«Gli F35 italiani? Saranno armati con bombe nucleari»

Frusone (M5s) porta il caso alla Camera

Siamo un Paese che ha rinunciato all’energia atomica, da sempre in prima linea nelle campagne internazionali contro la proliferazione di armi nucleari. Eppure i cacciabombardieri F-35 che saranno presto a disposizione della nostra Aeronautica potrebbero essere armati proprio con ordigni nucleari. È l’ultima polemica sul discusso acquisto dei 90 velivoli militari. L’ennesima stranezza di una vicenda sempre più paradossale. Il deputato Luca Frusone, componente della commissione Difesa e della delegazione presso l’assemblea parlamentare della Nato, è l’esponente del Movimento Cinque Stelle che si occupa più da vicino del dossier F-35. Preoccupato, oggi lancia l’allarme.

La polemica nasce lo scorso autunno, lontano dal nostro Paese. È novembre quando il parlamento olandese adotta una specifica risoluzione. Si chiede di escludere qualsiasi ipotesi di trasporto nucleare per gli F-35 che entreranno in dotazione alle forze armate dei Paesi Bassi. «Esattamente quello che chiederemo al ministro della Difesa Roberta Pinotti», racconta Frusone anticipando l’interpellanza che sarà discussa stamattina a Montecitorio. «Vogliamo avere la certezza che i cacciabombardieri italiani non saranno adoperati per trasportare ordigni nucleari». In Olanda la vicenda diventa presto un caso. Poco dopo il voto dell’assemblea, i ministri della Difesa Jeanine Hennis-Plasschaert e degli Esteri Frans Timmermans decidono di disattendere la volontà del Parlamento. «Secondo le dichiarazioni dei due ministri – si legge nel documento depositato alla Camera dei deputati  – non è possibile escludere che gli F-35 olandesi possano essere utilizzati per missioni nucleari in considerazione del ruolo del Paese nella Nato. Pertanto non ritengono opportuno essere condizionati dalla risoluzione stessa».

Adesso l’Italia corre lo stesso rischio. Forse persino maggiore. Del resto nel nostro Paese sono già presenti diversi ordigni nucleari. Si tratta dei B-61, «armi non di nostra proprietà – racconta Frusone – conservate nelle basi militari gestite dagli Stati Uniti». Ebbene, circa un anno fa il Dipartimento di Difesa statunitense «ha annunciato di aver avviato un programma di modernizzazione delle sue bombe nucleari B-61 per renderle idonee all’uso da parte dei cacciabombardieri F-35». Comprese quelle presenti sul nostro territorio. 

Si tratta di poco meno di cento ordigni. Divisi tra la base di Aviano e quella di Ghedi, vicino Brescia. E forse non è un caso, come spiega l’interpellanza pentastellata, che una parte dei nostri F-35 saranno assegnati proprio alla base di Ghedi, «sede del 6° Stormo dell’Aeronautica militare nonché di deposito di bombe nucleari gestito dal 704th Munitions Support Squadron». Le notizie in proposito non sono molte. «Qualche mese fa abbiamo presentato un’interrogazione all’ex ministro Mauro per avere chiarimenti, ma abbiamo ricevuto risposte evasive al limite dell’assurdo» ricorda oggi Frusone. «Contestiamo il fatto che l’Italia, leader nelle campagne di non proliferazione nucleare, ospiti sul suo territorio bombe di questo tipo. Mancano le informazioni. Ospitiamo nel nostro territorio questi ordigni e neanche i parlamentari possono avere notizie certe». Tra i pochi dati noti, «ci sono gli 87,5 milioni di euro stanziati per lavori che partiranno nel 2016 e permetteranno di ammodernare la base militare di Ghedi in previsione dell’acquisto degli F-35».

Un’alternativa? A sentire il deputato grillino non sarebbe poi così difficile da individuare. Basta guardare cosa succede in Germania. «Berlino quasi sicuramente non acquisterà F-35» spiega Frusone. «L’aeronautica militare tedesca possiede dei Tornado, anche quelli sono aerei in grado di trasportare ordigni nucleari. Eppure per il futuro il governo ha scelto di rinunciare a qualsiasi capacità di attacco nucleare, visto che nel 2024 i loro Tornado saranno ritirati dal servizio». 

Difficile capire cosa succederà in Italia. Nelle scorse settimane le indiscrezioni su un presunto rallentamento nel programma degli F-35 hanno lasciato un po’ di confusione. «E ci hanno dimostrato – ironizza il parlamentare a cinque stelle – quanto sia limitata la nostra sovranità militare. Prima il ministro Pinotti ha assicurato in televisione che si stava ragionando su una riduzione dei velivoli. Appena è arrivato in Italia il presidente Barack Obama, si è affrettata a confermare che il programma non è a rischio».

Il deputato non è troppo ottimista per il futuro. «Qualsiasi promessa che ci verrà fatta dal governo da qui a fine maggio, durante la campagna elettorale per le Europee, sarà poco vincolante. Dire che sarà dimezzato il numero degli aerei da acquistare non basta. Se si vuole davvero cambiare linea, è necessario azzerare la spesa di 10 miliardi di euro – a cui se ne aggiungono almeno altri tre – prevista nel documento programmatico pluriennale per la Difesa. Vogliono davvero ripensare il progetto? Devono cancellare i fondi a disposizione. Altrimenti nulla vieta che tra qualche anno sarà autorizzato un nuovo acquisto di velivoli». 

Intanto nel pomeriggio di ieri sono state consegnate ai gruppi parlamentari del Partito democratico 500mila firme raccolte dall’organizzazione Avaaz. È il risultato di una petizione per fermare l’acquisto dei 90 cacciabombardieri. Una svolta è davvero possibile? «Sono sincero, diversi parlamentari del Pd sono d’accordo con noi – racconta Frusone – Ma personalmente non mi fido. In caso contrario, sarò felicissimo di essere smentito».

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