L’auto connessa cambierà il mercato dei componentistica? A suggerirlo è un’indagine della società di consulenza strategica McKinsey. «Stimiamo – si legge – che mentre il costo totale della proprietà dei veicoli rimarrà stabile per i consumatori, la forte crescita nella connettività dei veicoli farà crescere il valore del mercato globale dei componenti e servizi per la connettività, dai 30 miliardi di euro di oggi a 170 miliardi di euro nel 2020».
La torta diventerà, quindi, grandissima, ma a dividersela potrebbero essere giocatori molto diversi da quelli in campo oggi. «Mentre i progressi tecnologici hanno guidato il settore automobilistico per decadi – continua lo studio -, questa accelerazione “drammatica” come conseguenza della connettività ha il potenziale di alterare in maniera significativa il paesaggio competitivo. Le società dai settori del software e delle telecomunicazioni stanno già entrano nel mercato dell’automotive» e il report di McKinsey ritiene che «i produttori di equipment originale devono agire ora per assicurarsi il controllo su settori industriali critici».
Già oggi le auto hanno una complessità che non è forse chiara a tutti: la loro potenza di calcolo è pari a quella di 20 personal computer e processano fino a 25 gigabyte di dati in un’ora. Mentre, però, finora la tecnologia digitale si è tradizionalmente concentrata sull’ottimizzazione delle funzioni interne dei veicoli, ora l’attenzione si sta spostando sullo sviluppo della capacità delle auto di connettersi con il mondo esterno e sul miglioramento dell’esperienza all’interno dell’auto stessa.
Quando parliamo di connettività sulle auto, stiamo abbracciando tecnologie molto diverse, sia sul lato dell’hardware sia su quello dei servizi. Uno studio di SBD per la Gsm Association ha ricostruito i fronti che si svilupperanno, spiegando che ci saranno tre vie di applicazione: soluzioni “embedded”, costruite all’interno dell’auto; soluzioni legate (tethered), nelle quali il guidatore deve usare il proprio telefono come un modem (via wi-fi o bluetooth); e soluzioni in cui le app degli smartphone sono integrate nell’auto per permettere al guidatore di accedere ai servizi in maniera sicura.
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La distinzione tra servizi e componenti hardware è fondamentale per Aurelio Nervo, presidente del Gruppo Componenti dell’associazione di categoria Anfia. «Indubbiamente – spiega a Linkiesta – c’è uno spostamento verso una serie di servizi che la connettività può dare. Il processo è in atto da 6-7 anni, basti guardare cos’è successo con la geolocalizzazione e con i servizi sul traffico». Tuttavia, aggiunge, il grande cambiamento non riguarderà, da qui al 2020, la componente hardware, «perché le auto che saranno vendute nel 2020 sono già state progettate». Su questo fronte le novità riguarderanno, ad esempio, tutto il sistema di sensori che permette già oggi, tra le altre cose, alle auto di parcheggiarsi da sole.
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Uno studio di Kpmg, dedicato al futuro delle auto connesse, ha fatto il punto sulle tecnologie che potranno essere coinvolte, illustrando il grado di maturità, il loro costo, la loro affidabilità e la dipendenza dalla regolazione pubblica.
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Gli avanzamenti maggiori, e con essi l’aumento di fatturato, coinvolgeranno invece la parte sofware, «dai sistemi che permetteranno di trovare i parcheggi liberi in zona», spiega Nervo, «all’e-call in caso di incidenti, che sarà obbligatorio in Europa tra un anno».
Quanto alla concorrenza di operatori esterni al mondo tradizionale dei componentisti, per Nervo «chi si occupa di telecomunicazioni ovviamente tenderà ad aumentare i servizi anche per l’autoveicolo. Già oggi ci sono interessamenti, non solo dalle Tlc ma anche dalle società di servizi. Non lo vedo però come un grosso rischio per i componentisti, i quali hanno un know how che potrà servire alle Tlc. Queste faranno, presumibilmente, da system integrator, invece di farsi tutto in casa».
Nell’evoluzione della tecnologia a bordo, secondo Kpmg, l’anno 2025 sarà quello dell’auto che si guida da sola.
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L’evoluzione, secondo Gsma, sarà molto diversa a seconda delle tecnologie.
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Una data che però non convince il presidente del Gruppo Componenti dell’Anfia. «Penso che si andrà oltre il 2025 – dice -. Ho l’impressione che l’orizzonte si sposterà in avanti, come è avvenuto per le auto elettriche, che 20 anni fa sembravano destinate a divenire maggioritarie in questi anni. Ci potrà anche essere il prodotto adatto, ma un’auto che si guida da sola prevede anche una serie di infrastrutture complesse: tutte le strade e le vetture dovranno essere sensorizzate, altrimenti il rischio sarà quello di non avere una giusta risposta. Dipenderà anche dal mercato: l’industria automobilistica è estremamente conservatrice. Vorrebbe, comprensibilmente, che i modelli stessero sul mercato per moltissimi anni. Poi le spinte del mercato e quelle politiche, su emissioni e sicurezza, fanno sì che l’industria si muova in fretta».