Intorno alle due del mattino del 28 novembre 1953, un uomo di nome Frank Olson venne trovato agonizzante sul marciapiede di fronte a un albergo di New York. Era caduto da una camera al decimo piano, rompendo i vetri della finestra chiusa, e indossava solo biancheria. Morì prima dell’arrivo dell’ambulanza. Nella stanza 1018A il custode di notte trovò un uomo seduto in bagno con la testa tra le mani. Pochi minuti prima aveva telefonato a un uomo dicendo solo: «È andato» («He’s gone») e ricevendo in risposta un altrettanto laconico: «Molto male» («That’ s too bad»).
Frank Olson era un biologo assegnato alla Divisione operazioni speciali (SOD) del Centro biologico dell’esercito USA di Camp Detrick, nel Maryland, in cui si portavano avanti ricerche sulle armi chimico-batteriologiche per l’esercito e la CIA. I suoi superiori lo tenevano da conto come un esperto nel suo campo e nessuno aveva mai notato che soffrisse di qualche tipo di disturbo mentale. Il 19 novembre 1953, nove giorni prima della sua morte, stava partecipando a una riunione riservata con membri dell’esercito e dei servizi segreti, in una baita a Deep Creek Lake, una località sperduta a circa centocinquanta chilometri dalla base.
Tre dei dieci partecipanti facevano parte di un’unità della CIA chiamata Technical Services Staff (TSS) e, dopocena, uno di loro versò senza farsi notare una piccola quantità di LSD in una bottiglia di Cointreau. Tutti i presenti tranne due bevvero; dopo una ventina di minuti, uno dei tre comunicò che erano stati drogati. L’allucinogeno fece effetto e verso l’una di notte tutti stavano ridendo e non riuscivano a portare avanti una conversazione sensata, per cui si ritirarono per la notte.
Dopo essere tornato a casa dalla sua famiglia per il fine settimana, Olson si presentò al lavoro il lunedì successivo in uno stato che assomigliava ad una profonda depressione. Il suo superiore, dopo alcune conversazioni con lui, decise che Olson aveva bisogno di assistenza medica immediata. Il 24 novembre venne accompagnato dal suo diretto superiore e da un uomo della CIA di nome Robert Lashbrook da un medico di New York, un immunologo di nome Harold Abramson, che partecipava ad alcuni programmi di ricerca sostenuti dai servizi segreti. Dopo le visite di Abramson, venne deciso che Olson aveva bisogno di essere ricoverato in un’unità psichiatrica.
La sera del venerdì successivo, 27 novembre, Olson e Lashbrook si registrarono allo Statler Hotel, di fronte a Penn Station. Più avanti, Lashbrook avrebbe testimoniato che, a cena, «Olson non sembrava più particolarmente depresso, e quasi il dottor Olson che conoscevo prima dell’esperimento». Andarono a letto intorno alle undici, dopo aver guardato un po’ di televisione. Tre ore più tardi Lashbrook venne svegliato dal rumore dei vetri infranti.
Per anni, la morte di Frank Olson rimase del tutto sconosciuta all’opinione pubblica americana, ad eccezione dei pochi che prestarono attenzione ai sintetici trafiletti sui giornali che diedero notizia del suicidio. Poi, a metà degli anni Settanta, una serie di inchieste del Congresso sulla CIA fecero emergere una verità inaspettata: che Frank Olson era il risultato più tragico, almeno tra quelli che era possibile documentare, di un vasto programma segreto portato avanti per oltre dieci anni dai servizi segreti sulle tecniche di manipolazione mentale, denominato MKULTRA.
1. Una nuova parola
Nel 1953 gli Stati Uniti stavano uscendo dall’impegno nella guerra di Corea. Da pochi anni aveva fatto il suo ingresso nella lingua inglese una nuova parola, brainwashing: un calco del cinese xi nao, letteralmente “lavare il cervello”. Si riferiva alle pratiche di pressione fisica e soprattutto psicologica che i cinesi e i nordcoreani erano accusati di portare avanti per manipolare il pensiero dei prigionieri politici o di guerra. Era stata popolarizzata da un libro del giornalista Edward Hunter, Brainwashing in Red China, che aveva descritto quelle pratiche grazie ai racconti di rifugiati politici a Hong Kong.
Gli spettacolari processi politici nel blocco sovietico, in cui gli imputati confessavano crimini che non avevano mai commesso, fecero nascere sospetti su tecniche simili usate dalla superpotenza comunista. Qualche anno più tardi, il lavaggio del cervello e la manipolazione mentale sarebbero entrati definitivamente nella cultura popolare attraverso il romanzo di Richard Condon The Manchurian Candidate, uscito nel 1959, e soprattutto con il film omonimo, in cui recitava Frank Sinatra. Nel film, il figlio di una famiglia politica americana subisce il lavaggio del cervello da parte dei nordcoreani quando viene catturato nella guerra di Corea e viene “programmato” per diventare un assassino.
Nell’atmosfera di profondo sospetto che avvolgeva quei primi anni della guerra fredda, alcuni episodi aumentarono le paure della CIA che il blocco comunista avesse a disposizione nuove armi nei loro arsenali, in grado di modificare lo stesso pensiero del nemico. Nel febbraio del 1952, l’ambasciatore americano in Unione Sovietica George Kennan paragonò davanti a un giornalista la vita nel paese comunista al suo periodo di prigionia nella Germania nazista. Pochi mesi dopo fu dichiarato persona non grata da Stalin ed espulso dal paese.
Kennan era uno dei diplomatici più importanti nei primi anni del secondo dopoguerra e uno dei principali artefici della politica estera americana nei primi anni della Guerra fredda. Qualunque fossero le sue reali motivazioni per lasciarsi andare a osservazioni così poco diplomatiche, alla CIA pensarono che Kennan potesse essere stato manipolato con tecniche che i servizi segreti occidentali erano ancora ben lontani dal controllare.
Non diversamente da quanto sarebbe accaduto pochi anni dopo per l’esplorazione spaziale, con il lancio del primo satellite del programma Sputnik, gli alti gradi dei servizi segreti americani sentirono l’ansia e l’incertezza di essere rimasti indietro rispetto ai sovietici. Alcuni agenti all’interno della CIA concentrarono la loro attenzione su un prodotto incolore, inodore e insapore sintetizzato nel 1938 nei laboratori del colosso chimico Sandoz, in Svizzera. Estratto dall’ergot, un fungo parassita della segale, era prodotto in piccole quantità dalla sola Sandoz e aveva potenti effetti allucinogeni anche in bassissime dosi. Si chiamava dietilamide-25 dell’acido lisergico o, dalla sigla del suo nome tedesco, LSD.
Secondo alcuni rapporti, l’URSS si stava impegnando nella produzione di grandi quantità di LSD, fino ad allora usato solo come farmaco per il trattamento della schizofrenia. Nel 1952 il capo del settore medico della CIA scrisse: «ci sono molte prove, nei rapporti di innumerevoli interrogatori, del fatto che i comunisti abbiano utilizzato droghe, coercizione fisica, elettroshock e forse ipnosi contro i loro nemici. Con queste prove è difficile trattenere la rabbia contro il nostro apparente lassismo». Era arrivato il momento di agire – e il nuovo direttore della CIA avrebbe permesso di lì a poco che si agisse in grande stile.
2. Un nuovo campo di battaglia
Il 10 aprile 1953, in un discorso all’università di Princeton, Allen Dulles parlò delle «tecniche per la perversione del cervello» che venivano impiegate al di là della Cortina di ferro e annunciò che «il controllo della mente è il grande campo di battaglia della Guerra fredda, e dobbiamo fare qualsiasi cosa per uscirne vincitori». Dulles era il nuovo capo della CIA da due settimane, e tre giorni più tardi autorizzò l’operazione MKULTRA, il più grande programma per investigare le tecniche di controllo mentale dell’intelligence USA.
Era l’erede di alcune iniziative più piccole intraprese negli anni precedenti, che avevano nomi meno inquietanti come Bluebird e Artichoke, e rimase a lungo conosciuto solo da poche persone all’interno della stessa agenzia. Prima che MKULTRA venisse interrotto, la CIA spese milioni di dollari per somministrare LSD e altre sostanze psicotrope a centinaia di americani, spesso senza il loro consenso, con il fine di studiare le possibilità di controllo sulla mente umana – e di utilizzo di quelle stesse sostanze nello spionaggio internazionale.
Nella sua presentazione del programma a Dulles, Richard Helms – allora uno dei più alti responsabili della CIA, più tardi a capo dell’agenzia – chiarì che l’obbiettivo era quello di «investigare lo sviluppo di un materiale chimico che causa uno stato mentale aberrante, reversibile e non tossico» con la possibilità di «screditare individui, ottenere informazioni e impiantare suggestioni e altre forme di controllo mentale». Come i sovietici potevano aver indotto Kennan ad affermazioni sopra le righe pochi mesi prima, pensavano allora i servizi segreti, alti ufficiali sovietici potevano essere indotti a figuracce internazionali con le nuove tecniche di manipolazione del pensiero. Negli interrogatori delle spie esse avrebbero trovato ugualmente un campo di applicazione ideale.
L’uomo che aveva ordinato di versare l’LSD nel bicchiere di liquore di Frank Olson, quel giorno di novembre del 1953, si chiamava Sydney Gottlieb. Il New York Times lo definì molti anni più tardi “l’uomo che portò l’LSD alla CIA”. Gottlieb, che i suoi amici e collaboratori descrivevano come una delle persone più brillanti che avessero mai conosciuto, era nato a New York nel 1918 e all’età di 33 anni, dopo un dottorato in biochimica al Caltech, entrò nella CIA diventando presto capo di un piccolo settore dal nome oscuro, dedicato ai “servizi tecnici” ( Technical Services Staff, TSS).
Gottlieb era un uomo curioso e inquieto, che dopo aver abbandonato la religione ebraica dei suoi genitori passò dall’agnosticismo al buddismo zen con molti passaggi intermedi. Una malformazione congenita del piede gli dava una lieve zoppia e gli fece evitare, con suo grande disappunto, il servizio militare durante la Seconda guerra mondiale.
Nei primi anni della sua lunga carriera di agente, Gottlieb partecipò ad alcuni piani segreti per l’assassinio di leader nemici degli Stati Uniti. Venne inviato a Cuba per cercare di avvelenare i sigari di Fidel Castro. In un’altra occasione andò in Congo con l’obbiettivo di assassinare il primo leader eletto della neonata repubblica, Patrice Lumumba. Entrambi i piani fallirono. In patria, Dulles lo mise a capo del neonato MKULTRA.
Affascinato dalle droghe e in particolare dall’LSD, che secondo un amico di famiglia assunse «centinaia di volte», Gottlieb aveva imparato alcuni trucchi da un illusionista di Broadway molto famoso in quegli anni, John Mulholland. Nel 1953 Mulholland lasciò il mondo dello spettacolo per mettere le sue abilità al servizio di una causa diversa: insegnare agli agenti della CIA come somministrare LSD e altre sostanze a persone ignare attraverso le bevande, i sigari o gli spazzolini da denti. Gli agenti segreti trovarono presto il modo di utilizzare quegli insegnamenti.
3. Brutti viaggi
All’inizio di MKULTRA, gli agenti della squadra di Gottlieb sperimentarono l’LSD su loro stessi. Un tipico esperimento consisteva nel chiudere per ore due agenti in una stanza, fargli assumere l’acido e registrare gli effetti su sé stessi e sul compagno. Poi gli agenti acconsentirono a passare a una fase in cui si sarebbero drogati a vicenda, senza sapere quando né come, per osservare la reazione di chi era sottoposto all’LSD senza potersi preparare psicologicamente. Poco dopo aver ingerito la droga, veniva comunicato all’agente che stava per cominciare un “viaggio”.
L’LSD non crea dipendenza e i suoi effetti variano molto da persona a persona e da un’assunzione a un’altra. Ci furono casi, in quella prima fase, di “brutti viaggi”, le esperienze profondamente negative e potenzialmente scioccanti in cui può incorrere a volte chi fa uso di allucinogeni: in uno di essi, come scrivono Martin Lee e Bruce Shlain nella loro storia dell’LSDAcid Dreams, un agente vagò per ore per Washington, terrorizzato dalle macchine di passaggio – che gli apparivano come enormi mostri dagli occhi fluorescenti – dopo che i suoi colleghi avevano drogato il suo caffè mattutino e non erano riusciti a impedire che lasciasse la sede della CIA sotto gli effetti della droga.
Ma gli uomini di Gottlieb non si lasciarono spaventare dalle occasionali esperienze negative e pensarono che fosse arrivato il momento di passare a qualcosa di diverso. Una delle prime sperimentazioni condotte fuori dall’agenzia si tenne a Lexington, Kentucky, con la collaborazione del National Institute of Mental Health e del dottor Harris Isbell, che riceveva soldi dalla CIA attraverso un finto programma della Marina. Il Centro di riabilitazione di Lexington era una grande prigione federale per tossicodipendenti, quasi tutti neri, che scontavano pene per reati di droga.
Alcuni detenuti si offrirono volontari per una non meglio specificata ricerca scientifica, dietro la promessa di dosi di droga o di uno sconto di pena: firmarono un foglio di consenso generico e vennero loro somministrati allucinogeni e nuove droghe fornitegli dalla CIA. In un caso, Isbell diede a un gruppo di sette detenuti LSD per 77 giorni consecutivi. Davanti a una commissione del Congresso, nel 1975, Isbell disse che a Lexington era stato fatto «un lavoro davvero eccellente», anche se non venne mai effettuato un controllo successivo sulle persone sottoposte agli esperimenti più estremi.
Presto MKULTRA si espanse molto al di là dei dipendenti della CIA, degli istituti di pena e delle strutture di ricerca. Un appartamento nel Greenwich Village di New York, ad esempio, venne trasformato in una sorta di casa di appuntamenti – con spese di ristrutturazione pagate dalla CIA – in cui veniva somministrato LSD ai “clienti” drogando le loro bevande. A capo del “sottoprogetto n.3” di MKULTRA venne messo un agente della narcotici di lungo corso di nome George White, che aveva già lavorato con i servizi segreti durante la guerra nei primi test che prevedevano l’uso della marijuana come siero della verità.
White, un uomo massiccio con la reputazione da duro e una personalità decisamente sopra le righe, adescava le persone nei bar di New York presentandosi come un artista o un marinaio di nome “Morgan Hall”, le invitava nell’appartamento e le drogava, poi verificava gli effetti della droga sulla sincerità dei suoi ospiti e la loro volontà di parlare di informazioni compromettenti.
Nel 1955, White venne trasferito a San Francisco dove stabilì altre due sedi per la sua bizzarra attività di spionaggio. Fu in capo anche all’operazione Midnight Climax, in cui prostitute tossicodipendenti portavano i loro clienti nel bordello finanziato dalla CIA, ricevendo in cambio assegni da 100 dollari e la promessa di intercessione dell’agenzia in caso di arresto.
Ma l’attività di MKULTRA sapeva mirare anche più in alto. Il generale William Creasey dell’esercito americano argomentò una volta che riempire di LSD le riserve idriche di una città sarebbe stato almeno attrettanto efficace che sganciarci sopra una bomba, e gli agenti di Gottlieb fecero qualche indagine anche sui modi per somministrare allucinogeni a gruppi di persone. In un’operazione del 1959, due agenti della CIA vennero mandati a San Francisco per lanciare LSD in forma di aerosol su una festa, all’insaputa dei partecipanti, e non poterono portare avanti il piano perché, secondo quanto dichiararono più tardi, quel giorno faceva troppo caldo e il loro equipaggiamento non sembrava funzionare bene.
4. Il nido del cuculo
La CIA si avvalse anche della collaborazione più o meno consapevole di altre istituzioni. Nel 1959 venne inaugurata una nuova ala dell’ospedale della Georgetown University di Washington, l’ala Gorman. Attraverso un progetto di MKULTRA vennero fornite centinaia di migliaia di dollari per la sua costruzione, mascherando da donazione privata quelli che in realtà erano soldi dei servizi segreti.
Un documento interno della CIA elencava tra i vantaggi dell’operazione il fatto che «il sostegno dell’Agenzia ai progetti di ricerca su temi sensibili potrà essere completamente negata» e che «sarà garantita la piena copertura professionale fino a tre biochimici della Divisione chimica [del TSS]». La CIA collaborava segretamente con un famoso oncologo della struttura, il dottor Geschickter, ed è probabile, anche se non provato in via definitiva, che i test avessero a che fare con pazienti malati di cancro o malati terminali. Negli anni successivi, quando MKULTRA era stato interrotto dall’agenzia, Geschickter condusse ricerche su droghe che inducevano il sonno o l’amnesia nell’ambito di un altro progetto denominato MK-SEARCH.
Nei primi anni Cinquanta gli effetti sull’uomo delle droghe allucinogene erano ancora poco conosciuti e la CIA finanziò, nascondendosi dietro alcune fondazioni per la ricerca scientifica, esperimenti e ricerche nel campo, insieme ad altri di suo interesse come la privazione del sonno e l’ipnosi. In molti casi i servizi segreti tennero nascosto il proprio coinvolgimento alle stesse istituzioni e lasciarono che i ricercatori svolgessero le proprie indagini in autonomia, limitandosi ad analizzare i risultati pubblicati sulle riviste scientifiche.
In totale, vennero coinvolti 185 ricercatori appartententi a un’ottantina di istituzioni: più di quaranta college e università, dodici ospedali e cliniche e tre istituti penali. Ken Kesey, l’autore di Qualcuno volò sul nido del cuculo, fece la sua prima esperienza con l’LSD nel 1959 facendo da volontario per un esperimento in un ospedale californiano, ed è molto probabile che anche quella ricerca si svolgesse grazie ai soldi della CIA.
5. Effetti collaterali
Non è chiaro che cosa ottennero concretamente gli uomini di Gottlieb dalle operazioni di MKULTRA, né si conosce il numero delle persone coinvolte come “pazienti” ignari. È facile stimarlo nell’ordine delle decine e forse delle centinaia. Allo stesso modo, le storie degli individui la cui vita fu segnata da MKULTRA non sono facili da ricostruire. La stessa modalità operativa degli agenti rendeva quasi impossibile seguire i loro destini: gli sconosciuti adescati nei bar da White, ad esempio, non venivano seguite dopo la fine delle osservazioni e venivano lasciate a sé stesse.
Nessuna aveva ricevuto controlli medici preliminari, mentre è noto che alcune condizioni fisiche possono influenzare molto gli effetti della droga, e nessuno aveva dato naturalmente il proprio consenso informato alla somministrazione. Allo stesso tempo, molti agenti della CIA coinvolti nelle operazioni non erano né medici né scienziati e non avevano quindi la preparazione necessaria a gestire eventuali situazioni di emergenza o anche solo a valutare nel migliore dei modi i risultati dei loro esperimenti.
Ma era chiaro da tempo che gli allucinogeni come l’LSD potevano avere conseguenze pesanti, e in alcuni casi permanenti, sulle persone che erano esposte ai suoi effetti. Oltre al caso di Olson, che non portò a revisioni sostanziali nel programma né a conseguenze per Gottlieb o altri responsabili, ci sono altri episodi che mostrano da vicino i risvolti peggiori dei tentativi di giocare con la mente umana.
Nel novembre 1952 – pochi mesi prima dell’inizio ufficiale del programma – un giovane pittore americano trasferitosi a Parigi di nome Stanley Glickman venne avvicinato al Café Dôme di Montparnasse da una sua conoscenza e invitato a bere qualcosa con un gruppo di americani che non aveva mai visto prima. Poco dopo aver bevuto un liquore che gli era stato offerto e aver lasciato il bar, Glickman cominciò a sentirsi strano. I suoi accompagnatori gli si avvicinarono e uno di loro suggerì che ora era in grado di compiere miracoli. Il ragazzo – aveva 27 anni – lasciò la compagnia, sentendosi a disagio, e tornò al suo appartamento, con la sensazione di essere seguito. Per i giorni successivi passò attraverso un episodio psicotico, con allucinazioni e confusione mentale, fino a quando non collassò a terra nello stesso locale in cui aveva incontrato gli sconosciuti.
La vicenda segnò profondamente Glickman, fino a cambiargli per sempre la vita: per i dieci mesi successivi, dopo alcuni ricoveri ospedalieri, fece vita da recluso nella sua casa di Parigi, con il costante terrore di venire avvelenato, fino a quando i suoi parenti non se ne accorsero e lo riportarono negli Stati Uniti. Smise di dipingere e non riuscì mai a ritrovare il suo equilibrio. Morì a New York nel 1992. Come raccontò un articolo dell’ Observer qualche anno più tardi, ci sono forti sospetti che Glicksman venne drogato con un allucinogeno da qualcuno collegato con la CIA, anche se la sua famiglia perse una causa contro Gottlieb nel 1999.
6. Rivelazioni
Il caso di Frank Olson riemerse dal silenzio nel 1975, quando gli atti di una commissione presidenziale sulle attività della CIA nel territorio degli Stati Uniti fecero conoscere al grande pubblico l’esistenza del programma MKULTRA. La storia, prevedibilmente, fece presa sull’opinione pubblica e diventò, con le parole di Jon Ronson – autore di Gli uomini che guardavano le capre, da cui è stato tratto un film con George Clooney pochi anni fa – «uno dei peggiori colpi alle relazioni pubbliche che i servizi segreti americani abbiano mai sofferto». La famiglia Olson venne ricevuta nello Studio Ovale da Gerald Ford, che promise di fornire tutte le informazioni disponibili sulla vicenda.
Nell’agosto del 1977 una nuova commissione si riunì a Washington per sentire diversi testimoni a proposito di MKULTRA. Tra loro c’era anche l’allora direttore della CIA, l’ammiraglio Stansfield Turner, nominato pochi mesi prima. Turner disse che le sperimentazioni su soggetti ignari erano state sospese nel 1964, dopo che un rapporto interno ne aveva denunciato gli aspetti moralmente discutibili. Il budget per MKULTRA era stato gradualmente ridotto a partire da quell’anno, per arrivare alla chiusura del programma alla fine degli anni Sessanta. Aggiunse anche che nessun programma simile stava più venendo portato avanti dalla CIA.
Venne fuori che l’attenzione dei media per MKULTRA era arrivata appena troppo tardi – e che gran parte delle informazioni relative al progetto erano andate probabilmente perse per sempre. Nel gennaio 1973, disse Turner, il suo predecessore alla guida della CIA Richard Helms aveva ordinato la distruzione dei documenti relativi al progetto, su suggerimento di Gottlieb che stava lasciando i servizi segreti. Helms era l’incaricato delle operazioni sotto copertura e il secondo uomo più importante della CIA all’inizio degli anni Sessanta, era stato uno dei primi promotori di MKULTRA e aveva combattuto una battaglia interna all’agenzia per mantenere in vita le attività di White a New York e a San Francisco nonostante le critiche.
La commissione riuscì comunque a farsi un’idea della vastità del progetto, grazie ai documenti che erano sfuggiti per caso alla distruzione e alle informazioni emerse fino ad allora. Nel suo rapporto finale riportò le dichiarazioni di Turner secondo cui, all’interno dei 149 sottoprogetti di MKULTRA, ce n’erano una quarantina dedicati alle droghe e/o all’alcool, almeno sei dei quali su persone inconsapevoli, otto dedicati all’ipnosi, quattro su «abilità degli illusionisti utili in operazioni sotto copertura», nove su «comportamento umano, ricerca sul sonno e cambiamenti comportamentali durante la psicoterapia», oltre a ricerche sulla guerra batteriologica in collaborazione con l’esercito, a singoli progetti sull’elettroshock e sulla «percezione extrasensoriale», a ricerche grafologiche e a partecipazioni a convegni internazionali sulle modifiche del comportamento.
Nelle sue conclusioni, la commissione scrisse che le sperimentazioni portarono a «massicce violazioni dei diritti di cittadini americani, a volte con tragiche conseguenze» e «una sostanziale mancanza di rispetto per il valore della vita umana». È stato notato che il progetto MKULTRA era anche una palese violazione del Codice di Norimberga, le linee guida per la sperimentazione umana stabilite dopo i processi degli Alleati ai criminali di guerra nazisti.
Ma tecniche che ricordano quelle di MKULTRA non sono rimaste confinate alla cupa atmosfera della Guerra fredda e agli anni Cinquanta e Sessanta, quando le conoscenze sulla mente umana e sul cervello erano ancora lontane dalle conquiste e dalle rivelazioni della neurobiologia. Come la cronaca degli anni recenti ha dimostrato, i tentativi di manipolazione psicologica delle persone sembrano aver lasciato il segno nella pratica dei servizi segreti di molti paesi. In un articolo comparso sull’Atlantic nel 2003 sui metodi di interrogatorio degli americani durante le guerre post 11 settembre, Mark Bowden – autore di Black Hawk Down – ha descritto la somministrazione di droghe a soggetti inconsapevoli catturati dagli americani, come il terrorista Khalid Sheikh Mohammed, considerato l’ideatore dell’attacco alle Torri Gemelle.
È forse l’eredità più durevole della storia di MKULTRA: la necessità del controllo democratico sui servizi di sicurezza, il pericolo che i diritti degli individui e dei cittadini vengano calpestati in nome di un bene superiore che sfugge allo stato di diritto. Portato avanti quando gli standard della ricerca psichiatrica erano molto diversi dagli attuali – dai tre Cristi di Ypsilanti all’esperimento della prigione di Stanford, la storia degli esperimenti nel campo è una sorta di galleria degli orrori – così come la nostra conoscenza del funzionamento della mente, il programma per il controllo mentale si basava su scarse conoscenze scientifiche e venne portato avanti in quella che appare a volte un’incosciente improvvisazione. MKULTRA è diventato, prevedibilmente, un nome ricorrente nel mondo complottista, mentre la verità sembra riguardare soprattutto tragedie personali sul filo dell’oblio, come la morte di Frank Olson, e le molte altre dimenticate per sempre come quelle dei detenuti di Lexington.
Quando comparve davanti alla commissione del Congresso, nel settembre 1977, Sydney Gottlieb difese il programma MKULTRA dicendo che assicurare la «sopravvivenza nazionale» lo richiedeva, e richiese anche la sperimentazione su soggetti ignari – si trattò poche decine di persone, disse, non più di una cinquantina – ma fu evasivo in quasi tutte le risposte alle domande specifiche dei senatori. Si era ritirato dall’agenzia nel 1973, poco dopo la distruzione dei documenti. Si trasferì inizialmente in India con la moglie, dove gestì per un anno e mezzo un lebbrosario e, tornato negli Stati Uniti, morì a 80 anni nel 1999. Qualche tempo prima, parlando con Eric Olson – il figlio di Frank, che ha dedicato l’intera sua vita a cercare di scoprire la verità sulla morte di suo padre, come testimonia il suo sito – aveva detto che non era stato poi un male che i documenti di MKULTRA fossero stati distrutti. Dopotutto, tutte le sue ricerche nel mondo delle droghe per il controllo della mente non avevano portato a nulla, ed era stata solo una grande perdita di tempo.