Come la pensano gli italiani lo si può comprendere anche dalle lettere ai giornali. C’è un sito, in Italia, che, quotidianamente, pubblica le lettere più interessanti, www.carodirettore.eu, nato per iniziativa dell’Azienda di soggiorno e turismo di Bolzano. Linkiesta ne propone qualcuna, rimandando al sito i lettori che vorranno avere un panorama ancora più vasto di ciò che gli italiani scrivono ai giornali, quotidiani e periodici.
Dai tassisti di Bucarest una lezione di civiltà per i colleghi romani
Andata: aeroporto di Bucarest, dobbiamo prendere un taxi per andare in città. Prima dell’uscita, sotto il cartello “Taxi”, alcuni piccoli schermi con i nomi di diverse compagnie di taxi e il prezzo a chilometro, che varia da compagnia a compagnia. Clicchiamo su una a caso e ci viene rilasciato un bigliettino con il nome della compagnia, il prezzo, il numero del taxi, i numeri di telefono anche per eventuali reclami, i minuti di attesa. Usciamo e poco dopo arriva il nostro taxi sul cui tassametro (che parte da zero) possiamo poi controllare il costo della nostra corsa. Ritorno: aeroporto di Fiumicino. Ci avviamo al posteggio dei taxi, alcuni dei quali hanno il costo della corsa sulla portiera (ma vai a spiegare al non romano che quello è il prezzo per chi va dentro le mura della città. E fuori quanto costerà? E perché il tassametro non parte mai da zero?). Bolgia infernale, fila inesistente (gli italiani in fila?), corsa per accaparrarsi il taxi, liti continue. Benvenuti nella città eterna!
Simonetta Rossi, [email protected], la Repubblica, 30 agosto
Caltanissetta: museo infrequentabile per il troppo caldo
Caltanissetta possiede un museo archeologico molto bello; i suoi reperti raccontano della civiltà dei Sicani (XIII – X sec. a.C.). Si tratta di un raro gioiello che ho visitato molte volte, e così volevo fare anche quest’anno, tornato nella mia regione per le vacanze estive; ma non è stato possibile. «L’impianto di condizionamento dell’aria è rotto, vi sconsigliamo di entrare», queste le parole mortificate di un impiegato. La struttura è luminosissima, senza aria condizionata diventa una serra. La situazione è questa da settimane e durerà, è certo, per tutta l’estate. Soffrono le terracotte di tremila anni e soffriamo noi, cittadini che non si rassegnano a questa decadenza senza freni. Tralascio quanto mi sia costato spiegare a mia figlia di 9 anni il senso di questa esperienza.
Giuseppe D’Agostino, Torino, la Repubblica, 30 agosto
Insultando la polizia, Frati si dimostra molto poco “magnifico”
La domanda nasce spontanea ed irresistibile: come é possibile che una persona — il rettore Frati — che ricopre uno dei più alti ruoli di educatore e di formatore dell’italica gioventù, possa essersi permesso un’esternazione così irriguardosa, strafottente, ineducata ed offensiva come «polizia di m…. a»?? Come è possibile che colui, che è a capo di una delle università più grandi d’Europa, lasci questo messaggio ad ogni studente, che passa e che, soprattutto, cresce in quelle aule? Si sente davvero così tanto «Magnifico», il rettore? Il professor Frati — da dipendente dello Stato, oltre che suo rappresentante — ha offeso e denigrato un’altra istituzione dello stesso Stato, i cui rappresentanti svolgono egregiamente il proprio compito, nonostante le difficoltà, che sono — inequivocabilmente — sotto gli occhi di ognuno di noi; se un rettore si permette, impunemente ed a cuore leggero, di darci delle m…., come possiamo sperare nel rispetto degli studenti, dei manifestanti o della gente, che incontriamo per strada e che tutti i giorni difendiamo, ricorrendo, sempre più spesso, alla sola dedizione per il nostro lavoro? Davvero siamo arrivati a questa squallida e prepotente deriva dialettica? Davvero un messaggio, da consegnare ai nuovi uomini, è quello di poter insultare il poliziotto che non si piega al potere ed allo strapotere e che non accetta la regola del più forte, del «lei non sa chi sono io», o solamente perché non accetta di trattare il rettore Frati come un qualsiasi altro signor Frati? No, mi dispiace, non è così che si costruisce una società civile. Spero davvero che il professore abbia il buonsenso e la serenità per scusarsi con tutti i poliziotti che ha offeso e di rendersi conto che — dopotutto — il «magnifico» rettore, poi, così «Magnifico» non è. In ultimo, mi preme sottolineare che quella sua firma in calce al mio diploma di laurea — costato anni di sacrifici anche economici non solo non mi rappresenta, ma provoca in me una grave sensazione di vero fastidio, perché davvero è incompatibile, e in contraddizione, con quanto dovrebbe rappresentare, in termini di valori trasmessi, il sistema universitario.
Alessandro Lombardi, poliziotto, la Repubblica, 31 agosto
Se un chilometro di Tav in Italia costa il doppio
Per rilanciare l’economia arriva la promessa dello sblocco dei fondi per tutta una serie di grandi opere. Tra questa l’alta velocità Napoli-Bari. Non si capisce perché debba partire da Napoli e non da Salerno dove questa linea arriva già. La parola d’ordine di questi tempi è risparmiare ovunque, e visti i costi dell’alta velocità italiana anche 50 km in meno si fanno sentire sul costo complessivo dell’opera pari a 6700 milioni di euro per circa 260 km. Fatti i calcoli, si ha un costo al chilometro pari a 25,7 milioni, ovvero 2,5 volte quello che costa lo stesso chilometro in Francia e Spagna. La sua costruzione dovrà passare attraverso gara pubblica internazionale. Aperta anche a quelle imprese che riescono a fare un chilometro con appena 10 milioni. Sarebbe strano se questi costruttori usassero il sistema del doppio listino con prezzi differenziati a seconda della nazione cliente.
Randall J Wilkins, [email protected], la Repubblica, 31 agosto
Boicottiamo i negozianti che non danno lo scontrino
Gli 80 euro? Io li ho ricevuti e li ho spesi. Per le spese correnti. Perché non emergono nelle rilevazioni statistiche ufficiali? La risposta è molto semplice e si chiama evasione fiscale. Avete notato l’incremento dei cosiddetti scontrini “non fiscali”? Quelli, per intenderci, che occorre chiedere “alla cassa”. Ormai sono diffusissimi, specie nei mercati rionali, specie per gli acquisti di minor importo, appunto quelli che si possono fare con 80 euro. Personalmente via via che incontro questi “nuovi evasori” li abbandono come fornitori. Se lo facessimo tutti forse aiuteremo la battaglia contro l’evasione. Perciò lancio la proposta, rivolta a tutti i consumatori, “boicottate i negozianti e fornitori che non rilasciano scontrini fiscali, privilegiate ed utilizzate esclusivamente quelli onesti e fate loro pubblicità”. Il “passa parola” si è sempre rilevata un’arma efficacissima! Vedrete che gli 80 euro così emergeranno nelle statistiche economiche.
Alfredo, La Stampa, 31 agosto
Il procuratore antimafia su Andreotti sbaglia di grosso
Anche da morto Giulio Andreotti incute paura in chi lo ha perseguitato, ma viene spesso ancora oggi citato per le sue massime o per le sue sarcastiche battute. Tanto per intenderci chi è leader lo è sempre, anche da morto, e chi è, invece, piccolo piccolo lo sarà per tutta la vita in particolare se incapace di riconoscere i propri errori. Avete mai sentito o letto di scuse di qualche pubblico ministero, date a chi, indagato, imputato o arrestato, è stato poi riconosciuto innocente? Noi ricordiamo un solo caso, quello di Diego Marmo, pm del processo Tortora, che ha chiesto scusa alla famiglia dopo oltre 30 anni ed è stato subissato di critiche da parte di molti colleghi. Eppure il chiedere scusa dei propri errori è segno di grandezza morale e di onestà intellettuale. Avete mai sentito, ad esempio, qualcuno chiedere scusa all’on. Mannino per aver fatto 20 mesi di carcere da innocente? Oggi ancora una volta si torna a parlare di Giulio Andreotti per i presunti rapporti con Totò Riina. E sconcerta il fatto che l’attuale procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, che non credo sappia qualcosa del processo Andreotti, dichiari al Corriere del 29 agosto che Andreotti avrebbe avuto rapporti con la mafia sino al 1980 come dice la sentenza di secondo grado nel processo intentato all’ex presidente del Consiglio. Naturalmente Roberti, autorevolissimo inquirente, non sa, e se sa tace, che la Cassazione proprio sul punto ha sentenziato che i rapporti con la mafia prima del 1980 “possono esserci stati o possono esserci non stati”, ma dal momento che i fatti di quel periodo erano prescritti non sono stati accertati. D’altro canto l’autorevolissimo Roberti dovrebbe anche sapere che nel febbraio del 1989 Giovanni Falcone andò a trovare Giulio Andreotti nel suo studio di piazza San Lorenzo in Lucina accompagnato da Salvo Lima. Quell’incontro fu visto dal sottoscritto che era in anticamera e testimoniato al processo di Palermo. Se Roberti, dunque, crede di sapere che Andreotti è stato in rapporto con mafiosi dovrebbe affermare che, contro ogni leggenda, anche Falcone per la proprietà transitiva, frequentava gli amici dei mafiosi e, anzi, lavorava con loro e per loro. Come è noto, infatti, Falcone lavorò con il governo presieduto da Giulio Andreotti per alcuni anni. Se non lo dice, abbiamo tutti scherzato e il divo Giulio farà il solito sorrisino. D’altro canto Franco Roberti era autorevolissimo componente di quel pool napoletano che chiese nell’aprile del 1993 di indagare per il reato di mafia tre ministri napoletani tutti prosciolti con formula piena, due in istruttoria e uno dopo un processo. E anche qui ci soccorre Giulio Andreotti che ci diceva sempre che i grandi uomini, quando sbagliano, anche i loro errori sono grandi. Tralasciava di dire, però, con il suo modo discreto che quando gli errori non si riconoscono quegli uomini grandi diventano piccoli piccoli piccoli.
Paolo Cirino Pomicino, paolocirinopomicino@gmail.com, Corriere della Sera, 1° settembre
Sbloccare l’Italia con l’università
Nel decreto “Sblocca Italia” troveranno facilmente posto le misure a costo zero. Per sbloccare l’Italia è necessario promuovere l’innovazione e la ricerca scientifica e tecnologica. L’università è la sede primaria dell’innovazione e della ricerca. I professori ordinari degli Atenei italiani sono diminuiti da 18.218 nel 2008 a 13.219 nel 2013. Il trend di riduzione di mille unità all’anno farà scendere al di sotto di 10 mila unità il numero di professori ordinari entro pochi anni. Nella tornata 2012 dell’abilitazione scientifica nazionale poche migliaia di professori universitari sono stati abilitati al ruolo di Ordinario. Affinché siano chiamati nel ruolo, si richiede un “budget” di 0,3 punti organico per ogni professore associato che diventa ordinario. Il “budget” di 0,3 punti organico equivale a 531 mila euro. La riforma Gelmini ha abolito la ricostruzione economica della carriera docente, per cui non c’è più necessità del “budget” di 0,3 punti organico. L’immissione in ruolo dei docenti universitari abilitati al ruolo di Ordinario può davvero sbloccare l’Italia.
Vito D’Andrea, Roma, Il Messaggero, 1° settembre
I risultati aberranti della politica antioccidentale del Papa
Papa Francesco tende la mano al regime di Pechino e gli offre tutto il suo sostegno, e così nega la storia e la verità degli eventi attuali. Il Pontefìce afferma che i cristiani non sono conquistatori, e finge di non vedere l’occupazione militare del Tibet, gli scontri violenti fra i cinesi e i Paesi vicini come Vietnam, Filippine e Giappone. I veri conquistatori sono i cinesi, ed è superfluo assecondare questa mania espansionista. Piuttosto bisognerebbe sostenere i Paesi asiatici aggrediti, ma Papa Francesco ha deciso di schierarsi dalla parte della Cina. La politica antioccidentale di questo Papa sta raggiungendo dei risultati aberranti.
Cristiano Martorella, [email protected], Corriere della Sera, 2 settembre
Scuola: forse andava meglio quando stavamo peggio
In pensione da cinque anni, ho lasciato con rammarico la scuola stanca di sentirmi un’aliena in un mare di pressapochismo, buonismo, opportunismo, in un clima di guerra tra poveri. Ho assistito a corsi di formazione docenti dove qualcuno faceva la pennichella dietro a occhiali da sole (per acquisire il punteggio), a un corso abilitante dove il docente voleva sapere da me gli argomenti da trattare. Ho partecipato a corsi sulla legalità dove docenti apponevano presenze agli allievi assenti. Ho visto conferire un numero spropositato di incarichi extra curriculari (che i docenti svolgevano in orario curricolare abbandonando la classe), e ore sottratte all’insegnamento per improbabili spettacoli teatrali, conferenze, mostre sui più svariati temi. Adesso, di fronte all’ennesima proposta di riformare la scuola, in particolare sui criteri di formazione e valutazione dei docenti, mi chiedo: non era meglio quando stavamo peggio?
Milena Biondo, [email protected], la Repubblica, 2 settembre
Ma allora chi è che sporca le strade italiane?
Il sondaggio di LaST apparso l’ 01/09 sulle pagine di questo giornale dimostra che per circa il 90% degli italiani di tutte le età gettare rifiuti in luogo pubblico è «del tutto non ammissibile» mentre per circa un 85%, in media, è inammissibile qualunque atto vandalico. Evidentemente allora ciò che si vede sulle strade italiane è opera di stranieri in vacanza o alieni di passaggio.
Mirko Baglione, La Stampa, 2 settembre