Potrebbe non essere lontano il giorno in cui le banche decidano di concedere un prestito basandosi sugli amici di Facebook di chi lo richiede. A denunciarlo è stato un articolo del Nouvel Observateur, ripreso da Liberation, basandosi su una richiesta di brevetto depositata il 4 agosto dal maggiore social network al mondo presso l’ufficio marchi e brevetti statunitense.
Il nuovo sistema nasce principalmente come un metodo per eliminare lo spam o per evitare l’accesso a determinati contenuti da parte di individui considerati inaffidafibili o presenti in una lista nera. Ma tra le quattro applicazioni possibili che vengono citate si parla anche di banche:
«In una quarta forma di realizzazione dell’invenzione, il fornitore di servizi è un creditore. Quando un individuo chiede un prestito, il prestatore esamina i rating di credito dei membri del social network che sono collegati all’individuo attraverso i nodi autorizzati. Se la valutazione media del credito di questi membri ha almeno un punteggio minimo di credito, il creditore continua a elaborare la richiesta di prestito. In caso contrario, la richiesta di prestito viene rifiutata».
Nel mondo del social lending, il prestito tra privati, un software che permetta di capire, grazie ai big data, se una persona che richiede un prestito sia affidabile o meno è considerato una sorta di Sacro Graal. Oggi per capire l’affidabilità si utilizzano (anche da parte degli stessi big del social lending, come Lending Club o OnDeck) i “credit bureau”, i registri dei cattivi pagatori, che però hanno dei limiti, soprattutto per determinare l’affidabilità del primo credito.
Come ricorda lo stesso Nouvel Observateur, società come Lenddo e LendUp hanno già sviluppato dei sistemi di rating basati sui social network, mentre Inventure si basa sui dati degli smartphone. Non solo: in Francia sono già attive partnership tra Facebook e alcune banche, tra cui Bnp Paribas e Bpce (Banque Populaire e Caisse d’Epargne), sebbene solo per migliorare l’offerta sulla base delle aspettative dei clienti. Finora l’affidabilità di tali sistemi è stata messa in dubbio dagli istituti di credito tradizionali. La discesa in campo di Facebook potrebbe cambiare regole, anche se non è escluso che al brevetto, come accaduto molte volte per i giganti della tecnologia, non faccia seguito un’applicazione pratica.