Héctor Cúper, l’arte della sconfitta

Héctor Cúper, l’arte della sconfitta

Domenica 28 agosto 1994, ultima giornata del Torneo di Clausura. Alla Doble Visera di Avellaneda l’Independiente ospita l’Huracán capolista davanti a cinquantamila spettatori indemoniati. Per iDiablos rojos è l’ultima occasione, devono battere l’Huracán per superarlo in classifica e vincere il campionato. La partita è senza storia: l’Independiente vince 4-0 e diventa campione. L’Huracán, il cui ultimo campionato vinto risaliva al 1973, è sconfitto, e benché a inizio stagione nessuno lo avesse inserito tra i favoriti, la delusione è comunque enorme. L’artefice di quel successo sfumato a pochi passi dal traguardo è un giovane allenatore argentino alla prima esperienza in panchina, nato 39 anni prima a Chabas, nella provincia di Santa Fè. Il suo nome? Héctor Raúl Cúper.

A pensarci bene quella prima stagione racconta già tutto della successiva carriera dell’uomo di Chabas. Una storia scritta al condizionale più che all’indicativo: Cúper sarebbe stato ma non è stato, sarebbe diventato ma non è diventato. Il suo è un impressionante percorso segnato da imprese sfiorate, brucianti sconfitte e clamorosi fuoripista all’ultima curva. Se è vero che la Storia la scrivono i vincitori, di Cúper non resteranno molte tracce. La sua incredibile carriera dimostra come nel calcio la distanza tra vittoria e sconfitta – tra Storia e oblio – possa talvolta essere minima. Questione di dettagli, centimetri oppure minuti, e magari anche di buona o cattiva sorte. Cúper aveva scelto di sedersi in panchina dopo una buona carriera da difensore centrale con le maglie del Ferro Carril (con cui aveva vinto due campionati, nel 1982 e nel 1984) e dell’Huracán, impreziosita da 8 presenze con la Selección allenata dal “Flaco” Cesar Menotti.

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Se da calciatore era soprannominato Cabezòn per l’abilità nei colpi di testa, da allenatore si guadagna in breve tempo l’appellativo di Fabio Capello d’Argentina per via dell’atteggiamento fiero e austero e del suo calcio pragmatico e sostanziale. Dopo l’esperienza all’Huracán passa alla guida del Lanus, con cui lotta stabilmente per le posizioni di vertice in campionato e conquista la Copa Conmebol 1996 (trofeo precursore dell’attuale Copa Sudamericana ed equivalente dell’Europa League in ambito Uefa). Prima di allora il Lanus non aveva mai vinto alcun trofeo. Il suo è un piccolo capolavoro, grazie al quale nell’estate del 1997 arriva la chiamata del calcio europeo.

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