Come la pensano gli italiani lo si può comprendere anche dalle lettere ai giornali. C’è un sito, in Italia, che, quotidianamente, pubblica le lettere più interessanti, www.carodirettore.eu, nato per iniziativa dell’Azienda di soggiorno e turismo di Bolzano. Linkiesta ne propone qualcuna, rimandando al sito i lettori che vorranno avere un panorama ancora più vasto di ciò che gli italiani scrivono ai giornali, quotidiani e periodici.
E l’India sarebbe un Paese civile?
Siamo abituati anche in Italia ai due pesi e due misure, ma in India stanno toccando il fondo. Lo sappiamo che è un grande continente e che non dobbiamo fare di tutta l’erba un fascio, ma ciò non toglie che siamo disgustate e scandalizzate per quanto sta succedendo. Da un lato i due nostri soldati da oltre due anni bloccati e accusati di omicidio, non provato, mentre svolgevano servizio antipirateria in acque internazionali; dall’altro continui stupri, violenze, torture e omicidi di bambini e di giovani donne, nei quali la polizia è persino partecipe. Questo sarebbe un Paese civile, questo sarebbe il loro modo di amministrare la giustizia? E noi? Perché siamo ormai abituati a tutto e lasciamo correre, mentre continuiamo a fare i turisti, portando loro i nostri soldi?
Mariana e Silvana Galdabini, lettera al Corriere della Sera, 5 giugno
Gli ottanta euro sono andati anche a chi fa il part-time
Il bonus di 80 euro resta invariato per i lavoratori a part time e non viene ridotto in relazione al numero di ore lavorate. Finalmente un aiuto vero a chi, spesso per necessità, non lavora a tempo pieno!
Marco Pozzi, 6 giugno
Il lavoro è un bene limitato soggetto a contrazione
I dati sulla disoccupazione sono allarmanti, soprattutto se si considera che non pare più possibile pensare a una crescita continua, senza limiti. Se pensassimo il lavoro come a un bene limitato non più in grado di ampliarsi, anzi soggetto a contrazione, dovremmo immaginarlo come una grande torta da dividere tra più soggetti riducendo le singole porzioni, senza affamare nessuno. Non si tratta di vestire di nuovo il vecchio slogan «lavorare meno, lavorare tutti», ma di mettere in moto una cultura di disponibilità a cambiare lavoro e a dividere anche i ruoli di responsabilità, consapevoli che si lavorerà più a lungo e che la formazione sarà parte integrante del tempo «liberato».
Angelo Meola, email al Corriere della Sera, 6 giugno
Berlinguer, un grand’uomo e un grande incompiuto
In questi mesi si è parlato molto di Enrico Berlinguer. Quasi all’unanimità è stato esaltato come politico e come uomo. D’accordo sulle straordinarie qualità umane e rettitudine morale. Ma come politico mi permetto di osservare che, a mio giudizio, è rimasto un grande “incompiuto”. Sono stato iscritto al Pci per circa 20 anni, e per alcuni anni alla Sezione Universitaria Comunista di Bologna; anche senza tessera, sono rimasto nella stessa area come impegno e voto. La “presa” di Berlinguer sul popolo della sinistra era straordinaria, forse unica. Rispetto a Togliatti riscuoteva anche immenso affetto. Però mi chiedo perché invece di limitarsi a dichiarazioni sul valore della democrazia, la Nato, eurocomunismo ecc. non ha condotto il Partito alla sua Bad Godesberg? Quale occasione migliore “L’ultimo viaggio a Mosca” per aprire davvero una nuova fase per la sinistra italiana? Rimane a noi anziani il suo ricordo ma anche l’amarezza di tante occasioni ed elezioni perdute.
Antonio Piemontese, email a Repubblica, 5 giugno