StorieSabria Khalaf, profuga siriana a 107 anni

Ripercorrere la storia contemporanea

Sabria Khalaf, una donna siriano-curda di 107 anni, è giunta in Germania alla fine della scorsa settimana dopo aver attraversato via terra Turchia, Grecia e Italia. La storia ha dell’incredibile se non fosse confermata sia dai suoi famigliari – che la donna ha raggiunto in Germania – sia dai documenti in suo possesso. Le prove della veridicità della vicenda di Sabria sarebbero così credibili da aver convinto il rispettato quotidiano tedesco Suddeutche Zeitung – il primo che ha riportato la notizia – e lo stesso presidente della repubblica tedesca Gauck, il quale si sarebbe impegnato in prima persona per far ottenere velocemente il visto d’ingresso Schengen per l’anziana profuga.

La storia, celebrata sulle pagine dei quotidiani tedeschi e poi sui canali televisivi panarabi, sembra quindi aver avuto il suo lieto fine, uno dei pochi della lunga tragedia siriana.

A colpire, naturalmente, è soprattutto l’incredibile età della donna, che nella sua lunghissima esistenza ha attraversato le fasi più salienti del Medio Oriente moderno. Noi ci siamo divertiti in un piccolo esercizio storiografico, cercando di ricostruire le varie dominazioni che la sua terra ha vissuto negliultimi 107 anni.

La storia di Sabria inizia nell’Impero Ottomano: nasce nel 1907 nell’attuale Kurdistan siriano, che a quel tempo è spartito fra i sangiaccati di Aleppo, Malatya, Dair Az-Zour e Diyarbakir. Quando nasce è ancora formalmente al potere il Sultano Hamid, anche se il suo impero è da tempo soggetto a una progressiva frammentazione. Per arginare la crisi dell’impero, nel 1909 – quando Sabria ha due anni – il gruppo dei Giovani Turchi prende il potere a Istanbul e lo conserverà fino alla fine dell’Era Ottomana.

Enver Pasha, leader dei Giovani Turchi 
 

Scoppia la Prima Guerra Mondiale, e l’Impero Ottomano si schiera con la Germania del Kaiser. Sabria ha sette anni, ed è probabile che qualcuno nel suo villaggio sia stato arruolato tra i numerosi membri curdi e arabi dell’esercito turco che affrontano le forze inglesi e del Commonwealth nell’eroica resistenza di Gallipoli. È anche probabile che nello stesso periodo Sabria senta parlare della piccola rivoluzione scoppiata in Arabia e guidata dalla famiglia Hascemita, quella dei discendenti del Profeta Maometto. Sentirà parlare, soprattutto, di uno di loro – Feisal – che alla fine del conflitto entrerà trionfalmente a Damasco, dischierandola parte del Regno degli Arabi con capitale La Mecca. A dire il vero il suo piccolo manipolo di guerrieri arabi è accompagnato da un ben più nutrito esercito inglese. Al suo fianco c’è un giovane ufficiale inglese, T. E. Lawrence, detto anche Lawrence d’Arabia.

Faisal con Lawrence d’Arabia (a sinistra)  *Mark Sykes (a destra; fra le altre cose è stato il disegnatore della bandiera araba a cui sono ispirate molte bandiere nazionali degli stati arabi come quella giordana e quella palestinese)

Il dominio di Feisal dura pochi mesi. I destini del Medio Oriente, infatti, sono già stati scritti ben lontano dalle sabbie del deserto arabico da due gentiluomini europei, Mark Sykes e Francois Picot, un inglese e un francese che nel 1916 hanno deciso come spartirsi i resti dell’Impero Ottomano tra i loro due paesi. La Siria tocca alla Francia e nel 1923 gli inglesi si ritirano per lasciare il posto alle truppe mandate da Parigi. Forse Sabria ne è inconsapevole, ma in questi anni si gioca il destino del suo popolo, i curdi, il cui stato viene sacrificato in un compromesso fra le potenze europee e il neonato stato turco di Ataturk. Il Kurdistan viene diviso fra Turchia, Siria, Iraq e Iran. Sabria ha 16 anni quando vede l’arrivo dei primi ufficiali francesi nel suo paese. Vive la sua giovinezza sotto il “mandato” – la formula secondo la quale la Società delle Nazioni ha assegnato la Siria alla Francia – che dura vent’anni, fino al 1943, anche se le ultime truppe europee lasceranno la Siria nel 1946.

La Siria che i francesi lasciano indipendente  è uno stato debole, con un piccolo esercito formato dalle minoranze religiose che i francesi avevano fino a quel punto utilizzato per tenere a bada la maggioranza musulmano-sunnita che invece controlla il governo. Nel 1948 la Siria partecipa alla prima guerra arabo-israeliana ma sono ben pochi gli scontri a cui il suo piccolo esercito partecipa. Israele consolida le proprie roccaforti nei pressi delle alture del Golan senza che i siriani riescano a opporsi. Subito dopo la fine della guerra, nel 1949, inizia il lungo e travagliato periodo dei colpi di stato. Sabria ha 36 anni quando Husni al-Zaim depone il governo civile e ha la stessa età quando in pochi mesi lo stesso Zaim viene deposto Sami al-Hinnawi, a sua volta rovesciato da Adib al-Shishakli nel 1951. Quest’ultimo dura al potere ben tre anni. Nel 1954 la Siria però entra in una fase di instabilità politica ancora più acuta. Shishakli viene deposto da proteste di piazza che riportano un instabile governo civile al potere . Dal 1946 al 1956 la Siria vede il succedersi di 20 diversi governi e 4 costituzioni.

Difficilmente Sabria è consapevole di tutto questo. Gran parte di questi sommovimenti avvengono a Damasco e riguardano le elite militari e civili. In quegli anni, però, Sabria difficilmente può non sentir parlare di Nasser, il nuovo leader egiziano che attraverso la sua radio Saut al-Arab (la voce degli arabi) è diventato il beniamino delle masse arabe di tutto il Medio Oriente. Sabria, che l’arabo certamente non lo parla in casa ma che con ogni probabilità lo capisce, ne ha forse sentito la voce più volte alla radio, e probabilmente è dalla radio che viene a sapere nel 1958 che il suo paese e l’Egitto di Nasser si sono uniti in un’unica Repubblica Araba Unita. Sabria ha 51 anni e non è neanche a metà della sua vita.

Il presidente egiziano Naser
 

L’esperimento dell’unione egiziano-siriana fallisce dopo pochi anni. Alcuni ufficiali legati al partito Ba’ath dichiarano la Siria indipendente dall’Egitto nel 1963 senza che Nasser possa fare nulla per impedirlo. In quello stesso anno ha luogo un grande censimento nazionale e a partire dal quale ai curdi siriani, Sabria compresa, non sarà più garantita la cittadinanza. Nel 1966 un nuovo colpo di stato consolida definitivamente il dominio del partito Ba’ath in Siria. Nel 1967 il paese va però incontro alla più grande sconfitta dei paesi arabi contro la forza militare israeliana nella Guerra dei Sei Giorni. La Siria perde le alture del Golan oltre alle vite di migliaia di soldati. Il governo, indebolito dalla sconfitta, presta ora al fianco a un nuovo cambio di leadership, che puntualmente avviene tre anni dopo quando il ministro della difesa Hafez Assad depone i leader del Ba’ath e prende il controllo del paese. 

Hafez Al-Assad
 

Sabria ha già 63 anni e se le dicessero che da questo momento in poi il suo paese vedrà un solo regime ininterrottamente al potere per oltre quarant’anni di sicuro non ci crederebbe. Sabria in questi lunghi decenni sentirà parlare della lunga Guerra Civile Libanese, della Guerra dello Yon Kippur del 1973 – quando la Siria tenterà invano di riprendersi il Golan ma che sarà comunque celebrata come una vittoria dal regime – e dell’assedio di Hama del 1982 in cui dalle 10 alle 30 mila persone verranno massacrate dall’esercito di Hafez al termine della rivolta del Fratelli musulmani contro il regime ba’atista. Si commueverà, forse, durante le due intifade palestinesi e chissà, forse nel suo villaggio si nasconderanno guerriglieri curdi del PKK allora appoggiati dal regime siriano rivale della Turchia filo-occidentale.

Difficilmente possiamo sapere come Sabria accoglie la voci sulle prime proteste scoppiate nel resto della Siria nel 2011 contro il figlio di Hafez, Bashar. I Curdi hanno preferito in larga parte rimanerne fuori e approfittare del vuoto di potere per riprendersi il controllo della propria terra. Sabria ha probabilmente visto amici e parenti confrontarsi sui destini politici del loro popolo ed entrare nelle milizie del PYG, l’esercito curdo-siriano che oggi contende gran parte dei territori nel nord e nel nord-est al regime e alle forze ribelli laiche e qaidiste. Non sappiamo cosa abbia spinto Sabria alla fuga. Ma a 107 anni possiamo immaginare che sia stata una decisione dettata da una estrema difficoltà, un’azzardo che solo la disperazione può portare qualcuno di quell’età a compiere.

Dall’Impero Ottomano alla Primavera araba, Sabria ha attraversato – più o meno consapevole – le fasi decisive del Medio Oriente moderno. Due guerre mondiali, 3 guerre arabo-israeliane, innumerevoli colpi di stato e guerre e guerricciole regionali; senza mai dover lasciare il suo paese. Ma la sua fuga oggi, a 107 anni, verso un’Europa che forse non aveva mai immaginato di poter vedere, sono la prova dell’unicità e della profondità dello sconvolgimento che la sua terra attraversa oggi. In più di un secolo di storia.  

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