È stato un inverno molto intenso, almeno musicalmente parlando. Tra le nuove e, almeno per noi, imperdibili uscite il panorama è dominato da To Pimp a Butterfly di Kendrick Lamar e Carrie & Lowell di Sufjan Stevens, ma ce sono molte altre decisamente interessanti.
Prima tra tutte Sometimes I Sit and Think, and Sometimes I Just Sit, l’esordio indie-rock di Courtney Barnett, una giovane australiana decisamente da seguire, ma la lista è lunga: dai Belle and Sebastien (Girls in Peacetime Want to Dance), a José Gonzales (Vestiges & Claws), da Panda Bear (Panda Bear Meets the Grim Reaper) ai The Decemberists (What a Terrible World, What a Beautiful World) fino ad arrivare a Shadows in the Night, l’ultimo di Bob Dylan, da ascoltare sempre, anche se canta cover di Frank Sinatra.
Ora invece è iniziata la primavera, e la stagione, almeno musicalmente, si preannuncia altrettanto interessante. Ecco i 15 dischi in uscita che vale la pena attendere e, appena possibile, ascoltare:
Blur, The Magic Whip (24 aprile, Warner Bros/Parlophone): dopo 12 anni senza album in studio i Blur ritornano a registrare insieme mescolando Brit Pop con l’esperienza elettronica dell’ultimo decennio di Damon Albarn. Da quel che si è sentito non sarà il loro miglior album, ma l’attesa resta grande e, a giudicare dai due singoli già usciti, Go Out e Lonesome Street , lo ascolteremo per tutta l’estate.
Faith No More, Sol Invictus (19 maggio, Reclamation/Ipecac): anche il loro è un grandissimo ritorno, o almeno si spera, visto che non escono con un album dal lontano 1997. Nel frattempo sono già usciti due singoli negli scorsi mesi, Motherfucker e Superhero.
Rihanna: Anche se non si sa ancora una data precisa per l’uscita di questo ottavo album, prodotto da Kanye West, Rihanna ha già pubblicato tre singoli. Il primo — inciso con Paul McCartney e Kanye West — si intitola FourFiveSeconds mentre il secondo, rilasciato il 26 marzo scorso, Bitch Better Have My Money e il terzo American Oxygen.
Kanye West, So Help Me God (Def Jam): anche qui non sappiamo ancora una data precisa, e non abbiamo nemmeno la tracklist, ma che il re del rap stia tornando, dopo Yeezus del 2013, è sicuro. Per ora c’è un titolo So Help Me God, e circola qualche pezzo, un paio frutto della collaborazione con sir Paul McCartney, All Day e Only One, e un altro, intitolato Wolves. Non resta che aspettare.
The Tallest Man on Earth, Dark Bird Is Home (12 maggio, Dead Oceans): ovvero il cantautore svedese Kristian Matsson, che torna dopo tre anni con un album in studio. Per gli appassionati: il 15 ottobre suonerà all’Alcatraz di Milano.
The Mountain Goats, Beat the Champ (7 aprile, Merge): l’ultimo album del progetto folk di John Darnielle risaliva al 2012 e si intitolava Transcendental Youth ed era un viaggio nell’emarginazione sociale. Questa volta, invece, Darnielle si sposta negli anni Settanta e affronta la scena del wrestling professionista.
Waxahatchee, Ivy Tripp (7 aprile, Merge): il progetto di Katie Crutchfield torna con un nuovo album, prodotto per la prima volta da Merge.
Hot Chip, Why Make Sense? (May 19, Domino): tra il pop e l’elettronica, il duo inglese torna con un album che, anche se ancora non lo abbiamo sentito, entrerà nella storia, se non altro del design: ogni disco in commercio avrà infatti una copertina differente.
Florence and the Machine, How Big, How Blue, How Beautiful (2 giugno, Republic/Island): dopo il grande successo di Lungs, del 2009, il progetto rock soul britannico creato intorno alla splendida voce di Florence Welch arriva al terzo album.
Sun Kil Moon, Universal Themes (2 giugno, Caldo Verde): il gruppo indie folk di San Francisco guidato da Mark Kozelek torna dopo l’ottimo Benji del 2014. Sono un po’ di nicchia, forse, ma se vi piace il genere teneteli d’occhio.
Chic: It’s About Time (Warner Bros.): oggi Nile Rodgers è conosciuto perché è il creatore del riff di chitarra killer di Get Lucky, dei Daft Punk. Come Giorgio Moroder, anch’egli riesumato dai gemelli alieni nel loro ultimo album, anche Rodgers, insieme agli Chic, torna con un nuovo disco.
Frank Ocean: con Channel Orange, del 2012, ha ridefinito i canoni dell’R&B e non solo, visto che è la prima volta che un artista rap fa coming out sulla sua bisessualità. È molto recente la notizia che a luglio uscirà il suo, attesissimo, secondo album. Il titolo non è ancora certo, ma dovrebbe essere Boys Don’t Cry. Se, oltre al titolo, replica il successo dei Cure, ne sentiremo parlare a lungo.
Mumford & Sons, Wilder Mind [Glassnote]: se non vi piacciono il banjo e la voce melensa, forse questo potete saltarlo, ma il loro power folk fa sfracelli nelle classifiche di mezzo mondo.