ragioni. Anche per il 2012, terzo anno consecutivo, infatti, Kpmg, società di revisione delle scritture contabili di Interporto, si è rifiutata di «esprimere un giudizio sul bilancio», rilevando come «il presupposto della continuità aziendale sia soggetto a molteplici significative incertezze». Un parere condiviso perfino dal collegio sindacale della società (che, seppure con riserva, ha però approvato il bilancio) e basato in sintesi su tre elementi.

Immagini dell’Interporto regionale di Puglia (dal sito della società)

Innanzitutto la perdita d’esercizio (1,1 milioni di euro) sarebbe sottostimata di ben 2,28 milioni, perché gli amministratori hanno imputato all’esercizio l’intero corrispettivo di cessione di un diritto di superficie ventennale. In secondo luogo Kpmg ha contestato l’assenza di documentazione a supporto dei ridotti stanziamenti per il fondo rischi inerente contenziosi legali e crediti. Infine Kpmg ha ritenuto una seria fonte di incertezza il rapporto di Interporto con la controllata Tecnica&Costruzioni, società coinvolta in un contenzioso col fisco da oltre 27 milioni di euro: una situazione per la quale Interporto nell’esercizio 2012 ha adottato una serie di misure (fideiussione da parte di Italfinance, controllante di Interporto, sui crediti da questa vantata nei confronti di T&C, cessione a Italfinance della partecipazione in T&C, etc.) che Kpmg ha però evidentemente valutato insufficienti, così come fonte di dubbi è stata, a dispetto del flusso di contributi pubblici percepito e previsto, la posizione finanziaria di Interporto, negativa per oltre 76 milioni di euro e oggetto di rimodulazione con gli istituti di credito da parte della società.

Né i suddetti rilievi, sollevati per il terzo bilancio di fila da Kpmg, né i risultati negativi, finanziari e operativi, della struttura (la quota di superfici locate è scesa fra 2010 e 2012 dal 97 all’80%), né altre dubbie circostanze (ad esempio il fatto che per l’allestimento dei piazzali di sosta dei camionisti con 88 pensiline ombreggianti sia prevista una spesa di 5,68 milioni di euro) hanno finora fermato il flusso di denaro pubblico nelle casse di Interporto. Ma potrebbero aver indotto Fs Logistica a rivedere i suoi piani.

Immagini dell’Interporto regionale di Puglia (dal sito della società)

Resta da capire, qualora l’operazione Ferruccio fosse davvero saltata, come Interporto intenda portare avanti il suo programma di sviluppo, motivo fondante della suddetta contribuzione pubblica. Più un’utopia che una possibilità concreta in una vicenda di cui, a dispetto della pubblicità di molti dei soggetti coinvolti (non solo Fs Logistica, ma anche Regione e ministero dei Trasporti, firmatari degli accordi preliminari con Interporto, e persino la Commissione europea, evidentemente non particolarmente puntigliosa nella valutazione delle pratiche sottoposte alla sua attenzione né sensibile alle richieste giornalistiche), reticenza e opacità sono cifre caratteristiche.

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