Tutti i berluscones nel governo Renzi (tolto Gentile)

Tanti nomi legati all’ex premier

Berlusconiani in incognito. Uomini vicini al Cavaliere, eppure esponenti dell’esecutivo di Matteo Renzi. È una pattuglia piccola ma agguerrita. Amici di famiglia, collaboratori, ex colleghi di partito, talvolta semplici estimatori. Alcuni sono entrati al governo come tecnici, altri in quota Nuovo Centrodestra. Ma tutti – chi più chi meno – restano legati al presidente del Consiglio più longevo della storia italiana.  

Le maggiori energie sono concentrate a via Arenula. Al ministero della Giustizia sono addirittura in due. Il viceministro Enrico Costa e il sottosegretario Cosimo Ferri. Il primo è il capogruppo del Nuovo Centrodestra alla Camera: piemontese, avvocato, ai tempi del Popolo della Libertà è stato unanimemente riconosciuto come uno dei berlusconiani più attivi sui temi della giustizia. Responsabile pidiellino nella seconda commissione di Montecitorio, non a caso è stato il relatore del discusso Lodo Alfano. Assieme a lui lavorerà Cosimo Ferri. Sottosegretario confermato da Renzi dopo una prima esperienza nel governo di Enrico Letta. Tecnico, toscano, è difficile trovare qualche critica sul suo recente operato al ministero. Tra i volti noti di Magistratura indipendente – la corrente moderata delle toghe – Cosimo Ferri è legato al Cavaliere da una vicenda di famiglia. Il padre Enrico, già ministro dei Lavori Pubblici negli anni Ottanta, ha militato in Forza Italia divenendo europarlamentare nel 1999. 

Dalla Giustizia allo Sviluppo Economico. Della squadra di area berlusconiana fa parte il nuovo ministro Federica Guidi. Anzi, forse del gruppo è la principale esponente. «Abbiamo un ministro anche stando all’opposizione» avrebbe esclamato il Cavaliere appena resa nota la sua nomina al Quirinale. Probabilmente è un falso storico, ma rende bene l’idea. Anche in questo caso non sono trascurabili i legami familiari. Raccontano che Guidalberto Guidi – storico vicepresidente di Confindustria e padre del ministro – sia amico di vecchia data del Cavaliere. Mentre di Federica, già presidente dei Giovani industriali, si dice che pur non avendo mai accettato la tessera del Pdl sia molto vicina ai programmi politici di Berlusconi. Di certo non abbastanza da candidarsi con il partito dell’ex premier quando – sembra un paio d’anni fa – le sarebbe stato offerto un posto. Eppure non è un mistero che una delle prime telefonate di congratulazioni per la nomina allo Sviluppo Economico sia arrivata proprio dal leader di Forza Italia. Il ministro ha smentito rapidamente le voci di una recente cena ad Arcore, ma i legami con il Cavaliere esistono. Forse anche per questo le è stato affiancato un esponente democrat – Antonello Giacomelli – a cui il presidente del Consiglio ha affidato la delega alle Comunicazioni. 

Rimarrà viceministro all’Economia Luigi Casero. Esponente lombardo del Nuovo Centrodestra, Casero era già stato nominato da Enrico Letta. Eppure a via XX Settembre ce l’ha portato proprio Silvio Berlusconi, nel 2008. Sottosegretario all’Economia sotto Giulio Tremonti. Del resto prima di strappare con Angelino Alfano, il viceministro era il responsabile economico di Forza Italia. Un esperto in materia, molto ascoltato dal Cavaliere. E proprio per questo spesso ospite nella villa di Arcore.

Chiude la lista Simona Vicari, sottosegretario allo Sviluppo Economico. Altra alfaniana, ennesima conferma dal governo di Enrico Letta. Siciliana, vicina a Renato Schifani, la senatrice è una delle poche politiche ad aver svolto la “gavetta”. Dal Consiglio comunale al ministero, passando per l’Assemblea regionale e il Parlamento. Sempre sotto le bandiere berlusconiane. Ecco perché, al di là del recente strappo del Nuovo Centrodestra, i legami con il Cavaliere restano forti. Almeno così sembra a rileggere le dichiarazioni del sottosegretario. La scorsa estate, una nota ufficiale fugava ogni ipotesi di tradimento. «A Silvio Berlusconi – scriveva il sottosegretario – mi legano rapporti di lealtà e fedeltà politica, di gratitudine e affetto umani indissolubili, sentimenti questi che si sono accresciuti negli anni e in questi ultimi mesi dopo gli attacchi sconsiderati cui il leader del centrodestra è sottoposto. Mai una dichiarazione, un’azione o un comportamento hanno lasciato dubbi sui miei profondi convincimenti politici».

Era finito al centro delle polemiche per le presunte pressioni su un quotidiano calabrese anche Antonio Gentile, nominato sottosegretario alle Infrastrutture e costretto alle dimissioni, nella sera del 3 marzo, a seguito dello scandalo della telefonata a Calabria Ora fatta dallo stampatore Umberto De Rosa ad Alfredo Citrigno, editore del giornale. Sarebbe stata bloccata l’uscita del quotidiano contenente la notizia delle indagini a carico del figlio di Gentile, Andrea. Senatore, altro esponente alfaniano del governo Renzi, di Antonio Gentile è difficile non ricordare il significativo vincolo con il Cavaliere. Più che un’amicizia, un’infatuazione mistica. Tanto da fondare, ormai una decina d’anni fa, un apposito comitato promotore per perorare la causa di Silvio Berlusconi in vista dell’assegnazione dei premi Nobel. Agli atti resta la regolare richiesta inviata in Svezia, con tanto di motivazioni. Gentile sottolineava gli sforzi del Cavaliere per l’integrazione della Russia nella Nato, ma anche il delicato ruolo di mediatore nei conflitti internazionali. 

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