Dalla carta dei diritti di Internet fino alla “Google tax” spagnola, passando per i nuovi device lanciati da Apple e l’ennesima rivoluzione di Twitter. Se non siete stati “sul pezzo” ecco un breve riassunto delle notizie tecnologiche più importanti della settimana.
La Carta dei diritti di Internet
Un breve preambolo sul significato della Rete, e poi subito una bozza dei quattordici articoli che la comporranno. È la carta dei diritti di Internet redatta dalla commissione speciale su diritti e doveri della Rete istituita alla Camera. Si tratta del primo mattone verso la realizzazione di una Carta fondamentale del web che vedrà come passo successivo quello di una consultazione pubblica, su un’apposita piattaforma online, che prenderà il via il 27 ottobre. Il testo base è stato presentato lunedì 13 ottobre alla Camera nel corso della riunione interparlamentare sui diritti fondamamentali. Si tratta di un’iniziativa che ha scatenato fin da subito un vivace dibattito tra oppositori e sostenitori, sull’onda dei tanti casi controversi che si sono susseguiti negli ultimi tempi. Uno su tutto quello relativo alla questione dell’oblio di Google.
Nasce uno strumento per misurare i tweet “televisivi”
Solo a settembre i tweet legati ai programmi televisivi italiani sono stati oltre due milioni. A dirlo sono i primi dati rilevati da Twitter Tv Ratings, lo strumento social realizzato da Nielsen, e lanciato per la prima volta anche in Italia lo scorso mercoledì 15 ottobre. Grazie all’accordo pluriennale tra Twitter e Nielsen sarà possibile avere a disposizione tutti i dati relativi alla mole di tweet generati da un dato programma televisivo, grazie ad un monitoraggio in tempo reale. Sulla base di questi dati , Nielsen ha stilato una classifica dei 10 programmi più twittati della settimana tra il 6 e il 12 ottobre. A partire dalla prossima settimana in poi la stessa Nielsen pubblicherà una classifica dei 5 programmi di prima e seconda serata che hanno generato l’audience più ampia su Twitter, tale classifica verrà anche pubblicato sul profilo social ufficiale della società (@NielsenSocialIT)
I nuovi tablet della mela
Apple sempre protagonista della scena mondiale, e questa grazie alla presentazione dei nuovi tablet di Cupertino. Ipad Air 2 e iPad Mini 3, già prenotabili in 29 Paesi, supporteranno la Apple sim, ovvero una scheda Sim non legata ad un singolo operatore telefonico, ma una sorta di grimaldello della telefonia che consentirà all’utente di scegliere e cambiare liberamente il proprio gestore in relazione alla tariffa più conveniente. È questa in realtà novità più importante legata alla presentazione dei nuovi device della mela: per il momento però questa tipologia di scheda verrà introdotta solo negli Stati Uniti e nel Regno Unito. «La Apple sim statunitense dà la flessibilità di scegliere varietà di piani tariffari a breve termine — si legge sul sito sull’App store americano — e in viaggio si potrà scegliere un piano dato da un operatore locale per durata del viaggio.
Twitter vuole somogliare a Facebook
Piaccia o meno, Twitter ha deciso di assomigliare sempre di più a Facebook. La società ha annunciato ulteriori cambiamenti, questa volta verrà riconfigurato il flusso dei tweet in funzione della loro “pertinenza” e non più in base alla cronologia. Un modifica per certi versi radicale e che, c’è da scommetterci, farà indispettire parecchi utenti. Per molti infatti la caratteristica più accattivante del sito di microblogging è quella di postare le notizie in tempo reale e in continuo scorrimento. Con questo intervento invece il flusso dei twett visibili dall’utente potrebbe comprendere anche post di persone che non si era scelto di seguire, senza considerare che non sarà più possibile tornare al flusso cronologico. Al momento il progetto è stato lanciato in via sperimentale e non coinvolgerà la totalità degli utenti, ma di certo in molti potrebbero non gradire questa novità.
È una questione di tasse: la Spagna contro Google
Non c’è pace per Google in Europa, dopo la tanto discussa sentenza della Corte europea che ha sancito il diritto all’oblio da parte degli utenti, per il gigante di Mountain View questa volta i grattacapi arrivano dalla Spagna. Pare che il Governo spagnolo abbia deciso di far pagare a Google News una tassa nei confronti degli editori per ogni notizia rilanciata, se dovesse essere approvata la nuova legge sulla proprietà intellettuale. La reazione di Big G però non sembra essere tenera e l’idea è quella di chiudere la versione spagnola del servizio di aggregazione della notizie di Google. Secondo alcuni la mossa di introdurre quella che è stata definita “Google tax” da parte del Governo Rajoy, si fatta su misura per difendere gli interessi degli editori. Quella spagnola non è un’iniziativa isolata, dato che anche in Italia si parla da tempo di una “web tax” per salvare la stampa. Va ricordato come soltanto in Italia Google fatturi 1100 milioni di euro.