Peggio della Guerra Fredda

Peggio della Guerra Fredda

Il mondo ricorda gli anni della Guerra Fredda come un periodo di forti contrasti. Senz’altro è stato così. Ma quando cadde la Cortina di ferro, i due schieramenti avevano prospettive ottimistiche per il futuro. Gli americani soddisfatti di aver liberato il popolo russo dall’oppressione comunista, i russi desiderosi di scoprire il sogno americano, entrambi i popoli erano finalmente liberi dalle rispettive propagande. Dopo venticinque anni di isolamento da parte americana e di crescente nazionalismo e autocrazia russa, non è la propaganda a rovinare le relazioni, ma un sentimento che nasce spontaneo nelle due civiltà.

Molto è stato detto sull’attuale ritorno alla Guerra Fredda, ma, in un certo senso, Russia e Stati Uniti sono messi peggio ora di quanto lo fossero allora, in quel periodo di confronto globale. Ci sono stati numerosi conflitti nelle relazioni Usa-Russia nelle passate sette decadi; alcuni di questi (la crisi di Berlino nel 1961 e la crisi dei missili a Cuba nel1962) portarono il mondo sull’orlo di un confronto militare testa a testa che avrebbe potuto possibilmente finire in una guerra nucleare globale. Fortunatamente, ora come ora, nella crisi ucraina non c’è stata un’escalation di questa portata.

Ma c’è un altro motivo di preoccupazione: la crescente ostilità tra la società russa e quella americana che accompagna le tensioni nelle relazioni bilaterali tra gli Stati. Sia i russi che gli americani erano inizialmente euforici dopo la fine dell’era della Guerra Fredda.  Gli americani erano pronti a riabbracciare i loro compagni russi che si erano liberati dal “giogo comunista”, aspettandosi che loro si sarebbero ricongiunti alla grande “Famiglia euro-atlantica. Da parte loro, i russi idealizzavano gli americani, diffidando dell’immagine creata dalla macchina di propaganda sovietica e visualizzando gli Usa come una sorta di “Terra Promessa”.

Questi miti sono gradualmente evaporati, e per i primi anni duemila russi e americani avevano assunto una visione più sobria l’uno dell’altro. Qualche russo iniziava a viaggiare negli Stati Uniti. Visitavano il Paese, parlavano con la gente, e scoprivano un sacco di cose che non apprezzavano (incidentalmente, veniva fuori che si sentivano più vicini allo spirito, ai costumi e allo stile di vita europeo). L’iniziale gioia americana per la caduta della Cortina di ferro fece strada al disappunto verso coloro che venivano da lì dietro: gli stereotipi del nouveau riche russo, gangsters e altre figure losche.

Ora siamo entrati nel terzo stadio, caratterizzato da crescente alienazione, mutuo risentimento e persino astio. I russi si sentono offesi nell’orgoglio dagli americani e cercano di avere la rivincita dopo venticinque anni di concessioni e umiliazioni. Inoltre, tendono ad addossare la colpa ai diabolici disegni americani per quelli che sono i loro fallimenti in patria e all’estero. I russi speravano in relazioni eque e rispettose; invece, vedevano gli americani sfruttare arrogantemente la debolezza russa e riluttanti nell’accettare la Russia come un partner eguale. Come da stereotipo, considerano gli americani persone superficiali che non rispettano nessuno, abusano del loro potere in tutto il mondo, bombardano chi gli pare e non riconoscono altre opinioni o interessi se non i loro.

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