Qualcuno ha provato a mettere un tetto agli stipendi dei “top manager”, qualcun altro a introdurre un reddito minimo garantito. C’è chi si è occupato di eutanasia e chi di efficienza energetica. Alcuni speravano di aumentare i trattamenti economici in favore degli invalidi civili. Preparato un testo di legge, raccolte le firme necessarie, i progetti sono stati presentati in Parlamento. Salvo rare eccezioni, sono tutti finiti nei cassetti di qualche commissione.
È il triste destino dei progetti di legge di iniziativa popolare. L’intervento diretto degli elettori in Parlamento. Lo prevede la nostra Costituzione, all’articolo 71. «Il popolo – si legge nella Carta – esercita l’iniziativa delle leggi, mediante la proposta, da parte di almeno cinquantamila elettori, di un progetto redatto in articoli». Peccato che la proposta spesso rimanga tale. Giusto un suggerimento al legislatore, quasi sempre inascoltato.
Dall’inizio della legislatura sono state presentate trentadue proposte di legge di iniziativa popolare. Il dato è fornito dalle statistiche sull’attività legislativa di Palazzo Madama. La maggior parte sono state trasmesse alla Camera, il resto al Senato. Alcuni documenti sono inediti, altri ripropongono testi già depositati nelle scorse legislature e mai presi in considerazione. E in alcuni casi è evidente che dovranno essere ripresentati anche in futuro. Il bilancio? Ventidue progetti di legge – quasi il 70 per cento di quelli consegnati in Parlamento – non sono stati ancora letti. Assegnate a una specifica commissione, per queste norme «non è ancora iniziato l’esame».
Nell’elenco delle proposte di legge efficienza energetica, gioco d’azzardo, eutanasia, stipendi dei politici
Condividono lo stesso destino progetti per sviluppare l’efficienza energetica e le fonti rinnovabili. Un paio di proposte di legge si occupano di giochi d’azzardo, una di eutanasia e rifiuto di trattamenti sanitari. C’è una riforma della geografia giudiziaria e una proposta di legge che chiede di adeguare stipendi e indennità dei politici nazionali e locali «alla media nazionale europea». Norme di tutti i tipi e su tutti gli argomenti. Ciascuna sottoscritta da almeno 50mila italiani.
Intanto un primo risultato è stato raggiunto. Almeno le ventidue proposte in attesa di esame sono state trasmesse alle commissioni competenti. Due progetti di legge non hanno avuto neppure questa fortuna. È il caso, ad esempio, della norma che chiede di istituire il reddito minimo garantito. Presentata a Montecitorio il 15 aprile dello scorso anno, al momento rimane ancora «da assegnare». Tra gli argomenti più sentiti dagli italiani spicca la legge elettorale. Difficile, se non impossibile, vedere approvata una norma di iniziativa popolare in questa materia (alcune sono state stralciate o assorbite da altri progetti). Del resto la riforma del sistema di voto – già approvata in prima lettura alla Camera – è ancora al centro di una lunga trattativa tra le forze politiche.
E poi ci sono le leggi di iniziativa popolare che sono riuscite a finire all’esame delle Camere. È già una vittoria. Sono cinque, non tantissime rispetto alle trentadue presentate. Rappresentano comunque una percentuale non marginale. Quattro sono all’attenzione della Camera, una del Senato. Una proposta di legge per tutelare i lavoratori delle aziende sequestrate e confiscate alla criminalità organizzata è stata presentata in Parlamento circa un anno fa. La commissione Giustizia l’ha esaminata due volte, lo scorso novembre. È all’attenzione della commissione Lavoro, invece, il progetto di legge sulle rappresentanze sindacali. Completano il quadro alcune proposte normative sugli orari di apertura degli esercizi commerciali, i poteri degli enti locali e una nuova disciplina per ottenere la cittadinanza italiana.