Caro Silvio, ti scrivo. I big si sfogano via posta

Caro Silvio, ti scrivo. I big si sfogano via posta

Si sfogano, una lettera dopo l’altra. Poche righe consegnate direttamente a Silvio Berlusconi o fatte pubblicare sul quotidiano preferito. È una tradizione. Per anni i vecchi dirigenti di Forza Italia hanno stretto con il leader un rapporto fatto di pagine scritte a penna. Un confronto epistolare divenuto consuetudinario, che non esitano a ripetere anche nell’ultimo atto del dramma. E così si lasciano andare a critiche, riflessioni, amarezze – qualcuno annuncia persino l’addio – tutti siglando in calce la canonica missiva al capo. 

L’ultima in ordine di tempo è quella di Sandro Bondi, già coordinatore del partito e ministro. Una lettera spedita all’ex Cavaliere tramite il quotidiano La Stampa. I colleghi di Forza Italia se la sono ritrovata stamattina tra gli articoli della rassegna stampa. «La mia impressione, da osservatore esterno ormai alla vita politica italiana, è che il centrodestra non solo sia diviso, com’è evidente, ma soprattutto sia privo di una strategia per il futuro». Una riflessione profonda, dolorosa. E un’inattesa apertura a Matteo Renzi, probabile protagonista di «quel cambiamento e quella modernizzazione che il centrodestra non può dichiarare di aver realizzato pienamente». 

Sono parole che non mettono in discussione la presenza di Bondi in Forza Italia – così conferma in serata l’autore, forse convinto a precisare il senso del suo intervento dallo stesso Berlusconi – né la sua lealtà nei confronti del leader. Ma che per lunghe ore agitano i già scossi esponenti di Forza Italia. Poche righe in una giornata resa ancora più amara dall’ufficializzazione del passaggio di Paolo Bonaiuti al Nuovo Centrodestra. Lo storico portavoce, la missiva al leader l’aveva consegnata un paio di settimane fa. Lettera aperta, anche quella, affidata ai lanci dell’agenzia Ansa. I retroscena di quei giorni raccontano un lungo e sofferto rendez-vous tra i due, un ultimo appassionato faccia a faccia nella villa di Arcore. Chiarimento tardivo, ormai. Inutile a far cambiare una decisione irreversibile, «pienamente motivata, e già da tempo, da divergenze politiche e da incomprensioni personali che si sono approfondite nell’ultimo anno».

La lettera che Claudio Scajola ha inviato una decina di giorni fa all’ex premier è rimasta riservata. Una nota personale per Silvio Berlusconi. Tra le righe scritte a mano nessun addio, nessuna minaccia. Piuttosto l’ultimo sforzo per fare “ravvedere” il vecchio leader, ormai sempre più lontano dai collaboratori e dai dirigenti di un tempo. Una missiva franca, piena di critiche ma anche di attestati di lealtà. Il senso del messaggio? “Caro Silvio, stai sbagliando, ma nonostante gli inviti di Fratelli d’Italia e dell’Udc, io resto con te fino alla fine”. Probabilmente era anche il tentativo di strappare in extremis una candidatura alle Europee. Tentativo fallito, come hanno confermato gli eventi più recenti.

A rileggere certe lettere si ricostruisce l’organigramma di una Forza Italia che non esiste più. Dirigenti storici, finiti troppo spesso all’ombra di nuovi e rampanti yesman berlusconiani. Qualcuno di loro se n’era già andato. È il caso di Giuliano Urbani, tra i fondatori del partito nel 1994. Giorni fa in una intervista a Repubblica salutava il tramonto di un’epoca: «Mi sembra chiaro – le sue parole – che siamo alla fine di una storia». Una lettera virtuale in cui Urbani prendeva atto della realtà con nostalgia. «Il sogno non c’è più», ammetteva. E non è da escludere che la stessa riflessione l’avesse recapitata all’ex Cavaliere anche in busta chiusa, come da tradizione. 

Così come non è dato sapere se Antonio Martino, tessera numero due di Forza Italia, abbia anticipato con una missiva personale al leader i contenuti di alcune recenti interviste. Ha fatto discutere un colloquio con Libero di fine marzo, in cui l’ex titolare della Difesa se la prendeva addirittura con la fidanzata di Berlusconi. Francesca Pascale? «Non vedo quale carica ricopra che le consente di pontificare sui rappresentanti del nostro partito». Ennesimo sfogo accorato, sincero. Anche questo accompagnato, nonostante tutto, dalla confermata fedeltà. «Non tradirei mai Berlusconi».

Una lettera dopo l’altra, si chiude una pagina di storia. Mentre Berlusconi firma il decreto che avvia l’affidamento in prova ai servizi sociali, i dirigenti di un tempo vergano le amarezze e le frustrazioni di proprio pugno, nero su bianco. E le spediscono in busta chiusa. Una seduta di autocoscienza a pensarci bene neppure inedita. Sette anni fa non era stata proprio Veronica Lario, all’epoca moglie del leader di centrodestra, a lamentarsi del marito in una lunga lettera aperta a Repubblica?

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