Come la pensano gli italiani lo si può comprendere anche dalle lettere ai giornali. C’è un sito, in Italia, che, quotidianamente, pubblica le lettere più interessanti, www.carodirettore.eu, nato per iniziativa dell’Azienda di soggiorno e turismo di Bolzano. Linkiesta ne propone qualcuna, rimandando al sito i lettori che vorranno avere un panorama ancora più vasto di ciò che gli italiani scrivono ai giornali, quotidiani e periodici.
Stampa 13 gennaio
Freccia Rossa, l’alta velocità è anche dei ladri
Voglio invitare tutti a stare attenti ai bagagli prima che il Freccia Rossa parta dalla stazione. Ecco cosa è successo ieri a mia figlia. È salita domenica 11 gennaio sul Freccia Rossa delle ore 16,15, in partenza da Porta Nuova. Aveva due trolley: uno l’ha sistemato sotto il suo sedile, l’altro nella fessura tra due sedili passeggeri a vista d’occhio. Quest’ultimo è sparito prima che il treno partisse. Ha chiamato il capo treno, che a sua volta si è messo in contatto con l’altro collega su un altra carrozza ,che gli ha comunicato che prima di salire sul treno aveva incrociato due ragazzi che scendevano dal treno con un bagaglio a mano. A mia figlia è stato chiesto di scendere a Porta Susa, per poter tornare a PN per fare la denuncia. Un passeggero che deve andare a Ravenna, con arrivo in serata previsto alle 20,30, non può permettersi di interrompere il viaggio. La denuncia è stata fatta a Ravenna oggi in mattinata, e l’ispettore ferroviario non si è affatto stupito, dicendo che è una metodica consolidata di furto. Se i nuovi ladruncoli agiscono con sveltezza e maestria, perchè non dotare le frecce (come la concorrenza) di lucchetti a pagamento, per ancorare i bagagli? Se ci fosse sul binario di partenza un supporto per passeggeri, andrebbe fermato chi scende da un treno in partenza con un bagaglio. Se quest’ultime osservazioni fossero irrealizzabili, fare pagare a discrezione sul biglietto una assicurazione sul furto bagagli ?»
Nella Fantino
Le nuove norme anticorruzione non valgono per Mafia capitale
Vorrei sottolineare che gli effetti della nuova legge anticorruzione, che inasprirà le pene per corrotti e corruttori, non verranno applicati ai colpevoli dell’inchiesta «Mafia capitale», dal momento che i reati sono stati commessi prima dell’entrata in vigore della nuova legge.
Ugo Revello, Neive (Cn)
Repubblica 10 gennaio
Soltanto con l’istruzione potremo sconfiggere il terrorismo
Riguardo agli attentatori di Parigi, mi chiedo: in quale scuola sono cresciuti? Quali maestri li hanno formati? Quali discipline hanno — o non hanno — meditato? Se è vero che avrebbero ricevuto “un’educazione francese”, allora il problema è qui. Non solo in Francia, ma anche in Italia e a livello europeo, bisognerebbe far assimilare agli adolescenti più storia, più educazione civica, più Costituzioni. E più letteratura, a partire dall’antica: i dialoghi sugli dei di Luciano, irriverenti e corrosivi; i tragici greci; i filosofi scettici; le scanzonate commedie di Aristofane. I tempi richiedono più conoscenze di humanitas e sano relativismo storico. I terroristi hanno capito dov’è il cuore dell’Occidente, i nostri riformatori ancora no.
Fabrizio Polacco, [email protected]
A mezzogiorno, nelle scuole romane, scatta l’ora del gelo
La Provincia di Roma chiude i termosifoni delle scuole a mezzogiorno. E fin qui tutto bene. Il problema sorge quando anche le Accademie d’arte, i Conservatori, che lavorano il pomeriggio, anche fino alle 19, rimangono al gelo. È stato segnalato dai direttori didattici ma sembra che non si trovi una soluzione. Per quanto mi riguarda, frequento l’Accademia di Belle Arti, pago più di 1500 euro all’anno per nove mesi di lezione e non possiamo fare lezione dal freddo. Non parliamo poi di chi lavora con i modelli.
Laura Marchini, Roma
Corriere della Sera 10 gennaio
La Convenzione europea ha abolito la pena di morte
Marine Le Pen propone un referendum sulla pena di morte. L’articolo 1 del Protocollo 6 alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali recita: «La pena di morte è abolita. Nessuno può essere condannato a tale pena né giustiziato». Il ripristino della pena di morte non è quindi materia opinabile.
Mario Scarbocci, San Donato Milanese
Non promuovere Sottomissione è darla vita ai terroristi
Houellebecq ha sospeso la promozione del suo libro Sottomissione in segno di lutto per la carneficina di Parigi. Speriamo sia solo una sospensione, perché se lo scrittore dovesse interrompere definitivamente la promozione di un libro in conseguenza di un atto terroristico equivarrebbe ad accettare la tesi che non si possono esprimere delle opinioni per non dare ai terroristi fanatici delle giustificazioni per compiere i loro crimini.
Roberto Bellia, Vermezzo (Mi)
ItaliaOggi 10 dicembre
Temo, dopo la tragedia francese, che si arrivi all’occhio per occhio
Papa Francesco l’aveva detto: siamo già alla nella terza guerra mondiale. Mai parole furono più azzeccate. La guerra del terzo millennio non è fatta da uomini in divisa ma da tanti piccoli grandi attacchi terroristici, come quello di Parigi al periodico Charlie Hebdo. E temo che questa guerra non si fermerà a quello. Soprattutto temo le reazioni a questa guerra. Papa Francesco, nella Messa a Santa Marta, ha chiesto di pregare per le vittime di questa crudeltà, ma anche “per i crudeli, perché il Signore cambi il loro core”. Ho paura però che le reazioni a queste azioni terroristiche non saranno di bontà, ma del tutto incontrollate. Temo cioè che si arriverà all’occhio per occhio, dente per dente, ma all’occidentale. Temo che le democrazie laiche non resteranno ferme a guardare e a subire passivamente i nuovi morti per mano di fanatici islamisti, che sparano in nome di un dio ignavo. Prego, quello sì, perché i miei timori si rivelino clamorosi sbagli.
Carlo Olivi
Giornale 10 gennaio
La tragedia francese? Tutta colpa di Mitterand
Nel registrare con orrore il blitz maomettano di Parigi, la mia mente torna agli anni mitterrandiani, quando quella città divenne ricettacolo di terroristi e assassini, tra i quali molti italiani (Cesare Battisti etc). Con spudorato spirito di superiorità, la Francia socialista li accolse come perseguitati politici, non come assassini pluricondannati dalla Giustizia di Paesi europei di conclamata civiltà. Tra l’altro diede accoglienza agli epigoni delle sue colonie e ad altri ancora, ghettizzandoli nelle banlieus, luoghi spesso off limits anche alla Polizia. Parlare di attentato alla libertà di stampa è un pretesto. Oggi in Iraq gli Isis hanno tagliato la testa a un “loro” vice-capo della Polizia solo perché fumava una sigaretta. E Allah non gradisce. Questo è il risultato.
Alberto Zamberletti, Varese
Il Fatto 10 gennaio
Una domanda che agli islamici nessuno ha posto
In questi giorni si assiste in tv alle solite interviste a esponenti del mondo islamico, tali signori condannano gli attentati; gli intervistatori, però, non domandano mai come i musulmani moderati interpretano la frase del Corano ove si afferma chiaramente che gli infedeli devono essere perseguitati, uccisi, ecc. Non ho mai sentito tale domanda: troppo imbarazzante?
Bruno Negretti
Repubblica 11 gennaio
Comincio anch’io ad avere un po’ di paura con i musulmani
Sono stata sempre a favore dell’accoglienza, ora però comincio ad avere dei dubbi. Ricordo un episodio di anni fa: nel campeggio dove passavo le vacanze c’era un ragazzo marocchino che vendeva asciugamani. Rivedendomi anno dopo anno, aveva imparato a fidarsi di me e veniva a salutarmi appena arrivavo. Aveva ottenuto un posto nel campeggio stesso, dove lavorava già il fratello maggiore; mi sembrava integrato. L’ho rivisto l’anno successivo all’11 settembre; era «esultante» che i credenti martiri avessero ammazzato un gran numero di infedeli. Rimasi senza parole. Non so dove sia finito. Forse a combattere in qualche zona di guerra. O, forse, a pensare a come ammazzare un po’ di gente da noi. Gli ambulanti dai quali mi rifornisco di frutta e verdura sono del Bangladesh e il venditore di accendini e fazzolettini, che sovvenziono anche senza comprare alcunché, sono islamici moderati ormai amici; ma lo sono davvero? Non ho più certezze. E, forse, ho un po’ di paura: compresa quella di perdere la mia disponibilità nei loro confronti.
Paola Masutti, [email protected]
Le sale d’aspetto sono riservate a quelli del Freccia Rossa
Mi è capitato di viaggiare in treno durante le ultime feste natalizie e ho constatato con la mia famiglia che, nelle principali stazioni ferroviarie, non esistono sale d’aspetto per i «poveri » viaggiatori che non viaggiano in Freccia Rossa. Così abbiamo appreso che nonostante avessimo i biglietti per un IC di Trenitalia, non eravamo “degni” di stare al caldo in una sala d’aspetto come i fortunati possessori dei biglietti per Le Frecce. Pertanto, avendo avuto la “fortuna” di viaggiare mentre in Italia sferzava il “terribile Ivan con temperature polari”, siamo stati costretti a rifugiarci in un bar della stazione. A questo punto chiedo a Trenitalia: a quando la reintroduzione della terza classe?
Carmine Stanizzi, [email protected]
Corriere della Sera 12 gennaio
Ingiusto il metodo di distribuzione dell’8 per mille
Non lo dicono più soltanto i radicali, che su questo proposero anche un referendum, ma finalmente è intervenuta anche la Corte dei conti: il sistema della distribuzione dell’8 per mille è distorto e il suo maggiore fruitore, peraltro esponenzialmente, è la Conferenza episcopale italiana, che su un miliardo e 300 milioni annui si accaparra un miliardo netto. Questa cospicua voce delle entrate della Chiesa cattolica, la cui sede amministrativa — è bene ricordare — si trova in Vaticano, non dipende soltanto dalle scelte che vengono espresse da quattro italiani su dieci, ma soprattutto da chi la scelta di destinazione dell’8 per mille non la esprime. La somma derivante da una non-scelta, infatti, non va allo Stato italiano come sarebbe ovvio, ma viene ridistribuita proporzionalmente tra le confessioni più «votate». Ed ecco che, così, la Chiesa del Papa con il nome del santo poverello diventa di anno in anno più ricca, non solo di ogni altra confessione religiosa che possa partecipare alla «gara», ma anche dello stesso Stato — il nostro — che mette in palio, fuori da ogni regola di concorrenza, il succulento premio. Ora che anche la magistratura contabile italiana si è accorta di questo «vizio» molto terreno, rimarrà inascoltata come un radicale qualunque?
Paolo Izzo, segretario radicali Roma, [email protected]
Corriere della Sera 12 gennaio
Scuole elementari: le ore di lezione sono troppe
Sono una maestra con 39 anni di servizio e sono completamente d’accordo su quanto pubblicato ieri sul Corriere: 30 ore di lezione sono decisamente troppe; e non mi si venga a dire che al pomeriggio si fanno attività meno impegnative. Quando c’era la scuola delle 24 ore su 6 sei giorni e un solo insegnante si poteva gestire nella maniera più opportuna quali lavori far fare nelle prime 2 ore, quelle più proficue, i bambini avevano ogni giorno qualcosa di compito e da studiare, ma a fronte di un intero pomeriggio libero. Lo Stato spendeva meno e i bambini imparavano di più. Quando vanno a casa alle 16,30 quali energie possono ancora avere da dedicare anche a un minimo impegno di studio?
Luciana Ghilardi, luciana [email protected]
Repubblica 13 gennaio
Je suis Charlie mi fa dire anche che “Io sono europeo”
E’ strano, ma il massacro di Parigi dopo l’orrore, mi ha fatto scoprire un’identità europea che non pensavo così forte. Insieme a “Io sono Charlie”, mi viene da dire “Io sono Europeo”, perché mi sento legato alle altre nazioni del vecchio continente da principi profondi — come la libertà di pensiero, la laicità, l’uguaglianza, insomma dall’amore per la democrazia. A piazza Farnese, a Roma, sono andato alla fiaccolata per esprimere solidarietà ai francesi, non come un popolo straniero, ma come concittadini europei. E ho capito che avrei fatto la stessa cosa se il massacro fosse avvenuto in Germania o in Spagna o in qualunque altro Stato europeo. Sentivo che stavo compiendo un atto di gelosa difesa di un «nostro» ideale — la democrazia — che ci ha donato la Grecia, stabilendo un credito civile che vale molto di più del suo debito contabile. Spero che il sacrificio delle vittime di Charlie Hebdo serva anche a far maturare un’unione politica dell’Europa, che da troppo tempo considera i suoi conti più importanti dei suoi valori.
Massimo Toti, Roma
Ma l’amore per un artista non diventi un simulacro
Sono un napoletano, ho amato alcune canzoni di Pino Daniele. Pur rispettando il dolore delle famiglie per una morte forse precoce, pur rispettando il valore artistico del cantante, pur rispettando i suoi fan, mi chiedo se tutta questo prolungamento del dolore e della fase post-mortem non sia significativa di qualcosa di diverso dalla semplice morte di un artista. Ho come l’impressione che si cerchino dei simulacri di identità locale e per questo si ricordano continuamente le sue origini, l’amore a distanza per la città, la capacità di descrivere la complessa realtà napoletana. In poche parole, serviva un momento di aggregazione e questo si sovrappone alla morte di Pino Daniele. Non sono d’accordo ai doppi funerali, alle esposizioni di urne cinerarie, alle citazioni, ai cori da stadio etc.; la cenere deve tornare alla cenere lasciando riposare l’anima che, citando Daniele, abbiamo calpestato e che ci fa ragionare meglio di quanto pensiamo.
Alberto Ritieni, Napoli
La banalità buonista del boss tra gli operai
C’è del falso e del perverso nella banalità buonista del programma “Boss in Incognito” tutto costruito “a tavolino”. La presunzione da “unto del dio business” del Boss che, in incognito, dopo breve analisi condizionata dalle telecamere, si erge a dispensatore di prebende e di scatti di carriera di fronte a donne e uomini, apparentemente increduli e stupiti ma certamente genuflessi e oranti tra lacrime e compunzione. «Sei scesa tra noi!», dice una livida operaia alla abbronzatissima dirigente, manco si trattasse della Madonna di Lourdes! «Sei umana!», pronuncia un’altra operaia. Ma la Rai così, liberamente, può propinare un serial che sfrutta ipocrisia, ritualità dell’ossequio, sentimenti pietistici e sensazioni intime, tutti comportamenti dannosi per le giovani generazioni.
Gherardo Mengoni, [email protected]
Italia Oggi 13 gennaio
Parigi: la Camusso avrebbe fatto meglio
Soltanto due milioni in piazza a Parigi contro il terrorismo? Se, per organizzare, avessero chiamato, qualcuno della Cgil sarebbero arrivati come minimo a cinque milioni.
Ugo Vigna
Corriere della Sera 13 gennaio
I dipendenti delle coop sono come tutti gli altri. E anche i soci
Contrariamente a quanto afferma un lettore (Corriere, 9 gennaio), i dipendenti di cooperative hanno gli stessi diritti degli altri dipendenti. Anche i soci hanno l’obbligo di iscriversi all’Inps e di versare i contributi; non hanno il tfr, ma, giunti alla pensione, possono vendere le loro quote.
Alberico Iacometti, Grosseto
Libera circolazione europea: i terroristi di Parigi erano cittadini francesi
Alcuni esponenti politici italiani ed europei, al solo fine di prendere qualche voto in più, hanno proposto di rivedere il trattato europeo di libera circolazione dei cittadini. Faccio notare che gli autori delle stragi erano cittadini francesi.
Sergio Guadagnolo, sergioguadagnolo@ virgilio.it