Ebola ha lasciato l’Africa. La prima segnalazione arriva dagli Usa, dove è stato diagnosticato al liberiano Thomas Eric Duncan, che era atterrato a Dallas il 20 settembre.
Ma anche l’Europa è a rischio: il primo caso di contagio è avvenuto in Spagna. Un’infermiera si è ammalata dopo essere entrata in contatto con Manuel Garcia Viejo, il missionario ammalato e che era stato rimpatriato dalla Sierra Leone quando i sintomi erano già evidenti. L’uomo è morto il 26 settembre nel suo letto all’ospedale Carlo III di Madrid, ma l’infermiera avrebbe contratto il virus entrando nella sua stanza durante l’agonia. La donna avrebbe avuto tutte le strumentazioni per evitare il contagio. Ma il virus è riuscito ad aggirarle. L’Unione Europea ha chiesto a Madrid chiarimenti.
Ma non solo in Spagna. Anche in Olanda si registra un caso sospetto: un uomo, secondo quanto riporta il sito della tv pubblica olandese Nos, è stato ricoverato a Dordrecht. Avrebbe contratto il virus in Sierra Leone.
L’allarme comincia a serpeggiare: in Italia, per evitare che salga la tensione, è intervenuto il ministro della Salute Beatrice Lorenzin. La situazione è critica, fa notare durante un’audizione davanti alle Commissioni Affari Sociali ed Esteri alla Camera. Perché «i continui tagli al Sistema sanitario mettono a rischio anche i sistemi di controllo». Ma «è un aspetto che va preservato, insieme alla sicurezza nei porti e negli aeroporti», ha aggiunto. Insomma: per rafforzare i controlli hanno dovuto tagliare «i fondi sulle ispezioni al ministero».
L’intenzione è tranquillizzare e sedare ogni allarmismo. Lo dice anche: «Ogni segnalazione in Italia, finora, si è rivelata un falso allarme». Ma questo non deve suggerire di allentare i controlli. Al contrario, il ministero della Salute ricorda che «abbiamo chiesto che alle frontiere dell’Unione Europea sia rafforzato il monitoragio nei confronti dei passeggeri provenienti dai Paesi extra Ue». Va ricordato che non ci sono voli diretti in Italia dalle zone dell’Africa colpite dall’Ebola, «ma ci sono voli indiretti». Le liste dei passeggeri saranno conservate per oltre 21 giorni, il periodo di incubazione della malattia. Un metodo che permette di rintracciare tutti i passeggeri, o meglio tutti coloro che possono essere entrati in contatto con eventuali casi di infezione.
Il problema è che non siamo di fronte solo a una questione sanitaria, «ma anche a umanitaria, con risvolti geopolitici». Insomma, va affrontato con prontezza.
La questione Ebola è emersa nell’estate. Da quel momento è finita sotto i riflettori dei media. Linkiesta si era occupata di tutte le implicazioni, non solo mediche, che comportava. Due articoli, linkati qui sotto, riassumono la questione.
Merita attenzione anche questo intervento, sui possibili rimedi tecnologici: