Capita che chi scrive sia rimasto coinvolto in una polemica con l’Avvocato dello Stato Giustina Noviello che ha difeso la Presidenza del Consiglio presso la Corte Costituzionale nel giudizio sulla costituzionalità di una norma contenuta nella riforma Monti-Fornero delle pensioni: «Lei si chiama Giustina Noviello – così la racconta Aldo Grasso sul Corriere della Sera di domenica 16 maggio – ed è l’avvocato dello Stato che ha difeso le misure del 2011 del governo Monti alla Corte costituzionale nell’udienza che ha portato alla sentenza sulle pensioni che sta squassando i piani del governo Renzi: una voragine nei conti causata da una delibera. Lei non ha taciuto e come una adolescente ha voluto farci sapere su Twitter che non ama Matteo Renzi: “Questa non è una sinistra è un centrifugato di demagogia e arroganza… Rivoglio una sinistra autentica… Valori, competenza, serietà!”, “Partito della nazione. Renzi: non lascio a voi il monopolio della Sinistra…”, ”Stanno rottamando pure i diritti”, “Renzi in Egitto. Sulle orme di Napoleone, ma con molta più chiacchiera”».
Fin qui la polemica degli ultimi giorni. Per capire cos’è successo bisogna partire dall’inizio, però. Come molti di voi ormai sanno, grazie al voto favorevole del presidente Criscuolo che ha fatto prevalere i sei favorevoli contro i sei contrari, la Consulta ha deciso l’incostituzionalità del blocco dell’indicizzazione delle pensioni superiori a tre volte la minima per il biennio 2012-2013. Questa sentenza, nei fatti, é una decisione politica, statalista e irresponsabile da parte della Consulta, dal momento che essa impone un onere di circa 10 miliardi sui contribuenti italiani per la restituzione del pregresso (dal 2012 al 2015) e un onere di circa 3 miliardi all’anno per il futuro. Tenete bene a mente le cifre: 10 miliardi per il pregresso, 3 all’anno, da oggi in poi.
Se la cifra di 5 miliardi di costo non è mai stata fornita dall’Avvocatura, come mai l’Avvocatura stessa non ha immediatamente smentito il lancio Ansa che menzionava la cosa
Il punto è qui, non nei tweet: nei giorni immediatamente successivi alla fatidica sentenza 70/2015, più articoli riportano il fatto che l’Avvocatura dello Stato avrebbe fornito una stima di 5 miliardi circa per il costo di un eventuale giudizio di incostituzionalità a proposito dell’indicizzazione delle pensioni. Ora: se il monte pensioni al 2013 cresce di 3 miliardi circa a motivo della sentenza della Corte, è evidente come questo incremento non si esaurisce in quell’anno come effetto una tantum, bensì si trasli in avanti negli anni successivi per un importo paragonabile: l’effetto sarà minore a motivo della diminuzione naturale nel numero dei pensionati, ma deve anche scontare verso l’alto la rivalutazione per inflazione. Questo è il banale ragionamento contabile che porta a scrivere la mattina del 9 maggio tweet come il seguente, che forse pecca per un eccesso di offerta di punti interrogativi:
A questo punto interviene a piè pari nella discussione Giustina Noviello con la seguente risposta:
«si informi meglio prima di scrivere ed insultare…avvocaturastato ha parlato di diritto, nessun calcolo…»
No, in questo caso niente screenshot, in quanto Giustina Noviello, dopo l’articolo di Virginia Piccolillo sul Corriere a proposito di questa discussione, ha deciso di rendere privati i suoi messaggi su Twitter. Peccato che la stessa Noviello non abbia fatto i conti con il fatto che esistono numerosi archivi che contengono tweet passati. Il migliore è forse topsy.com: eccovi dunque la schermata con le risposte della Noviello ha fornito a chi chiedeva ragione del suo operato.
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In buona sostanza Giustina Noviello afferma che l’Avvocatura dello Stato abbia difeso la costituzionalità della norma senza fornire calcoli a proposito degli effetti sui conti pubblici di un’eventuale pronuncia di costituzionalità. Anzi, l’Avvocato dello Stato sembra piuttosto piccata quando risponde che gli avvocati «non fanno i contabili», come se il “far di conto” sia attività largamente meno meritevole rispetto alla dottrina di cui sono dotati gli Avvocati dello Stato.
Detto questo, se la cifra di 5 miliardi di costo non è mai stata fornita dall’Avvocatura, come mai l’Avvocatura stessa non ha immediatamente smentito il lancio Ansa che menzionava la cosa, come giustamente rimarcato da alcuni, ad esempio da Paolo Baroni de La Stampa?
E ancora: la Corte Costituzionale decide l’incostituzionalità delle leggi sulla base del cosiddetto “criterio della ragionevolezza”, cioè verifica che il Parlamento non abbia sacrificato in eccesso qualche principio costituzionalmente sancito senza che ciò sia giustificato dalla tutela di qualche altro principio, sempre a livello costituzionale. In particolare, con la deindicizzazione delle pensioni l’articolo 38 della Costituzione sull’adeguatezza dei trattamenti pensionistici sarebbe stato sacrificato in eccesso senza giustificare la scelta dal punto di vista dell’equilibrio dei conti pubblici (articolo 81). Giustina Noviello sembra respingere con sdegno l’ipotesi che gli Avvocati dello Stato “facciano i contabili”, ma entrambi gli articoli della Costituzione hanno un contenuto economico-contabile da cui non si può prescindere.
Portiamo il ragionamento agli opposti estremi: se l’effetto della sentenza sui conti pubblici fosse, per assurdo, pari a 50 euro, è evidente come ogni riferimento all’articolo 81 sia più che ridicolo. D’altro canto, se l’effetto di una specifica sentenza fosse nell’ordine di decine e decine di miliardi, com’è possibile che Presidenza del Consiglio e Avvocatura dello Stato non difendano il provvedimento anche avanzando considerazioni di carattere contabile, cioè relative a suoi effetti sui conti pubblici? E se non l’hanno fatto, perché?
Nota a margine: durante il dialogo con Giustina Noviello sapevo grazie al suo profilo Twitter della sua attività come Avvocato dello Stato, ma ero del tutto inconsapevole del fatto che lei stessa avesse difeso la Presidenza del Consiglio in questo giudizio specifico davanti alla Consulta. Semplicemente ritenevo che l’Avvocato Noviello difendesse l’Avvocatura dello Stato in quanto ad essa appartenente: si tratta di una disattenzione di cui mi dolgo, in quanto la sentenza stessa la nomina esplicitamente, come potete verificare qui. Scopro la singolare coincidenza soltanto mercoledì scorso (il 13 maggio) e faccio presente la cosa con questo tweet, che include l’immagine della parte rilevante nella sentenza (Riccardo Puglisi)