30mila euro per sapere se in Italia c’è stato un golpe

30mila euro per sapere se in Italia c’è stato un golpe

Non era solo un sfogo. Quando Silvio Berlusconi si è scagliato contro il presunto complotto che alla fine del 2011 avrebbe costretto il suo governo alle dimissioni, non scherzava. Per far luce su quella vicenda, qualche settimana fa è stata depositata a Montecitorio la proposta di istituire un’apposita inchiesta parlamentare. Altro che boutade. Dopo una prima relazione lo scorso 4 giugno, da domani ne discuterà la commissione Affari Costituzionali della Camera. 

I deputati di Forza Italia che hanno firmato il documento – a partire dal presidente del gruppo Renato Brunetta – chiedono di fare luce sulle reali cause della fine anticipata riservata all’ultimo esecutivo Berlusconi. Tre anni fa qualcuno ha davvero tramato nell’ombra contro il premier italiano? E se davvero si è tratto di golpe – come spesso ripete l’ex Cavaliere – chi sarebbero i mandanti occulti del colpo di Stato? Quali i poteri e le organizzazioni responsabili di aver portato Mario Monti a Palazzo Chigi? «Il silenzio e l’ignoranza non possono più essere accettati» spiegano i parlamentari nella richiesta depositata a Montecitorio. «Sono in gioco il sentimento di fiducia civile e istituzionale che lega i cittadini tra loro e alle loro istituzioni, malgrado le differenze politiche, economiche e sociali, e la dignità di un intero popolo». 

Ecco allora che a fronte di premesse tanto solenni, sembrano ben poca cosa i 30mila euro chiesti per il funzionamento della commissione di inchiesta. Un’assemblea composta da dodici deputati, che avrà a disposizione sei mesi di tempo per far luce «sulle vicende, le cause e le responsabilità, anche internazionali, che hanno portato nell’autunno 2011, alle dimissioni del quarto governo Berlusconi». Sindrome acuta da complottismo? I firmatari della richiesta argomentano con precisione le motivazioni per istituire un’indagine. 

Gli indizi del golpe sono elencati uno dopo l’altro. Si parte dalle note ammissioni dell’ex segretario al Tesoro degli Stati Uniti Timothy Geithner, recentemente presentate nel saggio “Stress Test”. Rivelazioni «di assoluta gravità» spiegano i berlusconiani. «La cui rilevanza non può lasciare indifferente alcun cittadino italiano». Geithner aveva raccontato di essere stato avvicinato nell’autunno di tre anni fa da alcuni funzionari europei che gli avrebbero presentato un piano per sostituire l’allora premier italiano Silvio Berlusconi. «Che non si tratti di illazioni gratuite – si legge nella richiesta di istituzione della commissione di inchiesta – è dimostrato, oltre che dall’autorevolezza del personaggio, anche dalle autorevoli prove desumibili da una pluralità di autorevolissime fonti».

E allora ecco le altre prove. Il documento racconta la cena privata, organizzata durante il G20 di Cannes dell’ottobre 2011, tra quattro premier europei, i rispettivi ministri dell’Economia, i vertici dell’Ue, del Fondo monetario e il presidente degli Stati Uniti. Un incontro riservato per discutere del caso italiano e spingere il nostro esecutivo ad accettare il salvataggio del Fmi (come già avvenuto in Grecia). Stavolta la rivelazione è dell’ex capo del governo spagnolo Zapatero, riportata nel libro “Il dilemma: 600 giorni di vertigini”. Nella richiesta presentata alla Camera si cita anche un articolo di Peter Spiegel recentemente pubblicato sul Financial Times, altro resoconto delle pressioni tedesche durante il G20 del 2011 per il commissariamento del nostro Paese. Senza dimenticare il saggio di Alan Friedman “Ammazziamo il gattopardo”, e il presunto coinvolgimento del presidente Giorgio Napolitano.

«Se fosse accertata la verità di quanto risulta da queste varie fonti – si legge ancora -, diverse e certo non interessate alle nostre dispute interne, emergerebbe un quadro allarmante di distorsione della nostra democrazia, della volontà degli elettori, della sovranità italiana». Alla commissione di inchiesta il potere di indagare, con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell’autorità giudiziaria. Tra documenti segreti da spulciare, cassetti da aprire e testimoni da interrogare, il lavoro non dovrebbe mancare. A patto che alla Camera Forza Italia trovi i numeri per far approvare la richiesta. 

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