Jobs Act: le novità della riforma del lavoro

Jobs Act: le novità della riforma del lavoro

«Oggi è il giorno atteso da molti anni da un’intera generazione che ha visto la politica fare la guerra ai precari e non al precariato». Così Matteo Renzi presenta il Jobs Act dopo il consiglio dei ministri. «Con questa riforma rottamiamo l’articolo 18 e anche i cococo e i cocopro. Parole come mutuo, ferie, buonuscita e diritti entrano nel vocabolario di una generazione che finora è stata esclusa». Secondo il presidente del consiglio con il nuovo contratto a tutele crescenti, che sarà attivo da marzo, e l’abolizione dei cocopro, «200mila persone passeranno dalle forme di collaborazione al lavoro a tempo indeterminato». Ora, ha detto Renzi, «abbiamo tolto ogni alibi agli imprenditori. Ci sarà più flessibilità in entrata e più tutele in uscita. Nessuno resta solo se viene licenziato. Ci saranno più tutele, ma vogliamo anche stimolare chi perde il posto di lavoro a rilanciarsi».

Il consiglio dei ministri ha approvato in via definitiva il decreto delegato sul contratto a tutele crescenti che modifica l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, e quello sugli ammortizzatori sociali universali. Esame preliminare anche per il decreto sulla semplificazione delle tipologie contrattuali che dovrebbe abolire cococo e associazione in partecipazione dal 2016 e introdurre la possibilità di demansionamento, e per il decreto sulla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. 

Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha salutato il giorno in cui il consiglio dei ministri ha dato il via definitivo ai primi decreti del Jobs Act con un tweet: «Oggi è il giorno atteso da anni. Il Jobs Act rottama i cococo cocopro vari e scrosta le rendite di posizione dei soliti noti». 

Ecco le novità:

Contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti e nuova disciplina dei licenziamenti La regola generale, in caso di licenziamento illegittimo, sarà l’indennizzo monetario crescente in base all’anzianità di servizio con un tetto di 24 mensilità. Il reintegro nel posto di lavoro rimane sono per i licenziamenti discriminatori e in una fattispecie limitata dei licenziamenti disciplinari, cioè solo quando il fatto materiale contestato è insussistente. Il contratto a tutele crescenti dovrebbe diventare operativo da marzo. Nella legge di stabilità si trova anche un incentivo economico per i neoassunti a tempo indeterminato per i primi tre anni. 

Licenziamenti collettivi Nella nuova disciplina dei licenziamenti sono inclusi i licenziamenti collettivi. Le Commissioni lavoro di Camera e Senato avevano chiesto invece che venissero esclusi. 

Ammortizzatori sociali Ok definitivo per i nuovi ammortizzatori sociali. Il primo è la cosiddetta Dis-coll, cioè l’indennità di disoccupazione per i collaboratori che hanno almeno tre mesi di versamenti di contributi: avrà una durata pari alla metà dei mesi di versamento e potrà arrivare a un massimo di sei mesi. L’altra novità è la Naspi, il nuovo ammortizzatore sociale in caso di disoccupazione, che partirà da maggio, che rispetto alla Aspi della Fornero durerà più a lungo. Avrà una durata massima di 24 mesi. Ma dal 2017 scenderà a 18 mesi. Per chi non trova lavoro e ha esaurito la Naspi, prevista anche la Asdi, assegno di disoccupazione, pari al 75% della Naspi, con una durata di sei mesi. Che verrà erogato fino a esaurimento dei 300 milioni di un fondo costituito ad hoc. 

All’interno del decreto sugli ammortizzatori sociali è previsto anche il contratto di ricollocazione per il reinserimento lavorativo dei disoccupati tramite una collaborazione tra pubblico e privato. 

Addio ai cocopro dal 2016 Il consiglio dei ministri, in prima lettura, ha approvato anche lo schema di decreto delegato per la semplificazione delle tipologie contrattuali. All’interno di questo decreto è prevista l’eliminazione delle collaborazioni a progetto e dei contratti di associazione in partecipazione. L’abolizione entra in vigore dall’entrata in vigore del decreto. Dal 1 gennaio 2016 le “finte” collaborazioni potranno diventare lavoro dipendente se accertate da un giudice. 

Nessuna novità per i contratti a termine: resta confermato il tetto massimo di durata di 36 mesi, comprensivo di 5 proroghe.

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